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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
26-03-2006, 23.18.48 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-07-2005
Messaggi: 348
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Citazione:
Su questo non posso che darti ragione. L'unico appunto è che i cittadini, che pure hanno studiato e sono riusciti a farsi strada con il lavoro, molto spesso - nel tempo libero - vogliono solo divertirsi: trovano interessanti i programmi trash e noiosi i programmi di economia o politica. |
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27-03-2006, 10.57.40 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Ciò che sarebbe interessante analizzare è il perché tutto quello che avete scritto in riferimento alla serenità è condiviso da tutti indistintamente. L’uomo preso da singolo sembra pensare in maniera diversa dall’uomo della società. I nostri bei propositi di serenità non sono riscontrabili a livello pratico nell’insieme degli uomini che compongono la società stessa. E’ poco importante la ricerca ed il conseguimento della serenità oppure è la massa delle persone che ci attira come una calamita distruggendo i nostri bei pensieri che riusciamo a formulare nei momenti di riflessione? Più o meno tutti riteniamo di essere sereni. Spesse volte ho l’occasione di parlare con individui che apparentemente hanno interessi diversi dai miei ed uno stile di vita a mio avviso frenetico…dicono di essere molto sereni nonostante la società di oggi imponga determinate regole ed il progresso abbia portato con se la distruzione di valori fondamentali per l’uomo. (in pratica tutte le belle parole che abbiamo postato noi). Allora mi chiedo… Dove si rompe qualcosa in questo sillogismo composto dalle seguenti proposizioni? - La società del progresso è composta da tanti uomini singoli. - L’uomo singolo ritiene di essere sereno, per certi versi condanna il progresso e riconosce l’importanza di determinati valori universali. - La società è serena e fondata su valori universali. Avanti con le belle parole… |
27-03-2006, 11.30.21 | #15 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-07-2005
Messaggi: 348
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Individuo e società
Individuo e società hanno regole diverse.
Così come una cellula funziona in modo diverso e originale rispetto ai suoi componenti atomici. Gli individui saranno anche sereni, ma se non fanno niente per migliorare la società nel suo complesso, pensando che ci pensi una fantomatica "mano invisibile", questa rimarrà sbagliata e ineguale. Quindi non basta essere sereni, bisogna anche attivarsi. P.s.: predico bene e razzolo male. |
27-03-2006, 12.37.05 | #16 |
Ospite
Data registrazione: 10-07-2005
Messaggi: 30
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concordo pienamente con Lord Kellian circa questo punto; inoltre ,come una rondine non fa primavera, pochi uomini incongruenti rispetto alla massa non sono capaci di sovvertire le sue regole...
Per quanto riguarda il post di R.rubin vorrei esprimere la mia opinione: non credo che l'idea di potenziale sia una invenzione metafisica per fuggire al nichilismo, anche se questa teoria è nettamente affascinante. Allo stesso modo non credo si tratti di "destino" ; non credo nel destino, nemmeno un po'...il potenziale dell'uomo è semplicemente una marcia di cui ciascuno è dotato in potenza e che dovrà essere ingranata. Non sarà la realizzazione del potenziale(sempre parziale a causa del poco tempo a disposizione dell'uomo) a trarre in salvo l'uomo dal nichilismo e dall'angoscia derivante dalla consapevolezza dell'impermanenza, tutt'altro; spesso la realizzazione del potenziale, fomentando il pensiero, accresce e sviluppa tutti i pensieri circa la finitudine. Il vero ruolo della realizzazione del potenziale risiede non già nell'eliminare l'idea della morte, bensì nel porre l'accento sull'ora, su quel che c'è e nel tentativo di sviluppare a proprio vantaggio quel che c'è appunto. "l'uomo saggio pensa alla vita, non alla morte" Spinoza (spero di essere stata chiara ma mi sono appena svegliata e mi attendono tre bei librozzi di filosofia della religione...) |
27-03-2006, 14.16.05 | #17 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Fatemi capire...
