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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
04-01-2005, 11.58.32 | #12 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-01-2005
Messaggi: 83
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religioni o non religioni, questo è il problema
A VanLag ed a tutti
Vedo che la discussione ha preso un piega diversa da quella che avevo previsto, quindi il presente intervento torna indietro rispetto agli ultimi. Torno al titolo. Lo studio storico delle varie religioni ci fa vedere sostanzialmente il loro fallimento rispetto ai problemi che pretendevano di risolvere, in ciò concordo in pieno con la risposta che VanLag ha dato al mio primo intervento. Ma se da un lato sono assolutamente convinto che la ricerca è individuale, dall’altro il confronto di opinioni è utile e necessario, e questo e consimili forum ne sono testimonianza. Nell’ambito di questo confronto, o se preferite per un riferimento ad un ideale bodhisattva, c’è la necessità di un linguaggio, sia pure limitato, comune, oltre alla necessità di non scoraggiare ed allontanare i possibili interlocutori. Ovviamente senza pretendere di avere il ruolo di maestri, ma al contrario ben sapendo che i ruoli si scambieranno di continuo. Per questo comprendere i punti di partenza degli altri mi sembra oltremodo interessante, e questo significa, in questo campo, comprendere le religioni ed il ruolo da loro svolto ed il perché del loro fallimento. Se facciamo uno stretto riferimento allo Zen, vediamo che esso nasce dal buddismo, ma come reazione ad uno sviluppo eccessivamente filosofico dello stesso, e credo anche gerarchico-ecclesiale (d’altro canto il terzo gioiello è proprio la chiesa), ma finisce in qualche misura per ripetere gli stessi errori, forse inevitabili. La successione stessa dei Patriarchi, il riconoscimento dell’illuminazione da parte di un maestro, ne sono prova evidente. Di recente ho letto in un qualche sito della distinzione fra illuminati e maestri. Quindi si alle religioni, come il passeggino e la carrozzina per i bambini, ma attenti a non affrontare l’autostrada con il girello! Se pensiamo poi alla comune esperienza di religiosità media, vediamo che la maggior parte delle persone è religiosa fino all’età della ragione, poi si intiepidisce e si allontana, per tornare poi eventualmente nella vecchiaia o di fronte alle prove più dure della vita, dando l’impressione di quei vecchi non autosufficienti che tornano ad affidarsi al girello. D’altra parte la continuazione del credo religioso dell’infanzia nell’età adulta dà luogo ai vari integralismi, cioè ad adulti in carrozzina che affrontano l’autostrada. Per ora credo di avere seccato tutti abbastanza, smetto (sospendo soltanto, non illudetevi ) e spedisco. |