Riferimento: Dubbi sull'IO
Secondo me è ammissibile/legittimo che mi chieda – sicuramente lo farei – che cosa mi stia succedendo soltanto trovandomi nella condizione che il mio cervello venga trapiantato in un altro corpo. Ma già – mi chiedo – potrei percepirne appena (non dico esserne consapevole) la situazione? Di cui dubito, comunque… Dopo di che risvegliandomi, mi arrabbierei fino all’inverosimile se potessi, seppur trovando il nuovo corpo interessante, piacevole, sano… (Ma secondo quali canoni estetici, igienici, ecc. poi?) E soprattutto urlando in giro, magari con le lacrime agli occhi e sempre che il mio nuovo corpo fosse dotato di occhi: “Pezzi d’imbecilli/di criminali, ch'avete fatto?… perché almeno non me l’avete chiesto prima?”
La situazione cambierebbe se avendo una determinata età (quale/quella di ora?), un determinato corpo (quale/quello di ora?), una determinata fisiologia (quale/quella di ora) una equipe di pazzoidi/dementi – uomini futuribili – si prendesse il ghiribizzo di piantarci il cervello di un citrullo qualsiasi foss’anche un genio. Io non me ne accorgerei, ché la mia personalità – tutta quanta! – se ne sarebbe andata via di certo col mio cervello finito chissa dove. E tuttavia posso ipotizzare che il nuovo cervello del nuovo individuo così dentro la mia materialità fisiologica, prendendone atto, almeno ironico chiedesse subito in giro come me prima: “Non potevate scegliere almeno un Ercole infante che soffoca il serpente, un Adone nel mentre si specchia o un Atlante che sta per caricarsi il Mondo sulle spalle?!!”
Ma poiché la nostra realtà/sede è altra da quella d’essere fanta/scientifica, fanta/psicologica, fanta/spiritualistica… Né trattiamo di ipotesi/argomenti letterari per trarne possibili racconti, canovacci, sceneggiature o che altro… Ma è di ordine filosofico/filosofeggiante, io…
Ipotizzando filosoficamente (non chirurgicamente) altri innesti o combinazioni, io dico che il mio ego è pensiero|corpo|anima; oppure cervello|membra|cuore; oppure ‘linfa’|’sangue’|’nutrimento’; oppure ideazione|azione|emozione; oppure logos|ethos|pathos; oppure energia|vuoto|coscienza; oppure ‘d’io’|io|DIO e quant’altri innumerevoli. Ma soprattutto dico che il mio EGO è tridimensionale alla maniera di Euclide: è alto|è lungo|è largo e su queste uniche misure punto – come al tavolo da giuoco – tutto il mio pacchetto esistenziale. Così che li combino – questi tre elementi – e li sostituisco, l’impasto, li districo, li decodifico, li snaturo, li rivernicio infinite volte, li sbatto anche in faccia al mio Divino e li butto infine nell’immondezza se ne ho voglia. E la cosa mi garba comunque perché in ciò lavoro d’intuizione (non di supposizioni meramente conversative/interlocutorie). TRIS
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