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31-03-2012, 14.34.15 | #52 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
Citazione:
...Ma poi, in effetti, siamo tutti pezzetti d'universo, concretamente, con tutto il nostro corpo. Per quanto, anche se innumerevoli, ne siamo una infinitesima parte e lo saremmo, infinitesima e parassitaria parte, anche se comsiderassimo tutti i viventi...mosche, formiche, batteri e virus..trilobiti compresi. Comunque non siamo noi all'origine dell'universo..ne siamo solo conseguenza per opera delle solite leggi: esso universo è nato molto prima di noi capaci di conocenza! L'universo c'era che noi od un qualunque essere vivente e pensante e dotato di coscienza, in qualunque pianeta si trovasse, non c'era.. Citazione:
Cosa abbia dato l'avvio a tali leggi fisiche non sappiamo:inutile fantasticare per ora finchè una ipotesi sperimentale e sperimentabile non intrevenga. In effetti una ipotesi assai piu' probabilista è che siano esse leggi e materia/energia sempre esistite e manifestantesi ora (in questi ultimi 13 o 14 miliardi di anni) come particolare espressione dell'universo. Prima si manifestavano, o non si manifestavano affatto, diversamente. Che poi la cosa abbia a che fare con un ipotetico "IO" contenuto e contenente, costituisce una idea che può dar l'uogo ad una affascinante fantasia, ma è solo fantasia...sospetto. |
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25-04-2012, 20.37.42 | #53 | |
prof
Data registrazione: 28-05-2011
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
Citazione:
Ho stralciato quasi a caso dei pezzi del tuo argomentato post di cui apprezzo -e mi piace- sia per le importanti osservazioni, pregne di ciò che si chiama "buon senso" scientifico, che per lo stile. Se c'è una diversità di vedute tra te e me, credo che sia nel fatto che tu osservi il mondo in chiave oggettivistica, cioè, da realista, mentre io, da almeno 30 anni, dopo aver letto scritti di vari autori ma segnatamente tre ottimi libri di Heisenberg, mi sono convinto che una visione soggettivistica del mondo (=idealistica), apra porte decisive, per esempio, per navigare nel mondo della meccanica quantistica oltre per una sua comprensione non necessariamente professionale. Secondo questa mia posizione filosofica l'universo lo considero un'autocostruzione logica originante dalla singolarità "IO" che è l'Osservatore universale unico. La posizione cartesiana s'incentra pure, come sappiamo, sull'IO, però, se è corretto quel che abbiamo capito del suo pensiero, egli pone una demarcazione netta tra la res cogitans e la res extensa (che molto bovinamente traduco: cose del pensiero e e cose del concreto materiale fuori dalla testa pensante). Il fatto è che la demarcazione cartesiana non è fatta da una linea netta ma da un'area sfumata di transizione entro la quale convivono cose che, a buon senso, è molto difficile stabilire a quale dei due settori appartengono, per esempio ciò vale per l'elettrone, il neuitrino ed altre così dette "particelle" tutte trattate dalla meccanica quantistica. Il mondo è fatto di "Conoscenza" ed immerso in uno "spazio della conoscenza" la cui metrica è di difficile definizione perchè è difficile stabilire una unità di misura assoluta (di relative qualcosa abbiamo, è il caso della misura della qualità dell'informazione o del disordine ma soprattutto abbiamo la comune misura empirica della probabilità). |
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25-04-2012, 20.43.24 | #54 | |
prof
Data registrazione: 28-05-2011
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
Citazione:
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26-04-2012, 00.59.41 | #55 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
Citazione:
Caro Mariodic, rispetto il tuo punto di vista. Ad esempio tu poni l'IO osservante come base della conoscenza: va bene. Ma questo tuo IO ha bisogno a sua volta di essere giustificato dagli altri IO ( altri umani, altri esseri simili) , per non sentirsi un'illusione. Se tu indichi il sole ad esempio e io vedo un tavolo significa che c'è qualcosa che non va . La mia posizione filosofica, in generale, è costruita sul dubbio, pur essendo ad esmpio un credente. Ma ho necessità di confrontarmi con scettici ad esempio, per verificare che non mi sia costruito un mondo "confortevole" di illusioni.Alla fine quello che conta in un vero e sincero processo dialettico, non è il cercare di "avere ragione" sull'altro, ma saper ascoltare innanzitutto e lasciare "decantare" l'altrui pensiero per magari constatare" che c'è una ragione anche nell'IO altrui". Sono quì per imparare soprattutto e se riesco a mia volta a far pensare mi riempie di soddisfazione. Non ha importanza insomma prevaricare sugli altri, è un concetto che ho superato da tempo, è importante condividere anche da posizioni distanti e apparentemente incolmabili, rispettando. Ritornando alla discussione quando "volo alto" ho subito necessità di confrontarmi con la realtà. So che se inciampo posso cadere e posso farmi male. Insomma ho necessità di darmi innanzitutto dei paradigmi fondamentali per poterci costruire un"architettura" che stia in piedi. Ecco perchè oltre alla soggettività ho bisogno di una oggettività dove la statica della costruzione che è scientifica possa tenere in piedi l'idea architettonica del progetto. Per me i fondamentali sono la realtà più semplice condivisa con altri umani, la nostra attività biologica è fra queste. Senza mangiare non possiamo riflettere, detto in parole povere. La mia impostazione cerca di mediare fra lo scetticismo moderno e la necessità di una nuova ontologia: fra due estremi che non si parlano . Forse sono solo un utopista, ma questo mi permette di capire il pensiero dello scettico e quello spirituale e di dialogare con entrambi e spero costruttivamente e soprattutto non mi precludo le possibilità e ciò stimola a continuare a progettare. Ti saluto |
