Citazione:
Originalmente inviato da LeggereDeleuze
Salve a tutti.
Ultimamente mi sono appassionato di filosofia analitica, e dopo aver seguito un corso su Frege mi rimane un dubbio. Che ruolo ha l'indicibile nella sua filosofia? In un certo senso il suo Begriffschrift, il suo linguaggio formale, voleva avere una funzione normativa e delimitare il senso dal non sense. Notiamo però la divisione fatta sucessivamente da Wittgenstein tra nonsense e insensato (Unsinn e sinnlos). C'è un corrispettivo dell'insensato in Frege?
Mi rimane il dubbio sopratutto per via del fatto che mentre per Wittgenstein insensate sono, ad esempio, le frasi della logica (come le chiama nel Tractatus, ovvero: tautologie e contraddizioni), per Frege non si tratta di leggi del tutto formali ma di un vero e proprio gruppo di conoscenze, e quindi sensate nel senso di Wittgenstein. C'è, per Frege, dell'indicibile che si mostra?
Ciao a tutti
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Le tre tesi fondamentali di Frege sono:
- definizione del significato nelle condizioni di verità
- composizionalità delle lingua
- carattere non psicologico del significato
Uno degli scopi fondamentali di Frege era cercare di dare al linguaggio caratteristiche di scientificità.
Quindi pone il problema della veridicità dei nostri enunciati che si risolvono in un rapporto segno-significato e propone di introdurre la nozione di senso.
Il senso è il pensiero espresso dall’enunciato , la denotazione è i valore di verità.
Il senso per Frege deve essere oggettivo per costruire un comune patrimonio scientifico.
Il principi odi composizionalità nell’argomentazione (sin und bedentung) a favore dell’idea che la denotazione di un enunciato dichiarativo sia il suo valore di verità.
Russell rifiuterà l’idea che vi possano essere enunciati sensati, ma privi di valore di verità: ogni enunciato dichiarativo che abbia senso deve risultare o vero o falso.
Wittgenstein riprende la distinzione fra senso e denotazione, ma per lui i nomi hanno solo denotazione e non senso riferendosi direttamente ad oggetti, mentre ciò che ha senso è l’enunciato dichiarativo.
E’ caratteristica di Wittgensteing l’idea che la forma logica degli enunciati sia “indicibile”:ciò consegue dal fatto che la forma logica di un enunciato deve coincidere con la forma logica dello stato di cose raffigurato. Questo lo porta verso una concezione della logica fatto di tautologie, enunciati sempre veri in virtù dell’uso che viene fatto dei connettivi logici che “mostrano” e non “dicono” la logica del nostro linguaggio.