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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
25-11-2004, 23.06.59 | #3 |
Ospite
Data registrazione: 21-11-2004
Messaggi: 15
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Potrei anche condividere la critica alla causalità, anche nei termini propri di Stuart Mill, ma alla fine dobbiamo pur sempre fare i conti con la causalità che vuole, se spingo tasti sulla tastiera, vedere apparire sullo schermo dei segni linguistici... lo so che tale determinismo è indotto da un programma, ma resta il fatto che il programma funziona... il modello è stato creato e funziona. Come spiegare qualcosa di causale se la realtà è di per se casuale o nessuno dei due stati?
Altra causalità è quella che vuole, se sbatto il gomito sufficientemente forte, che provi dolore... Mi piacerebbe poi intervenire ulteriormente, se riesco a trovare il tempo. Un saluto Ultima modifica di synt : 25-11-2004 alle ore 23.17.50. |
26-11-2004, 10.45.15 | #4 | ||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Re: Re: Neodeterminismo e Neoindeterminismo:
[quote]Messaggio originale inviato da bert
Anticipo subito che queste mie note NON vogliono essere una "difesa" alla meccanica quantistica, la quale, essendo una teoria ben fondata, può autonomamente difendersi, quale, vi fosse una necessità in tal senso. [quote] Bert, hai forse inteso il mio come un attacco alla MQ? Io ho fiducia nella MQ. Citazione:
bert, e` possibile prevedere il comportamente di una singola particella? Citazione:
bert, per evitare argomenti metafisici e affini, avevo posto il problema in termini di modelli: se per un evento e` possibile creare un modello che lo spieghi (ovviamente tenendo conto di altri eventi precedentemente spiegati) allora e` neodeterministico, altrimenti (se e` possibili in linea di principio creare un modello) allora l'evento e` neoindeterministico. qui ti ripropongo la domanda: e` possibile descrivere il comportamente di una singola particella in modo opportuno? epicurus |
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26-11-2004, 10.49.06 | #5 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Citazione:
Io non ho voluto criticare il determinismo (che io ho chiamato neodeterminismo), ma il suo corrispondente concetto metafisico. Se leggi bene, nel mio scritto si trovano critiche al determinismo e all'indeterminismo: non perche` non li condivida, ma perche` non condivido le concezioni metafisiche di questi. epicurus |
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26-11-2004, 13.39.04 | #6 |
Ospite
Data registrazione: 21-11-2004
Messaggi: 15
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Bene, ho letto tutto più approfonditamente. Non mi è ancora chiaro cosa intendi per neodeterminismo e neoindeterminismo e il suo rivolgersi al macro o al micro, ma intanto comincio a dialogare. Penso di essere d'accordo su molte cose.
Si può certamente criticare il concetto metafisico della determinazione e del caso perché, a conti fatti, è ancora più criticabile il concetto di metafisica stessa. Esistono accadimenti, i confini tra ciò che è fisico e ciò che non lo è non sono per nulla netti, la materia stessa è percepita, è in qual modo spirito, nel senso che è la coscienza a determinarne le qualità. La materia si comporta in un certo modo perchè è tutto il nostro percepire che rende possibile il suo specifico comportamento, il realismo che vuole le cose La scienza sperimentale è evidentemente una costruzione di modelli. Dietro all'atteggiamento scientifico c'è l'idea che il mondo sia determinato e guidato da leggi sottese in attesa di venire scoperte. La scienza cresce quindi nell'alveo della metafisica, che separa ciò che è soggetto all'azione dell'uomo (il mondo sensibile) e ciò che necessariamente rimane al di fuori delle sue capacità di azione (gli enti necessari ed eterni della metafisica). La scienza sperimentale è azione dell'uomo sul mondo, su quell'orizzonte aperto all'agire delle varie tecniche. Qualcuno scrive che la scienza