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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 15-01-2004, 16.20.07   #1
Lord Enrico
Ospite abituale
 
Data registrazione: 12-01-2004
Messaggi: 79
L'uomo e il senso delle cose

Perche' l'uomo tende a dare un senso alle cose?
Come definirsete voi il senso?

Che senso date al "bene e al male" "al giusto e l'ingiusto" "al bello e il brutto"?
Lord Enrico is offline  
Vecchio 15-01-2004, 23.35.40   #2
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
Dare un senso alle cose risponde ad un bisogno dell'uomo, che è quello di agire: dare un senso alle cose è necessario ai fini dell'azione.

L'azione non può prescindere dalla conoscenza della spazio in cui deve svolgersi l'azione, dal momento che il fine dell'azione corrisponde all'oggetto che soddisfa il bisogno che ha motivato l'azione, e questo oggetto si trova nello spazio dell'azione: quindi, per portare a buon fine l'azione è indispensabile sapersi muovere con consapevolezza nello spazio d'azione (dove azione, oggetto dell'azione e spazio d'azione possono essere sia concreti che astratti).

La conoscenza, da parte sua, è inseparabile dal senso: conoscenza e senso sono un tutt'uno, e sono originati dall'esperienza.
Infatti quando qualcuno afferma qualcosa che non si riesce a comprendere, anche comunemente si dice che non si ha "afferrato il senso", pur avendo compreso le parole: le parole sono il significante e il senso il significato, che in questo caso non è stato compreso.

La conoscenza (il senso) di un oggetto è la conoscenza delle sue relazioni con altri oggetti: la nostra conoscenza è una rete di connessioni che si incontrano negli oggetti che conosciamo.
Questa conoscenza si trova immagazzinata nei meandri della nostra mente, ed è passibile di venir richiamata alla coscienza nel momento in cui l'oggetto reale manifesta ai nostri sensi dei segni che siamo in grado di riconoscere in quanto immagazzinati nella nostra mente sottoforma di elementi costituenti un oggetto conosciuto, che quindi viene attivato, richiamato alla coscienza, e ri-conosciuto nell'oggetto reale: in questo modo comprendiamo il senso delle cose.

E così per tutti gli oggetti che compongono quel determinato spazio.
Il senso complessivo, la conoscenza quindi dell'ambiente, è il risultato dei nodi attivati e della rete delle loro connessioni.

Il senso (la conoscenza) è originato dall'esperienza fin dal momento in cui si nasce: per un pò di anni il bimbo vivrà a stretto contatto con delle persone che provvederanno non solo ai suoi bisogni, ma anche a trasmettergli parte della loro conoscenza del mondo, che andrà ad originare i primi oggetti della "rete mentale" del bambino, rete sulla quale si innesteranno poi le nuove conoscenze.

E' per questo che tutti guardiamo alla stessa cosa intendendola in modi così differenti: la griglia del nostro sapere dà un "taglio particolare" all'interpretazione che ognuno dà della realtà.
E così ho risposto anche all'ultima tua domanda, perchè quei concetti subiscono il "taglio particolare" di ognuno.
r.rubin is offline  
Vecchio 17-01-2004, 20.32.13   #3
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
toc toc
..c'è nessuno in casa?

nessuno ha niente da dire su questo tema carico di senso?
r.rubin is offline  
Vecchio 18-01-2004, 12.47.59   #4
maxemil
Ospite abituale
 
Data registrazione: 13-01-2004
Messaggi: 96
in merito...

Il bello e il brutto si possono circoscrivere al campo del gusto personale; ognuno è quindi libero di dare la sua interpretazione.
Il bene e il male, il giusto e l'ingiusto invece riguardano il nostro comportamento e implicano il rapporto con gli "altri"; quindi
dipendono soltanto dalla nostra capacità (troppo spesso scarsa) di riuscire a dimostrare la nostra limitata intelligenza.
Partendo dal presupposto che sia scontato e giusto volere il nostro bene, si potrebbe dire che: "quanto più siamo in grado di capire che il nostro bene è legato a quello altrui, più siamo propensi al bene; in caso contrario (che è quello che riesce più facilmente) ci facciamo e facciamo soltanto danni."
Come mai siamo portati a farci del male?
Semplicemente perchè non siamo in grado di sviluppare la facoltà di aiutare il bambino che è in tutti a comprendere che, "se ognuno continuerà a portare acqua al proprio mulino senza interessarci del bisogno altrui, ben presto rischieremo di morire tutti di sete."
Potremmo fare diversamente?
Forse. Tenere però a freno il nostro istinto, abituato all'egoistico tornaconto, richiede ben altre condizioni che, il momento che viviamo, rende ancora più difficili.

