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LettereOnLine - Commenti sugli articoli della omonima rubrica presente su WWW.RIFLESSIONI.IT - Indice articoli rubrica |
18-02-2015, 14.53.51 | #1 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 15-02-2015
Messaggi: 9
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Riflessioni Sull'uomo
Ciao Ivo,
la tua riflessione sull’uomo fatta nel lontano luglio 2000 Riflessione sull'uomo, la commento adesso perchè sono nuovo nel sito, mi è piaciuta molto, hai saputo sintetizzare il problema in cui si dibatte l’uomo da millenni. Coloro che credono non si dibattono più perché hanno già trovato la loro risposta indipendentemente dalla religione che professano. Il problema però penso che rimanga per coloro che non credono, ho letto un articolo di una giovane segnata da un lutto famigliare che non trovava pace definendosi atea. Per queste persone non è facile confrontarsi con la morte, non è facile per nessuno, credenti e non, ma almeno coloro che hanno una fede vi possono trovare conforto. Tu hai condotto la tua riflessione in modo staccato, hai dibattuto il problema come ti salta agli occhi e mi trovi perfettamente d’accordo, sono rimasto però sorpreso dal finale in cui mi è parso che tu abbia preso una posizione, hai posto “Dio” nel discorso conclusivo come un elemento indiscutibile, e se è indiscutibile la risposta non può che essere affermativa, in ogni uomo c’è “Dio”, almeno per i cristiani, in quanto viene riconosciuto come creatore di esseri fatti a sua immagine e somiglianza, ed affratellati in quanto suoi figli. Tu hai affermato che l’uomo si differenzia da ogni altro essere perché ha il libero arbitrio, però questo è un argomento altrettanto scabroso, perché si rischia di impantanarsi nelle sabbie mobili. San Paolo nella lettera a Romani, cap. 7 v. 14 dice: “Sappiamo infatti che la Legge è spirituale, ma io sono carnale, venduto quasi come schiavo al peccato. Non comprendo quel che faccio, perché non faccio quel che vorrei io, ma quello che non voglio”. Poi prosegue dicendo che non è lui (noi) che opera il male ma il peccato che il lui alberga e la soluzione di questa controversia si ha in Gesù Cristo che è morto per salvare l’umanità. Da qui mi pare che si evinca che non sia del tutto vero che noi possiamo in modo assoluto esercitare il libero arbitrio, infatti, ci sono degli oppositori di questo principio. Da parte mia accantono il libero arbitrio ed al suo posto metto la ratio. L’animale agisce per istinto di conservazione in maniera totale, l’uomo pur essendo anch’egli appartenente al regno animale si distingue appunto per la capacità di ragionare, ma attenzione, anche per l’uomo c’è l’istinto di sopravvivenza, infatti molti definiscono una giungla anche il vivere civile dell’uomo. E’ anche vero che le religioni sono nate in tempi diversi per adattarsi a popoli diversi, lo stesso Cristianesimo all’origine era in competizione con un’altra religione il Mitraismo, poi è intervenuto Costantino che con il Concilio di Nicea (325 D. C.)ha messo a posto le cose, forse anche in ossequio a sua madre, che convertitasi al Cristianesimo, è divenuta poi Sant’Elena. Concludendo vorrei lanciare un altro interrogativo “Dio” è una creazione dell’uomo per soddisfare le proprie insicurezze di essere mortale, o è una realtà secondo ciò che dicono le sacre scritture? |
19-03-2015, 13.35.13 | #5 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 15-02-2015
Messaggi: 9
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Riferimento: Riflessioni Sull'uomo
Caro sebastianb
mi fa piacere che quanto ho scritto sia stato di tuo interesse, per quanto riguarda la ragazza che si è professata atea puoi trovare tutti i particolari sul forum, sfortunatamente non mi ricordo l'argomento mi sembra che fosse intitolato: "la morte non è niente" o qualche cosa di simile, non essendo pratico di forum non sono riuscito a ritrovarlo, alle volte io capito su certi argomenti per caso, poi non mi ricordo come ci sono arrivato. Comunque volevo precisare che che la ragazza in questione ha scritto un lungo articolo sfogando la sua contrarietà, e la mancanza di appigli per elaborare il lutto subito. E' vero che ci sono molti credenti che temono la morte, e magari difronte ad un lutto non si capacitano, ma se credono prima e poi si rassegnano o trovano consolazione nella fede. Un ateo questo non lo può fare. E' completamente solo. |
