secondo me è più facile morire che soffrire.
Vedi basta lasciarsi andare all'inedia, all'alcool, al suicidio, all'anoressia, al non aver più voglia di vivere, quindi lasciarsi morire senza reagire.
Il soffrire per crescere, per maturare, per farsi le "palle" e continuare la ns. strada ritengo che non sia un percorso per pochi eletti, ma anzi, ritengo che tutti lo facciano perchè "o mangi questa minestra o salti dalla finestra" non conosco le percentuali dei suicidi, ma non credo che superino le nascite o l'alzamento dell'età statisticamente mortale. Forse è che quando si arriva ad una rottura di palle della propria esistenza non si ha nemmeno più voglia di ricominciare o continuare perchè spesso ci si pone le domande "ma chi me lo fa fare?" "ma cambierebbe qualcosa?" "ormai". E' quell'"ormai" segno di rassegnazione del nostro nn voler più continuare un'esistenza, a ns. avviso, non più vivibile perchè riteniamo di non avere più obiettivi da ragiungere, e questo è un male, secondo me, ma non hai più voglia di combattere, di costruire, di sbatterti ecc.ecc., quindi non hai più voglia di "soffrire" per crescere, maturare.....non te ne frega più niente. Allora la cosa più semplice è......non continuare, mollare.
Non sò perchè, ma a me viene spontaneo pensare che, la paura della sofferenza o della morte sia veramente legato all'età: quando si è giovani si ha paura di morire, ma non di soffrire perchè ti stai creando un qualcosa, ma ad un'altra età non te ne frega più niente della morte quello che hai avuto hai avuto, ma ti frega invece di non dover soffrire e "per chi? per che cosa?". Non sò questo è il mio pensiero e personalmente ho ancora una gran voglia di fare, di imparare, di sentirmi viva. Non ho paura della morte e non ho paura di dover soffrire ancora per il raggiungimento di un fine che mi sono prefissa, ma a volte mi sento stanca.
Sarà forse per la mezz'età?