crede di poter creare le cose dal nulla e distruggerle, questa credenza è figlia dell'atteggiamento metafisico che lascia salvo l'ente nella regione oltre la fisica e lascia agli uomini l'azione sugli enti del mondo. I modelli scientifici monderni sono quindi rispondenti alla volontà di potenza dell'uomo, ed è questa volontà di potenza sulla natura che necessità la costruzione dei modelli, i quali rispecchiano pur sempre una certa qual necessità, ma non una necessità metafisica. Del caso cosa posso dire, io penso che non possa esistere fintanto che è percepito, ma di solito mi si prende per strambo. Voglio dire, tutto ciò che rientra nel percepito perde la sua casualità nel momento in cui rientra nelle relazioni proprie della percezione. Il caso come confusione semantica, come assolutamente altro dal razionale, è di fatto fuori dalla percezione, poiché la percezione è pur sempre ragione, relazione, discorso, logos. Il caso proviene da altro? Il caso penso sia ciò che accade, ma che non rientra in alcun modello, il caso è un evento che non possiede ancora una spiegazione, ma che comunque esiste semplicemente come accadimento (condivido il tuo mettere in evidenza il ruolo dei modelli). Il caso è poi una valutazione legata al tipo di relazione tra cose che accadono, è la qualità della relazione che da rientrare una cosa nel caso o nel determinato. Il nulla, infatti, penso non "giochi", nel caso esista, comunque. Il caso è ritenuto dalla scienza moderna come l'insufficienza di probabilità di previsione. In passato, come caso, si intendeva l'errore dell'uomo che si sbaglia sulla realtà (e qui rientra il concetto di modello deterministico in opposizione all'indeterministica del modello errato), o la sovrapposizione di cause, ovvero la confusione, la fusione che rendeva impossibile distinguere una causa dall'altra. Per finire, il problema dell'esistenza del nulla è sempre di attualità. Di modelli non possiamo farne a meno, poiché dare senso agli accadimenti è ciò che facciamo in ogni istante. Per il resto viviamo l'accadimento, i modelli rientrano nelle necessità della percezione. |
26-11-2004, 14.14.45 | #7 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 105
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Re: Re: Re: Neodeterminismo e Neoindeterminismo:
ciao epicurus,
spero tu non abbia fraintesoi il mio atteggiamento accalorato, ma lo sai, la meccanica quantistica mi sta a cuore!! Inoltre so della tua fiducia nella MQ, oltre al fatto che, mi sia permesso, è ben difficile non avere fiducia in questa teoria, che, allo stato attuale dell'arte, rappresenta il "meglio sul mercato" :-))) In ogni caso, senza scendere in tecnicismi pedanti e pretenziosi (almeno in questa sede) la previsione dipende da come decidi di molellizzare il tuo sistema. Il comportamente di una particella può essere predetto ad un livello di accuratezza in alcuni casi estremamente elevato. Il tutto però dipenda da cosa si vuole predirre. In ogni caso il posrulato base della MQ ci dice che qualsiasi informazione noi volessimo riguardo ad un dato sistema, tale informazione è contenuta nella funzione d'onda del sistema stesso, basta saperla estrarre con un opportuno oggetto matematico (operatore lineare). Se volessimo descrivere il comportamento di una particella, dovremmo anche specificasre il contesto nel quale questa particella è immersa, e se quest'ultimo è sufficientemente complesso, il problema diventa di difficile soluzione analitica, e quindi si ricorre a metodi numerici, i quali, come tali forniscono risultati dotati di deviazione stardard. Dopo questo piccolo "polpettone" teorico, voglio ribadire due punti: 1) non condivido il fatto che il "modello" ci permetta di uscire da un approccio metafisico. Infatti il modello è un'iimagine della realtà, che, per statito, possiede per forza una sua ontologia, la quale, come tale è arbitraria. 