Ospite abituale
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Ora veniamo alla "via"
Te la esporrò in estrema sintesi, perchè essa è tuttora terreno di indagine e di ricerca in corso.
Essa mette capo ad un modello di coscienza che non suppone nè funzioni seriali, nè disposte in parallelo.
Come si può supporre una terza via?
La terza "via" mette in gioco il concetto stesso di durata, aprendolo ad un ambito interpretativo alquanto nuovo.
Ora, noi sappiamo che qualsiasi processo decisionale posto in essere in un modo consapevole, comporta una disposizione in termini di durata "oggettiva" (cioè misurabile) di circa 100 millisecondi.
Quando gli input sensoriali presentati al soggetto "sfondano" quasta soglia le risposte, anche se corrette, si dislocano in una correlazione sequenziale del tutto random, nella rielaborazione del soggetto.
Si tratta di casi limite, perchè, non per caso, la soglia dei 100 msec è la stessa che limita le sequenze sensoriali visive, sonore e tattili alla refrattarietà, rispettivamente, della retina, della coclea e dei recettori tattili.
Tuttavia, se questo fosse il limite oggettivo dei processi decisionali, sarebbe impossibile giocare a tennis, tanto per fare un esempio.
Una pallina scaricata sul campo a centocinquanta chilometri all'ora, verrebbe localizzata senza la minima possibilità di un'ulteriore determinazione in un settore del terreno suppergiù circolare, avente un diametro di circa quattro metri e venti, il che significa poco meno di un sesto dell'area complessiva del terreno di gioco.
E' evidente che nessun processo decisionale che si svolgesse in quell'arco temporale consentirebbe di "rispondere" alla battuta.
E, in effetti, la risposta, sebbene non ripetibile, viene fornita ad un livello di consapevolezza minore, un livello che consente, in forza di durate interne assai più raccorciate, una determinazione estremamente maggiore.
Possiamo calcolare che la latenza decisionale del giocatore ricevente non possa superare i 2 o 3 millisecondi, per essere sufficientemente precisa.
Evidentemente il processo che giunge ad articolare in modo sequenziale gli eventi, in un modo equivalente alle scansioni degli input presentati, ossia in una successione temporale "lineare", deve rappresentare la confluenza in linea di una moltitudine di percorsi più semplici, che processano gli stessi eventi dentro durate interne molto minori.
Ma, trattandosi del processamento degli stessi input e dell'accadere di ciò dentro la stessa sequenza lineare, tali operazioni debbono comportare durate non disposte in modo seriale e, soprattutto, percorsi non paralleli, poichè, altrimenti, dovremmo supporre una terza funzione capace di raccoglierli tutti insieme in un unica operazione.
Ora, tale funzione, se vi fosse, dovrebbe essere autonomamente riconoscibile all'analisi delle curve dei potenziali evocati visivi, motori, uditivi, decisionali, etc
Non soltanto ciò non avviene, ma neppure è possibile sceverarla dall'ambito dei percorsi neuroanatomici che caratterizzano attività cerebrali tanto diverse.
Ergo, tali processi, sebbene articolati in durate diverse, debbono concomitare.
Debbono, insomma, confluire "spontaneamente" in una linearità, pur prendendo origine da attività che lineari non sono affatto.
Ora, gli unici modelli matematici che ci consentano di visualizzare fenomeni simili sono quelli frattali, fin qui applicati, tuttavia, solo alle strutture spaziali.
Si tratta, insomma, di applicare le stesse metodologie ad un fenomeno temporale, assumendo che la linearità degli eventi oggetto di coscienza sia il semplice epifenomeno di attività che si riflettono l'una all'interno dell'altra con una dimensionalità non intera e, in ogni caso, superiore all'unità.
Ecco fatto e detto. Ciao.
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