Cara Mary, condivido le tue riflessioni, anche in proposito al fatto che “l’amore non fa nulla” se per fare intendiamo un agire ‘materiale’ nel senso di basso di cui poter rendere misura e conto. E che esso non può essere imprigionato in alcuna speculazione razionale, che sia di natura intellettuale o religiosa.
Ma ci sono delle sfumature, secondo me.
Walsch quando propone l’interrogativo “Cosa farebbe adesso l’amore” lo fa riferendosi a quei momenti o situazioni della vita in cui ci troviamo a dover fare delle scelte che riguardano non soltanto noi stessi, ma soprattutto chi amiamo. Chiedersi cosa sceglierebbe l’Amore stesso se fosse al nostro posto non ci apre di fronte semplicemente un ventaglio di possibilità da valutare in termini di convenienza, ma ci spinge ad uscire dal piccolo mondo del nostro egoismo per diventare “amore” noi stessi, non considerando in primo luogo i nostri bisogni e i nostri desideri, nemmeno nei momenti di crisi, ma il bene più alto, i sentimenti più elevati, e a scegliere di agire di conseguenza.
A parte Walsch, comunque, l’amore credo non si limiti ad esistere. E’ vero che è un sentimento ‘semplice’ perché sta alla radice stessa del nostro esistere. In questo senso è semplice come lo sono gli elementi naturali, la terra, l’aria, l’acqua e il fuoco. E come questi il suo movimento di continua crescita e trasformazione non ci permette di possederlo, di legarlo a noi, proprio come l’anima amata.
Ma le scintille dell’amore non sono quelle che brillano nell’oscurità è si spengono. Sono le scintille che incendiano. Bruciano, illuminano, riscaldano. E a volte scottano. Così come l’amore può anche far soffrire. Non penso che l’amore ‘non faccia nulla’: esso è la forza che porta a compiere scelte veramente libere, e di accettare tanto la gioia quanto il dolore che ne proviene come esperienze ricche di significato per il personale cammino di crescita di ognuno di noi.
A presto!
Anne
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