Un saluto. Maxemil
maxemil is offline  
Vecchio 18-01-2004, 13.49.04   #5
rodi
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 07-05-2003
Messaggi: 1,952
Re: in merito...

Sottoscrivo una parte che trovo essenziale:

"quanto più siamo in grado di capire che il nostro bene è legato a quello altrui, più siamo propensi al bene; in caso contrario (che è quello che riesce più facilmente) ci facciamo e facciamo soltanto danni."

"se ognuno continuerà a portare acqua al proprio mulino senza interessarci del bisogno altrui, ben presto rischieremo di morire tutti di sete."

Quale che sia il modo di portare avanti questo concetto, ognuno interviene dove, come può e tenendo conto di quelle che sono le proprie caratteristiche.

Ti chiedi:

"se ognuno continuerà a portare acqua al proprio mulino senza interessarci del bisogno altrui, ben presto rischieremo di morire tutti di sete."
"Potremmo fare diversamente?
Forse. Tenere però a freno il nostro istinto, abituato all'egoistico tornaconto, richiede ben altre condizioni che, il momento che viviamo, rende ancora più difficili."

Non credo che si debba ritenere valido solo il 'riuscire', ma già il 'tendere'.

E' un passo , a mio avviso, molto importante perchè spesso ci si ferma di fronte all'enormità dei problemi, sapendo di non poter riuscire.

Oppure si cerca la 'soluzione', quella che trova risposta nel riscontro diretto e si cerca di far troppo e subito.

Trovo più realistico il procedere per gradi, ognuno in base alle proprie possibilità.
Tanto l'equilibrio globale è dato da fattori così imponenti che un singolo individuo, da solo, non può risolvere nulla.
Può molto, forse, ma non tutto.

E tanti danni si fanno in buona fede proprio per l'incapacità ad arrenderci a questa realtà così evidente.

Cosa ne pensate?
rodi is offline  
Vecchio 18-01-2004, 16.31.26   #6
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
il bene e il male, il mio e il tuo

Citazione:
Il bene e il male, il giusto e l'ingiusto invece riguardano il nostro comportamento e implicano il rapporto con gli "altri";
Citazione:
"quanto più siamo in grado di capire che il nostro bene è legato a quello altrui, più siamo propensi al bene; in caso contrario (che è quello che riesce più facilmente) ci facciamo e facciamo soltanto danni."

forse è una questione di educazione, quella che fa introiettare che "il mio bene è legato a quello altrui".
questo può anche essere vero per una persona sensibile, ma non per chi cerca il massimo guadagno personale: in questo caso il mio bene coincide (eh, va bè! non si può mica avere tutto dalla vita!) con il male degli altri.
che in effetti è la visione dominante.

l'homo oeconomicus è assolutamente imprevidente: disbosca il mondo pensando al suo guadagno, senza pensare ai posteri (e chè gli cambia un miliardo in più o un miliardo in meno?!).


Citazione:
dipendono soltanto dalla nostra capacità (troppo spesso scarsa) di riuscire a dimostrare la nostra limitata intelligenza.

non riesco a capire in che senso, puoi spiegarlo?


un grado alla volta si arriva a 360

Citazione:
Trovo più realistico il procedere per gradi, ognuno in base alle proprie possibilità

spostando ognuno un granello possiamo spostare una montagna.

ciao
r.rubin is offline  
Vecchio 18-01-2004, 17.54.34   #7
rodi
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 07-05-2003
Messaggi: 1,952
Forse dipende dal significato che diamo a 'nostro bene'.

Personalmente non sono per una filosofia di vita che porti a non guardare gli aspetti pratici, ma alcune volte il danno viene fatto per garantirsi un superfluo che va oltre il godibile.

Non riesco a vedere il senso di questa cosa e non credo che sia solo un problema di educazione.

Il mio istruttore di scuola guida mi invitava sempre a non guardare solo la macchina che mi precedeva, perchè secondo lui non era il modo migliore per destreggiarsi nel traffico.
Di avere una visione d'insieme un po' più ampia, non troppo perchè avrei finito per tamponare, ma sufficiente per svicolare un po'.

