Ospite abituale
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Polluzione notturna N° 1:
Ottima la storia della pietra. Per rivitalizzare questa interessantissima discussione avevo preparato, tanto per liberare la mente, quanto segue; non è artistico, però...
Pessima giornata – è piovuto tutto il giorno – giornata uggiosa
SCORIE MENTALI
E’ noto che il processo percettivo compiuto dai nostri organi sensoriali, senza che noi ce ne rendiamo conto, e quello elaborativo ad connesso ed attuato, sempre meccanicamente, dalle cellule neuronali del cervello, siano processi integrati atti a fornirci figurazioni di quanto percepito il più fedelmente possibile alla realtà fenomenica. Potremo definire “percezione” i due processi integrati appena citati. Sempre per semplificare il concetto che andrò ad esporre, potrei stabilire di chiamare l’oggetto della “percezione” o il complesso degli eventi della realtà che colpisce i miei sensi e che io, senziente o meno, sottopongo ad elaborazione: “universo percettibile” o, secondo i casi, “universo percetto”.
E’ innegabile, se non altro perché empiricamente dimostrato e dimostrabile, che “l’universo percetto”, a causa di talune interferenze ascrivibili o meno al soggetto percepente, differisca, spesso anche notevolmente, “dall’universo percettibile”. In altre parole, la raffigurazione che noi ricaviamo dall’osservazione della realtà (“universo percetto”), spesso non coincide con l’essere fenomenologico percepito (“universo percettibile”).
UN CLASSICO ESEMPIO 1:
Le illusioni ottiche:
due linee perfettamente parallele possono essere percepite come divergenti se inserite in un contesto fuorviante; o tanti, tantissimi altri esempi utilizzati dalla psicologia cognitiva.
Tale circostanza, per quel che se ne sa, è ascrivibile, in taluni casi, alla fallacità e/o limitatezza dei nostri organi sensoriali e altre volte è imputabile al processo elaborativo compiuto dall’uomo; in entrambi i casi, in ogni modo, sempre ad una qualche carenza della “percezione” (per semplicità ho compendiato nella “Percezione” tanto l’azione del cervello, l’elaborazione, che l’atto di percepire, attività tipica dei nostri organi sensoriali). Da quanto precede, se ritenuto condivisibile, ne deriverebbe un prodotto, frutto della “percezione”, “altro” rispetto al modello originale. Io definirei questo “altro” col termine: “degenerato”.
DISSERTAZIONE 1: come in un sogno (forse un incubo). Noi abbiamo ora due realtà diverse fra loro ma che raffigurano il medesimo oggetto o fenomeno. L’una, quella immanente, la REALTA’ e l’altra una sua derivazione che è, sì simile alla generatrice, ma non completamente uguale ad essa, quindi una degenerazione della stessa.
Procedendo in queste definizioni, assolutamente arbitrarie nella terminologia, effettuando un’ipotetica somma algebrica che possa dar la misura delle differenze (fosse mai possibile? – nel mondo onirico tutto è possibile), direi anche che quanto residua fra modello originale ed “universo percetto”, dopo l’operazione matematica di cui sopra, possa chiamarsi “precipitato”.
DISSERTAZIONE 2: sempre nello stesso sogno. Sovrapponiamo i due fenomeni. Essi risulteranno coincidenti nella misura in cui “l’universo percettibile” e quello “percetto” saranno corrispondenti; ciò che non concorda - immaginiamo - si sgretoli, si sgrani, si polverizzi; nel polverizzarsi, privo di sovrapposizione, precipita.
In alcuni casi, noi assistiamo all’evidente manifestarsi di fenomeni che non riusciamo a percepire senza l’ausilio di attrezzature o apparecchi atti a coglierli.
UN CLASSICO ESEMPIO 2:
quante volte abbiamo assistito o sentito del cane che corre incontro al suo padrone in apparente assenza di richiamo? Ultrasuoni, signori, nessuno sostenga che non esistono.
In pratica, talora si è spettatori di reazioni (il correre del cane) in apparente assenza di fenomeni atti a provocarle. Questo evento è dovuto, esclusivamente, alla differente sensibilità che hanno i nostri organi rispetto a quelli di taluni animali.
Sempre con la stessa arbitrarietà che ha contraddistinto l’intero mio intervento, per contrapposizione, definirei quest’assenza “universo impercetto”.