19-03-2015, 13.42.52 | #6 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 15-02-2015
Messaggi: 9
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Riferimento: Riflessioni Sull'uomo
Ciao sebastianb,
sono riuscito a trovare l'articol della ragazza atea, il nick name è "senzanome" la rubrica è "LettereOnLine" e l'argomento come ti dicevo è proprio "la morte non è niente" Buona lettura Ciao! |
19-03-2015, 23.19.59 | #7 | |
osservatore
Data registrazione: 24-09-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: Riflessioni Sull'uomo
Citazione:
Grazie del link. Un tema di qualche anno - ma - sempre "" attualissimo " - perchè proprio la morte non conosce il tempo. E proprio il morire è il piu' nefasto evento che segna l' ineluttabile termine del nostro percorso su questo maledetto mondo. Eventi dolorosi sono comuni a tutti gli individui e per quanto riguarda le persone piu' care sicuramente i genitori sono le persone piu' prossime. Ognuno ha una propria storia, tuttavia unico elemento unificante è proprio il tragico trapasso. Fa riflettere la Fine dell' esistenza.. della (nostra) "" carcassa "" ( il Tarso la definiva " tenda " - 2 Cor. 5.1 ) destinata al disfacimento, alla scomposizione, alla putrefazione.. per poi diventare polvere. I testi biblici non cristiani ben piu' " poetici " riportano: - noi erediteremo vermi / insetti e corruzione ! E' un tema scabroso che molti stolti preferiscono NON affrontare.. e subito " toccano " amuleti " miracolosi e protettivi " convinti, che questi posseggano straordinari poteri tali da " sconfiggerla " ! Poveri illusi, la morte ci insegue come un' ombra.. e che, al momento opportuno, ovviamente a noi sconosciuto, ci colpisce nesorabilmente ! Il dramma non è tanto morire ( poichè chi nasce - certa è la sua morte ) ma "" come "" morire. Penso che questo sia il vero incubo.. per ogni individuo. Il terrore di una malattia devastante e/o un' infermita' persistente che costringa a passare gli ultimi tempi di un individuo immobilizzato a letto.. con dolori indicibili e purtuttavia " ancora coscienti "" - questa è la vera tortura !! Speriamo presto in una legge sull'eutanasia.. alla luce del sole - per non essere costretti ad emigrare in Belgio e/o Svizzera.. ------------ Per i credenti nel "Dio " monoteista ( e non solo "in" quello ) questa tortura altro non sarebbe che una giusta espiazione dei propri peccati MA - proprio perchè supportati dalla loro incrollabile fede - NON dovrebbero avere problemi e/o esternare lagnose lamentele. Infatti essi dovrebbero sopportare con "" giuliva serenita'"" perchè il premio è - comunque - assicurato. Infatti questi devoti " dovrebbero Vedere " ( al momento opportuno - che non è dato sapere ) il loro " Salvatore/Redentore ", colui che, secondo il Tarso, li farebbe resuscitare / ritornare viventi dalla polvere.. e POI - tutti insieme - trovarsi sulle nuvole, per stare con "Lui" per l' eternita' - almeno cosi' assicura, in modo dogmatico, il dottrinario Saulo di Tarso ( 1 Tess. 4.16/17 ) - Quanto al NON credente - tu faresti intendere - che egli si troverebbe molto piu' svantaggiato rispetto al devoto ( proprio perchè rinfrancato dalla prospettiva di " vedere " il suo Redentore / Salvatore che lo " farebbe " resuscitare .. eccc.. ). - Ma proprio perchè " non " crede in quell' Entita' NON lo turba piu' di tanto. La storia di quella persona del link è la " sua personale " visione. Se elle si sente " sola " - sono problemi suoi. Ovvio, non so come la pensano gli altri - proprio perchè ognuno ha una personale visione.. E poi.. cosa puo' interessare, ad un credente, se un individuo rifiuta quel suo credo, rifiuta quel" suo " Dio, rigetta la sua dottrina, i " suoi " misteri/ dogmi, favolosi ed inspiegabili miracoli.. eccc.... ? Cosa importa al non credente le parole terrificanti del clero .. tipo: " dannato per sempre" - Proprio perchè non crede in quel Dio.. al limite potrebbe rispondere con una pernacchia .. Non concordi ? .. quindi non vedo il problema ---- |