2) Inoltre mi si permetta un piccolo momento di "positivismo". Nel 79 assegnano ad Abdus Salam & Co il nobel per la predizione della corrente neutra electtrodebole, e quindi la predizione dell'esistenza dei bosoni vettori portatori della forza debole. Quindi nell'83 rubbia verifica sperimentalemtne questa predizione teorica. Dunque la domanda è: l'immagine che viene data dai teorici e dagli sperimentali riguardo a questo fenomeno cosa è? è solo un modello, oppure è qualcosa di più? Non voglio fare il sempliciotto, ma penso che gli elettroni esistono perchè ci sono e sono stati visti, e perchè con il "modello" degli elettroni si spiegano veramente un'enormità di cose. Ma gli elettroni, come i bosoni di rubbia, sono i prodotti di una teoria, e non sono stati prima visti e poi verificati teoricamente: qui è avvenuto il contrario. Il tutto solo per dire che bisogna stare attenti. La realtà sensibile non è un modello. Ma in MQ la realtà sensibile diventa, in quanto microscopica, un po' sfuggente.... Citazione:
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29-11-2004, 23.20.25 | #8 |
Moderatore
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x synt: mi sembra che ci troviamo abbastanza concordi su questo tema. per quanto riguarda quello che dici tu sul caso, penso che sia solo un discorso di metterci d'accordo su quello che si intende con questo termine.
x bert: riformulo: "diciamo che il discorso in termini di modelli ci evita di fare discorsi sulla regolarità insità nell'oggetto", è ovvio che ogni modello assuma una classe di entità (cioè le entità sulle quali ha quantificato), anche se questa scelta non è totalmente arbitraria (altrimenti non staremo parlando di scienza: ma questo tu lo sai già). comunque non ho ancora capito se esistono casi nei quali la MQ ci dice che in linea di principio impossibile prevedere un determinato aspetto del comportamento (ad esempio) di una particolare particella in un particlare contesto. aspetto lumi epicurus |
30-11-2004, 11.34.03 | #9 | |
Ospite abituale
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rispondo al volo.
1) condivido quanto dici riguardo ai modelli, ovviamente. 2) rispetto alla questione di cui mi chiedi. Allora, la risposta è tecnica ma semplice. In MQ ogni grandezza misurabile viene detta osservabile. Ad ogni osservabile, la MQ associa uno strumento matematico che si chiama operatore. Questo operatoire estrae dall funzione d'onda del sistema in esame, l'informazione associata all'operatore. Esempio: esiste l'operatore energia che quando applicato alla funzione d'onda di un sistema, mi ritorna l'energia interna totale di quel sistema. Ci sono dei casi nei quali si vuole conoscere contemporaneamente il valore di alcune osservabili. In questo caso vale il principio di indeterminazione di heisemberg. Il caso classico che si cita in questo ambito è sempre il solito: se voglio misurare simultanemanete la posizione ed il momento di un corpo materiale, il prodotto delle incertezze che commetterò nelle misure è diverso da zero e finito. Dunque queste sono le indeterminazioni che la MQ genera. E queste indeterminazioni determinano la non classicità del calcolo proposizionale associato alla MQ. Citazione:
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01-12-2004, 10.14.52 | #10 |
Moderatore
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quindi se ho ben capito (correggimi pure ) l'indeterminazione della MQ riguarda solo il fatto che alcuni valori non possono essere misurati contemporaneamente, nulla piu`?
Io pensavo (oltre al fatto da te riferitomi, delle impossibilita` di alcune misurazioni simultanee) che si potesse conoscere il comportamente in modo preciso solo di una certa classe di particelle, e non delle singole particelle. Se questa mia (pseudo)credenza sulla MQ e` errata, allora la MQ non intacca certo il (neo)determinismo, almeno a me sembra. Potrebbe intaccarlo solamente se, ad esempio, il conoscere la velocita` e la posizione di una particolare particella serve per predirre/esplicare un determinato fenomeno: ma questo caso si puo` verificare? Scusami se sono generico (rischiando cosi` di dire castronerie).... epicurus |