Ho già provato a spiegare, in un mio precedente post di questa stessa discussione, la possibilità che coesistano, nello stesso istante e nel medesimo luogo, due realtà differenti, ambedue oggettive e allo stesso tempo soggettive ed entrambe generate dal medesimo “universo percettibile”. Vorrei, ora, provare a fare la conoscenza più da vicino sia del “precipitato”, che del “degenerato”, senza scordare “l’universo impercetto”. E’ mia intenzione, sempre che non esca completamente di testa, coglierne l’essenza ed analizzarla, al fine di tentare di offrire alla mia attività onirica, a questa polluzione, una via di fuga che le consenta di comprendere, se sarà possibile, un motivo razionale delle differenti decodificazioni della realtà esistenti e, se la Fortuna ci assiste, proporre una soluzione ai conflitti logici esistenti (ma guarda la presunzione!).
Ho già parlato del “precipitato”, del “degenerato” e de “l’universo impercetto”, non so se sono stato abbastanza chiaro nel caz.zeggiamento, ma sono questi i costituenti de “l’universo mondo” che, a mio avviso, devono essere presi in esame per giungere ad un approdo che, a questo punto, mi salvi almeno la faccia.
Ciascun uomo – fermiamoci a lui, il resto agli ambientalisti – che in altra sezione del Forum ho definito: “strana amalgama, non so quanto sapiente, di molteplici pulsioni e terrificanti forze”, è un animale misterioso costantemente posto sotto analisi; multiforme e non ripetibile in quanto individuo (speriamo che continui ad esserlo); in quanto tale formato e costituito da materiale sì sempre uguale ma, presumibilmente, montato sempre in maniera originale, per cui non è dato conoscere individuo che ragioni, viva, pensi; in definitiva sia uguale ad un altro, e fin qui nessuna novità.
“Molteplici pulsioni”. Da questa definizione ripartirei. L’uomo non è solo materia; non so per quale oscuro incompreso evento, si muove ed è spinto tanto dalla forza motrice prodotta dai propri muscoli, tanto dalla forza psichica (benzina) generata dal suo cervello, impalpabile ed invisibile, se non negli effetti che produce (non so e non voglio sapere, almeno in questa fase, se in questo fatto vi sia l’intervento, diretto od indiretto, di qualche entità sovrannaturale – qualcuno sostiene di sì). Posto che non sono sotto esame, almeno nelle mie intenzioni, i muscoli e gli organi, andrei ad analizzare di quale sostanza sia fatto il “contenuto” del “precipitato” e de “l’universo impercetto”. A tal fine non posso far altro che sottostare, coerentemente, al ragionamento sviluppato in precedenza ed asserire, con qualche titubanza, che entrambi sono la parte de “l’universo mondo” (la Realtà – quella Assoluta) non percepita e, quindi, sempre arbitrariamente, raggruppare questi due termini in un’unica categoria nominata con un termine univoco: la ”assenza umana”.
DISSERTAZIONE 3: credo di poter capire di essere giunto quasi all’alba, in prossimità della conclusione di questo viaggio onirico nel corso del quale ho avuto occasione di scaricare le “scorie della mia mente”; ma il sogno non si è ancora concluso. La “assenza umana” è, quindi, la sintesi, arbitraria, di quanto esistente ne “l’universo mondo” e che, per inadeguatezza dei ricettori o del processo elaborativo, non è avvertito dal soggetto percepente (l’UOMO). In ultima analisi, la parte della realtà “normalmente” preclusa all’uomo, almeno finché i mezzi tecnici o le facoltà speculative, ingigantite dal progresso tecnologico, non lo rendono possibile.
Tale “assenza umana” ha una conformazione, a parer mio, alquanto stratificata. Infatti, riterrei vi siano strati raggiungibili con l’ausilio di semplici mezzi tecnici (apparecchi per misurare gli ultrasuoni etcc…), altri con attrezzature più complesse (le stelle, i pianeti etcc…), altri non ancora raggiungibili (la visione o comprensione del momento preciso del Big Bang). Se sarà possibile ottenere una chiara e coerente (forse) raffigurazione del contenuto dei primi strati, impossibile sarà – almeno al momento – ottenerne una altrettanto fedele per l’ultimo (Dio – Big Bang etc…).
Trattasi di strato inarrivabile per l’apparato sensoriale o speculativo dell’animale Uomo.
Vorrei proseguire nella denominazione arbitraria di quanto incontriamo man mano che procediamo nel sofisma per appellare quest’ultimo strato “assenza ultima”.
Altra complicazione:
Se a “l’assenza ultima” noi dovessimo aggiungere anche il “degenerato”, l’altra componente de “l’universo mondo”;
UN PASSO INDIETRO 1:
Non possiamo dimenticare che la nostra analisi ci ha condotto a prendere contatto con il “degenerato” la cui sostanza costitutiva è la percezione alterata della realtà circostante (Illusioni ottiche, etc…).
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