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13-10-2015, 20.37.24 | #8 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 15-02-2015
Messaggi: 9
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Riferimento: Riflessioni Sull'uomo
Caro Sebastian,
con un po' di ritardo vengo a concludere la discussione, ho avuto problemi per entrare nel forum. Ma il problema sussiste perchè come diceva la ragazza non credente, non avendo nulla a cui aggrapparsi non riusciva a metabolizzare la morte della persona cara, e non mi pare che sia solo un suo problema, e qui vorrei aprire una parentesi che forse ci può portare lontano, non può essere solo un suo problema se dobbiamo dare retta al credo cristiano-cattolico, o senza andare a scomodare la religione, a quello che affermava John Donne, cioè che l'uomo non è un'isola. |
11-11-2015, 18.30.20 | #9 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 02-11-2015
Messaggi: 3
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Riferimento: Riflessioni Sull'uomo
Citazione:
Buonasera. Mi sono appena iscritto al Forum e questo è il mio primo post. Stavo leggendo qua e là per farmi un'idea degli argomenti trattati e sono "incappato" anche in questo: la morte. Ho deciso di intervenire perché stranamente è un argomento che, in un modo o nell'altro, suscita sempre ansia, se non addirittura paura. Certamente è perché non c'è un "dopo" e quindi non si riesce mai a sapere chi ha ragione e chi torto, come magari succede in molti altri campi. Però c'è sempre un certo timore nel parlarne e, come giustamente è stato osservato, anche nei credenti che, tutto sommato, dovrebbero quasi anelarla, visto che dopo c'è il Paradiso, dove è tutto bello, tranquillo, amorevole, ecc. Non starò qui a raccontarvi le esperienze della mia vita al riguardo, ma vi dico che ne ho avute, eccome! Tuttavia non riesco che a sorridere, quando si parla di morte. Non scandalizzatevi e non giudicatemi male, mi spiego molto rapidamente. La Vita - e non parlo solo di quella dell'uomo, bensì di qualunque forma di vita conosciuta - è assolutamente imprevedibile. Io credo che sia dominata dal Caso all'interno del Caos. Inoltre niente e nessuno sceglie di nascere e niente e nessuno (beh, qualche eccezione c'è, ma è - appunto - un'eccezione) sceglie di morire. Non sappiamo perché siamo al mondo, non sappiamo se vedremo l'alba del giorno dopo, non sappiamo quanto durerà, se sarà più o meno felice, se e quali emozioni avremo modo di sperimentare, se c'è un fine ultimo (io non credo), un senso, uno scopo. Insomma ci hanno messo sulla linea di partenza e ci hanno detto di correre. Per quanto tempo? Non si sa. Sarà una corsa difficile? Non si sa. Durerà molto? Non si sa. Alla fine c'è un premio? Non si sa. E - ripeto - questo vale per tutti. Una cosa, solo una cosa sappiamo tutti (va beh, alcuni esseri non se ne rendono conto in maniera razionale): che dobbiamo morire. Nella nostra vita c'è una sola certezza, che finirà. Anzi, come viene sostenuto da molti, iniziare a vivere significa iniziare a morire. Certo, tra la nascita e la morte ne possono capitare di tutti i colori, ma nel momento in cui acquisiamo consapevolezza di noi stessi, comprendiamo che siamo destinati a finire. Ed è così per tutti. Per tutti. E allora, perché quasi mai pensiamo che uscendo di casa la mattina potremmo non farvi ritorno alla sera, ma quando parliamo della morte (nostra o altrui), cominciamo a disperarci, a fare gli scongiuri, a pregare, a ... cercare di cambiare discorso? Attenzione, non voglio dire che la dipartita di una persona cara deve lasciarci indifferenti o che una strage di esseri umani debba essere cinicamente commentata con un "tanto prima o poi tocca a tutti", ma credo che il pensiero della morte dovrebbe essere come un amico che ci sta sempre vicino e che, anche se ha qualche difetto, impariamo ad accettare. Un amico con il quale percorriamo la strada della nostra vita. |
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