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27-04-2012, 15.26.21 | #56 | |
prof
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
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Capisco benissimo che il principio dell'unicità dell'IO trovi delle difficoltà nel primo impatto in un mondo tradizionalmente e comodamente oggettivo tant'è che non sei il né il primo né il solo a domandarsi, per esempio, come trattare o giustificare gli "IO" altrui; qui io tento si chiarire questa difficoltà dicendo che altri IO semplicemente non hanno senso in quanto, in accordo col noto adagio del positivismo (qui lo cito solo per cercare di farmi capire meglio) secondo cui non hanno senso cose non sperimentabili. L'IO non ha mai sperimentato altri "IO" se non il SUO, né credo lo possa mai fare. Secondo la visione oggettivista/idealista l'Universo è un'autocostruzione logica di tutte le cose avente la sua origine ed il suo seme nell'IO"; questa costruzione è, in prima battuta, esprimibile come costituita dalla singolarità "IO" ed il resto del sistema logico, che possiamo denominare "Altro", del quale l'Osservatore universale (=l'IO) riconosce al sott'insieme "altri" il diritto di autochiamarsi "io" (in minuscolo) come, per altro, lo conferisce a sé ("sé" in minuscolo), cioè alla sua persona fisica quale si intende secondo il senso comune; più che di riconoscimento di un diritto, sarebbe meglio dire che questo riconoscimento rientra nella stessa struttura logica del rapporto IO-Universo. A questo punto mi sembra opportuno tornare, per farmi capire, a riprendere il consueto e comune linguaggio oggettivista/realista per sottolineare (solo per chi non mi avesse capito) il banalissimo fatto che chiunque dei così detti "altri" può dirsi proprietario dell'"IO". Per non annoiare troppo chi legge aggiungo solo che l'"IO" è, diciamo così, il proprietario o dominatore del suo Universo logico ma, purtroppo per lui, tale dominio è, come dire, flaccido, nel senso che la SUA Conoscenza del medesimo è debole; il rapporto IO-Universo è simile ad un tale non vedente che stringe in una mano un grossissimo fascio di guinzagli la lunghezza dei quali va da pochi centimetri a diversi chilometri, all'estermità di ciascuno di questi c'è un cagnolino; in questa metafora la singolarità è il pensiero del tizio mentre il resto dell'universo comprende tutto il suo corpo -compreso il suo cervello-, il braccio, la mano, i guinzagli ed i cani; orbene, solo sui i cani con corto guinzaglio ll dominio è abbastanza forte, per il resto il tizio deve accontentarsi di un dominio dal modesto o al quasi meramente nominale. Per inciso aggiungo che questametafora suggerirebbe anche idee per affrontare il problema della misura assoluta della conoscenza, ma questo è un altro argomento. Ultima modifica di mariodic : 28-04-2012 alle ore 00.14.18. |
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05-10-2012, 22.41.59 | #57 | |
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
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28-01-2013, 20.48.21 | #58 | |
prof
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
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Questa specialissima "singolarità origine" sopporta il peso -ed allo stesso tempo contiene- l'Universo stesso, che è una struttura logica, anzi. la struttura logica in assoluta che forma, chiamiamola così, "spazio della Conosenza". Ma allora cos'è la realtà oggettiva? E' la conseguenza di un processo pragmatico che, per eliminare la fastidiosa autoreferenza di un universo così come appena delineato, l'Osservatore Universale -l'IO, spinge lontano (conoscitivamente parlando) tutte quelle parti dell'universo che non riesce a dominare per debolezza di conoscenza. A questo riguardo mi piace richiamarmi alla metafora del non vedente che ha in mano un grosso mazzo di guinzagli con cagnolini agli estremi, alcuni guinzagli sono lunghi da pochi centimentri a qualche metro altri da molti metri a chilometri; ora il non vedente è titolare della proprietà dei cani ma il suo dominio effettivo è limitato ai cani più prossimi su cui influisce completamente (res cogitans) poi, man mano il suo dominio scema (res extensa). |
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31-01-2013, 11.15.54 | #59 |
Ospite abituale
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
Le possibilità non sono infinite.
