Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
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dopo Shopenhauer...
Non intendo addentrarmi, non ne sarei all’altezza, in una discussione di carattere filosofico e, nella fattispecie, del pensiero di Shopenhauer.
Ma mi piace esprimere un passaggio ed il cambiamento nel mio modo di Vedere e Vivere la vita riguardo alla sua concezione filosofica.
E' stato un grande pensatore che, in una particolare fase della mia esperienza umana, leggendo alcune delle sue opere, mi ha fatto molto riflettere: mi riconoscevo nella sua visione pessimista e fatalista.
Trovavo nelle sue argomentazioni giustificazioni per il mio stato psicologico ed esistenziale di allora.
Ma poi, non sentendomi fondamentalmente soddisfatto di questa visione, la mia ricerca, fortunatamente, è proseguita.
E' proseguita con l'approfondimento delle dottrine filosofiche orientali, che tra l'altro, lo stesso Shopenhauer stimava, le quali mi hanno aperto altri orizzonti, oltre quello un pò cupo e rassegnato del grande filosofo.
Ho scoperto i grandi insegnamenti tradizionali delle Upanishad, dello Zen, dell'Advaita, ecc...che sono l’aspetto in positivo, compiutamente “realizzato” del suo pensiero...la trasmutazione della rassegnazione in Accettazione.
Il punto di comprensione di Shopenhauer, benché altissimo, però, a mio modesto avviso, non era stato portato a compimento. Mancava dello stadio finale.
Il suo fondamentale “no” alla vita che scaturiva nel sentire in ogni manifestazione dell'esistenza quella Volontà della natura impersonale che ci fa sentire "burattini" e che comporta un profondo senso d'impotenza, di noia, d'inutilità, di pessimismo per l'io, negli insegnamenti trascendentali e “metafisici” delle filosofie orientali non dualistiche, viene trasformato, invece, in un "sì", in Liberazione, proprio su questa terra, permettendo il “Rinascere”, se profondamente comprese e “realizzate”, ad una nuova Coscienza.
Il grande pensatore, a mio parere, aveva trovato la "chiave" giusta ma la girava in senso opposto...e non riusciva ad aprire la porta della Gioia.
La sua lettura del senso dell’esistenza, per quanto frutto di profonda osservazione dei fatti della vita, della storia e dell’animo umano, era condizionato da un senso dell’ego non superato, che gli ha creato un pesante senso di rassegnazione, di chiusura , intrappolandolo in un mondo interiore dominato da un grande egocentrismo…con conseguente interpretazione della realtà fenomenica come fatto esistenziale fondamentalmente infelice da subire e assolutamente ingovernabile per l’uomo.
Questa sua condizione psicologica, combinata alla sua grandissima intelligenza, carattere e cultura, gli ha permesso di scrivere delle importantissime e monumentali opere filosofiche che hanno contribuito allo sviluppo del pensiero umano ma mancano della Comprensione Ultima del senso della vita e della morte…della Vera Volontà del Tutto (…)
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