Quindi secondo alcuni in questo forum, la società ha regole diverse dall'uomo individuale. Io, uomo individuale, sono mosso da sani principi, conosco la via per la serenità ma siccome faccio parte di una società che brilla di luce propria e con proprie leggi e regole, non posso fare altre che la parte dello spettatore... o sbaglio? |
27-03-2006, 14.34.49 | #18 | |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Citazione:
nel momento in cui sei consapevole del tuo potenziale, sai dove convogliare le tue energie: in questo modo si elimina l'ansia dovuta all'incertezza, si supera lo scoglio inquieto dell'aver energie a disposizione e di volerle impiegare, ma di non sapere dove incanalarle. Si supera l'inquietudine che nasce dall'incertezza. Ma hai ragione nel dire che non si supera l'angoscia della finitudine. infatti nel momento in cui diventi consapevole delle tue possibilità puoi essere preso dall'ansia di metterle a frutto prima che soppraggiunga la morte ad impedirtelo. Inizi così un'affannosa corsa contro la morte.. e nella trepidazione non hai l'autocontrollo sufficiente per mettere a frutto quanto vorresti. Quell'autocontrollo lo dona la serenità. Ma allora, flavia, non è la scoperta della propria strada a rasserenare l'animo.. dici che a rasserenarlo è la conseguenza della scoperta del proprio potenziale, che è il porre l'accento sull'ora: ma non è così, se la scoperta del proprio potenziale può portare all'affannosa corsa contro la morte, con l'inevitabile sensazione dello sfuggire del tempo risucchiato dal vortice della morte.. credo anch'io come te che la serenità sia connessa alla vita nell'hic et nunc, ma questo modo di vivere non dipende solo dalla scoperta della propria strada, ci dev'essere dell'altro.. per vivere l'ora bisogna guardare alla morte non come minaccia incombente, ma in un modo diverso e più rasserenante.. mi sorge il dubbio che la serenità non sia collegata al potenziale, e nemmeno al potenziale in particolare relazione con una particolare concezione della morte, ma solo ad una particolare concezione di morte, che permette di vivere serenamente: penso ad una persona che non ha la più pallida idea di cosa fare della sua vita, ma che grazie alla sua rasserenante idea di morte, vive comunque assai serenamente, magari più di chi ha scoperto la sua strada! |
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27-03-2006, 15.06.14 | #19 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-07-2005
Messaggi: 348
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Citazione:
No, non sbagli. Hai perfettamente ragione. Non basta essere sereni, affiché questa serenità si estenda agli altri. Il fatto che una persona serena "distribuisca" serenità attorno a sé è un mito. Ciò avviene solo se lo "spettatore" è pronto a cogliere tale serenità. Anzi può succedere, alle persone nervose, che avere di fianco uno calmo e tranquillo metta ancora più agitazione. Puoi tentare di cambiare le regole della società, ma è una cosa assai difficile, come la storia insegna. Di oppositori alla società cristiana ce ne sono stati tantissimi. Di pensatori che hanno porposto idee diverse di stato ce ne sono stati di assai influenti. Ma finché i rapporti di forza economica non sono passati decisamente a favore dei borghesi, le società si basavano ancora sul principio del diritto divino. Ci sono volute poi delle rivoluzioni affiché queste si affermassero. Puoi tentare di cambiare le regole all'interno della società, ma anche questo non è affatto facile. Devi creare un movimento abbstanza grande per essere preso in considerazione. Devi avere una maggioranza parlamentare, oppure indire un referendum. Puoi tentare di cambiare le regole di un gruppo più ristretto, nell'ambiente di lavoro, o in famiglia. Puoi tentare di creare un'ambiente di lavoro o famgliare dove regni la collaborazione e la serenità. Anche questo non è per nulla facile, ma almeno è più alla nostra portata. Ma anche se tu dovessi riuscire in questa difficile impresa dovresti passare poi ad un'azione collettiva di più ampia portata per migliorare la società nel suo complesso. Insomma, puoi tentare di migliorare la società. Puoi agire, oppure rimanere uno spettatore. Sereno, ma sempre spettatore. |
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27-03-2006, 15.32.29 | #20 |
Ospite
Data registrazione: 23-03-2006
Messaggi: 5
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ciao a tutti
ciao Jack :-) rapidissima... vedo che la discussione ha preso il via evviva dal mio punto di vista, non è tanto un conflitto tra società e singolo... credo innanzitutto che ogni epoca abbia le proprie contraddizioni in proposito, non so se sia possibile individuarne una più felice delle altre. mi sembra di poter trarre, dai nostri (più vostri, in termini di frequenza) interventi, due possibili conclusioni. la prima è che il tentativo di seppellirci sotto la ricerca di false fonti di felicità/serenità non appartenga tanto al singolo quanto a determinati soggetti (identificateli con quello che vi pare, fondamentalmente gruppi di potere a vari livelli) che sono portatori di interessi nettamente distinti dal bene (comune o individuale, non fa differenza) e mossi unicamente da fini di profitto (proprio). non dico nulla di nuovo nel ricordare che, raggiunto il controllo dell'informazione, in tutti i sensi intesa, questi gruppi la usano in tutti i modi per trattarci come dei poveri ebeti e cercare di convincerci che le loro proposte ci renderanno più contenti, appagati, felici (declinate pure a piacere, il risultato non cambia fin qui, nulla di nuovo. ma mi sembra che, appunto, non vi sia conflitto singolo società, piuttosto singolo/gruppo di potere (quando c'è, perchè se fanno tanta pressione qualcuno aderirà pure...) la seconda cosa è che, per fortuna, ognuno si organizza per sè e per i pochi che gli stanno quotidianamente intorno, nel senso che, da quanto mi sembra di capire quanto meno leggendovi, le nostre menti non sono ancora così offuscate da non distinguere tra quello che NOI desideriamo e quello che, ahimè, QUALCUN ALTRO vorrebbe che desiderassimo...quindi, ci salva il senso critico, quasi a tutti.... perchè, se ci si parla, spesso si scoprono forti similitudini, desiderio di altro, grandi capacità di discernimento. a tutti i livelli. direi, evviva, su con la vita, finchè c'è vita (intellettuale) c'è speranza non direi che la nostra epoca sia peggiore di altre. la sensazione deriva più che altro dal diverso peso dell'informazione, spinta al massimo in diffusione, rapidità, oltre che nella varietà delle forme. ci raggiunge più o meno ovunque e lascia poca tregua, pertanto la sensazione di essere bersagliati da un mare di idiozie e robaccia di infima qualità non può che risultare amplificata. secondo me, che sia nel lavoro, nell'arte, nel non fare nulla, l'importante è che ciascuno possa trovare una forma espressiva (nel rispetto degli altri, questo è fondamentale) che gli appartenga...dobbiamo anche tirare il fiato, perchè siamo fatti di carne e sangue, alla fine, oltre che di pensiero... bene, vi ho tediati abbastanza. buon pomeriggio a tutti, il fatto che ci sia ancora qualcuno che si pone il problema è già una consolazione sat |