Qualcosa del genere rapportato al vivere civile.
Anche se non so definirlo meglio.
rodi is offline  
Vecchio 19-01-2004, 11.54.07   #8
maxemil
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Data registrazione: 13-01-2004
Messaggi: 96
x rubin

Quella che misuriamo solitamente con il nostro famoso QI non è intelligenza, ma scaltrezza. In un'altro mio intervento, dicevo (argomento "cultura e società" dal titolo "istinto e ragione") di trovarmi d'accordo con chi definiva l'umanità "molto Habilis, poco Sapiens e niente affatto Intelligens". Infatti, siamo così Habilis da credere di poter spacciare per intelligenza la nostra innata capacità di saper piegare al servizio del nostro istinto la più piccola manifestazione di "vera intelligenza".
Se "intelligente è colui che è in grado di imparare e di capire", cosa abbiamo imparato e capito fin'ora? Come andare su Marte mentre imperterriti continuiamo a distruggere il nostro pianeta?
L'unica forma di "vera intelligenza" è di saper distinguere se il nostro comportamento contribuisce a "farci del bene" invece che portarci all'autodistruzione e soprattutto...ad agire di conseguenza!
Come prendere dei provvedimenti se non siamo ancora in grado di capire il perchè continuiamo impassibili a "farci del male"?
Le risposte "non soffiano nel vento" perchè così ci piace pensare;
ma stanno...chiuse a chiave nei nostri cassetti.
Quando avremo il coraggio di aprirli, "forse" riusciremo a capire che "vera intelligenza è soltanto tutto ciò che riesce ad attingere alla fonte della saggezza".
Quale seguito abbiamo dato a chi ci consiglia da millenni: "Gnoti seautòn" ovvero "conosci te stesso"?
Siamo capaci di scandagliare con i telescopi ogni angolo dell'universo ma quando si tratta di indirizzare la più piccola delle lenti verso il nostro intimo...fuggi fuggi generale, e per chi avesse il coraggio di provarci, la prospettiva è quanto meno...l'isolamento. (Quando si è fortunati, altrimenti finisci nel W.C. e "good bye my darling!")
Molto più facile andare allora nella stessa direzione dove vanno tutti (...non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e nessuno è più cieco di chi non vuol vedere) e cioè "dove ci porta il cuore"; lasciamoci ancora guidare dal nostro poderoso istinto votato al "mors tua vita mea" continuando a cantare "finchè la barca va...", ma almeno smettiamola ipocritamente di definirci intelligenti e di "voler credere" che vogliamo il bene dei nostri figli, quando invece facciamo del tutto per lasciargli in eredità "una pattumiera maleodorante", illuminata da un pallido sole malato e rallegrata soltanto dalle "fotoricordo" di tutte le forme viventi che "intelligentemente" avremo estinto.
P.S.
In quel cassetto c'è anche scritto:"Il nostro cosiddetto progresso, sarà soltanto la continua dimostrazione che stiamo trovando il miglior modo di darci la zappa sui piedi."

Buona settimana a tutti. Maxemil
maxemil is offline  
Vecchio 19-01-2004, 12.31.27   #9
r.rubin
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Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
parli al "noi" ("riusciremo a capire", "farci del bene"), e posso capirti: come non essere d'accordo?

fatto sta , comunque, che quel "noi" è realisticamente nella mente di pochi, e pochi pensano alla futura "pattumiera maleodorante", perchè nel frattempo preferiscono godersi la lussuosa luccicante villa.

andremo su marte...pian piano, per me, ci si prepara allo sbarco in massa su altri pianeti: d'altronde l'intelligenza umana permette di dissanguare tutto ciò che gli capita a tiro, ma anche di trovare sempre nuove cose da dissanguare...
r.rubin is offline  
Vecchio 19-01-2004, 17.13.13   #10
Lord Enrico
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Data registrazione: 12-01-2004
Messaggi: 79
L'uomo doveva essere un ospite della terra, invece.. è diventato un parassita, un parassita per il mondo e per se stesso.

Il detto "sbagliando si impara" non è mica tanto vero. "sbagliando si impara a sbagliare sempre di piu'" cosi' dovrebbe essere..

Da sempre l'uomo pensa al suo piacere personale, piacere fisico per di piu' non essenziale ma superfluo, dannoso e eccessivo.
Nella disperata ricerca della sua povera ricchezza non ha il tempo per fermarsi e pensare "cosa sto realmente facendo?"
Lord Enrico is offline  

 



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