Ciò che scrivi mi fa pensare al buon vecchio Locke:l'intelletto non è una tabula rasa, ci sono sensazione e riflessione:l'intelletto raccoglie le sensazioni date dai sensi e le elabora attraverso il pensare, il dubitare ,il ragionare ,cioè le azioni compiute dall'intelletto sulla "materia" fornita dalle sensazioni.Anche Kant in seguito dirà qualcosa di simile:i fenomeni, cioè gli oggetti dell'esperienza, diventano la base della conoscenza perchè rielaborate dalle strutture dell'intelletto,la differenza è la famosa "rivoluzione copernicana" ,cioè il fatto che non sia il soggetto ad adattarsi all'oggetto ,ma sia l'oggetto che in qualche modo si adatta alle condizioni di pensabilità proprie del soggetto e comuni a tutti i soggetti.In questo modo si ottiene una conoscenza che è ancora basata sull'esperienza, cioè sui sensi, ma che può essere definita "intersoggettiva", cioè propria di tutto il genere umano, e quindi "universale" limitatamente al genere umano ,visto che il problema che si era posto a tutti i filosofi del tempo era come potesse essere universale e necessaria la conoscenza pur riferendosi all'esperienza soggettiva, cioè non universale.
La realtà non
è sensi, quindi, per me.La realtà per noi uomini è la nostra
conoscenza di essa attraverso sensi+strutture mentali,che ci permettono di fare la distinzione di cui tu parli. Ma cosa sia la realtà "vera assoluta"al di là della nostra percezione ,della nostra conoscenza di essa ,chi può saperlo?