1) esiste l'IO e tutto il resto (universo) è estensione dell'IO 2) esiste l'universo e l'IO è un'illusione 3) esiste l'universo ma anche l'IO (dualismo) 4) l'IO è una conseguenza (effetto) dell'universo La 2 e la 4 sono quelle che "vanno per la maggiore". Forse la 2 è ancora più avanti della 4. Sono graduatorie non di merito ma di "tendenza". La 4 per esempio è la "naturale" conseguenza della teoria dell'evoluzione. Mentre la 2 è la conseguenza di quel che diceva mariodic quando rispondeva a Paul11. Paul sosteneva che non basta un solo IO (come è la proposta di madiodic) ma ce ne vogliono altri che "giustifichino" il nostro. Mariodic rispondeva giustamente che non essendo sperimentabile (direi "riconoscibile") l'IO altrui non ha senso trovare giustificazione del proprio IO negli altri IO. Quindi o l'IO è un'illusione oppure ne esiste soltanto uno che si "estende" nello spazio e nel tempo. Da sottolineare anche (sarà forse per motivi anche emotivi, ma anche non...) che esiste la tendenza a riconoscere in altri esseri viventi "barlume" di coscienza attraverso il loro comportamento. Basta per esempio notare chi tra questi riesce a riconoscersi allo specchio. Dal "comportamento" si deduce chi è cosciente di se e chi non lo è. Sono convinto che il fatto di attribuire coscienza (in questo caso conoscenza di se) ad altri esseri è un metodo che serve solo a chi vuole sostenere la 4. In questo argomento non ho tentato nemmeno di debolire questa tendenza, ma ho solo voluto ricordare (anche a quelli che sostengono la 4) che non basta dire che l'IO è la conseguenza dell'evoluzione per indebolire la "credenza" di chi sostiene invece che l'IO sia una struttura pre-esistente e quindi che non è la conseguenza dell'evoluzione. Per dimostrare che l'IO sia un effetto si deve dimostrare la possibilità "fisica" dell'auto-riferimento. E chiunque abbia compreso il funzionamento delle parti fisiche che dovrebbero sostenere l'auto-riferimento notano un funzionamento "meccanico" di input-output. E come diceva un vecchio utente: se così è, anche il mio tostapane sarebbe auto-cosciente. |
04-03-2013, 05.40.13 | #60 |
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Riferimento: Coscienza=conoscenza autoreferenziale
la coscienza, o quello che si vuole intendere è un Sé in mezzo a tanti altri Sé che costituiscono l'illusione dal vero Essere. Il vero Essere alberga dentro di noi come Essere assoluto, ed è una presenza di corpo ed una presenza di mente, ma non soffusa di personalità come la coscienza che conosciamo noi tutti esseri senzienti in preda all'illusione. Quella effettivamente non risiede da nessuna parte. E' frutto, e qui sposto il discorso su un modo di vedere le cose dal punto di vista buddista, del corpo come incarnazione in atto, dato dall'incessante valore-essere che noi tutti attribuiamo attraverso il giudizio, rinunciando alla compassione e al disinteresse. Veniamo deviati dall'Essere assoluto e ci proiettiamo psichicamente in quella concreta presenza esistenziale separata dal corpo e che costituisce il Samsara, esistenza qui, esistenza lì.
Suona male il fatto, quando parli di riflesso, che la vita è come essere concepiti in un utero? quella è l'unica autoreferenzialità da cui risvegliarci |