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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
12-11-2006, 18.19.10 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-08-2006
Messaggi: 48
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Riferimento: Diòniso o Teseo è lo specchio dell'uomo di oggi?
Citazione:
D’accordo!… Prendo atto che ti consideri in fabula un “barbaro istruito”, dal che io – competitivo nel midollo in questo frangente – mi considererò allora un ‘civilizzato ignorante’ (dico tanto per distinguermi, eh). In verità, se posso esprimere un’idea di te che mi son fatto dalle parole ch’hai scritto in questo Forum, sei un intellettuale di caratura, ma ingombrato’. Di che??!… Del tuo bagaglio di cultura. Come il contadino (io sono/faccio il contadino) che dopo aver lavorato nel campo, si concede anche di passeggiarci qua e là qualche attimo per distrarsi/riposarsi, ma dimenticandosi di posare da una parte la sacca d’attrezzi essenziali (sega, forbice, accetta, qualche corda , le tenaglie, un coltellaccio e qualcos’altro ancora) continuando a tenersela a tracolla a pesargli. Una mezza idea dionisiaca di Socrate (ma senza flauto e senza Nietzsche – per l’amor d’iddio!) potrei avercela anch’io, se non fosse che abbia finito col prendere in antipatia del tutto questa figura di pensatore affatto incredibile, molto poco verosimigliante, inventata di sana pianta o quasi da Platone che soffriva – secondo me – della frustrazione del drammaturgo fallito. Per cui, preferendo attribuire un che di dionisiaco a un autore reale piuttosto che a un personaggio finto, vedrei semmai Platone come ‘diòniso’ a grattarsi il fondo della schiena col suo cannello di scrittura. D’altra parte svariata storia del genio dell’Uomo ha spartito pane/salsicce e sbicchierate di vino con Diòniso! Per me – che sono un semplice – la mitologia è la storia nostra e del Mondo che s’immaginavano gli uomini antichi prima d’inventarsi la scrittura; così che, andando a ritroso nel millennio precedente la nostra era e l’altro ancora indietro, la trovo ricca – con te mi sembra di capire – sempre più d’immagini/di scene che di segni/di simbolici, o procedendo in avanti di parole/di concetti che di fatti/di persone. Però trovando da ogni parte/in ogni tempo inquietudine|ricerca|brancolam ento (grovigli e dipanature come dici) su cui – qui la differenza – la scrittura incide positivamente sempre e mai negativamente. Parli inoltre con certa acutezza d’una cosa: il limite della scrittura antica, il quale un uomo di pensiero come Platone avverte, ovviamente. La scrittura difatti, divenendo a mano a mano più povera di azioni e più caricata di simboli, obbliga chi l’intraprende a una sorta di rigidità per un verso (andrebbe chiacchierato un po’ questo concetto) sancendone per l’altro l’inattualità (anche quest’altro concetto) di fronte al lettore: ovvero chi scrive tende/tenderebbe a sentirsi sempre più fuori della dimensione spazio/temporale. Così che mentre io, nel mio trhead, liquido ignorantemente Platone (persino con un frizzo di meschinità) tu lo recuperi facendone un lucido nostalgico immalinconito. Se non ti ho capito male, posso essere d’accordo, anzi lo sono. E ancora altro, ma qui mi fermo, alla prossima. TRIS P.S. Che ne pensì del ternario Diòniso|Teseo|Narciso (nel senso dei tre aspetti – nessuno escluso – dell’anima di ogni uomo)? |
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