ciao aggressor, grazie a te del commento..
riporto alcune tue frasi:
-Dire che amo perché il corpo mette in circolo degli ormoni, o che il corpo mette in circolo degli ormoni perché amo è la stessa cosa; dalla prima frase sembra di fare del riduzionismo, ma quella sensazione o quell'ammasso di atomi in movimento hanno lo stesso fondamento ontologico, cioè originariamente rivelano una sensatezza e un tipo di relazione possibile che è il frutto di una natura che può essere rappresentata in vari modi.
In questo senso secondo me l'uomo non è solo un ammasso di cellule, l'uomo è calato nella soggettività di questo ammasso di cellule e ne è il fondamento, come lui stesso è fondato da loro-
qui sono d'accordo con te. Noi siamo tutto questo infatti. Ma siamo anche di più. Cioè, la mia critica sta proprio nel sottolineare che non è più possibile oggi, filosoficamente parlando, cercare di inquadrare l'essenza dell'uomo in un solo frammento di ciò che esso può essere. La nostra essenza, infatti, seguendo il pensiero di Heidegger, è nella possibilità di capire tutte le nostre possibilità, tutte le possibili frammentazioni, in quanto abbiamo LA possibilità di cogliere la nostra più originaria essenza: è quella con la relazione con l'essere, cioè con la possibilità, unica solo per gli esseri umani, di dare fare avere senso, significazione, comprensione.
questa nostra peculiarità ci mette in condizione POI di sviscerare qualsiasi tipo di pensiero. Ma primariamente la nostra essenza umana sta in questa possibilità.
E l'etica originaria di cui parla Heidegger è questo atteggiamento di essere consapevoli primariamente delle essenza.
Della nostra essenza, del rapporto con l'essere, con quell'affermare su tutto dicendo ''è'' di cui spesso ci si può dimenticare, perchè ci sembra così ''ovvio'' poterlo dire, poterlo fare..
Nella consapevolezza della nostra essenza originaria acquisiamo quell'ethos, quel modo di abitare il mondo in cui si può cambiare atteggiamento. Subentra una responsabilità data dal fatto che tu, uomo, hai senso del mondo, hai e dai senso a ciò che è nel mondo, e così facendo, non puoi andare consapevolmente contro le essenze di ciò che incontri, con il senso, nel mondo..
ti faccio un esempio direttamente da Heidegger (sintetizzando moltissimo..!).
Sul problema della tecnica Heidegger ha scritto molto. Già ai suoi tempi egli si chiedeva dove avrebbe portato la tecnicità sfrenata, (pensa alla bomba atomica, all'industrializzazione senza rispetto per l'uomo, allo sfruttamento incondizionato delle risorse naturali, ecc) senza essere pensata nella sua essenza e affrontata col giusto approccio.
(se vuoi leggere: LA QUESTIONE DELLA TECNICA in SAGGI E DISCORSI- Heidegger).
Bene, la sua analisi -ancora attualissima- mette in luce due cose fondamentali:
che la tecnica rientra sempre nella relazione uomo -essere. La tecnica è anch'essa ''data'' dall'essere, cioè da questa relazione. Il problema è che se l'uomo vive nella dimenticanza di tale relazione (nell'oblio dell'essere, dice Heidegger) questa è ''agita'' senza pensarla sufficientemente.
Se l'uomo si accorge che essa può diventare anche un pericolo, al massimo cerca ''regole etiche'' per contrastare gli estremismi. Ecco, qui sta un altro punto: se invece di ''combattere'' la tecnica, presa nell'accezione di ciò che essa mostra di incongruente con la vita umana, si cerca di coglierne l'essenza potremo avere un rapporto più adeguato con essa. Ed esperirla nella sua totalità.
Noi possiamo avere,dare e fare senso anche senza essere consapevoli di ciò.
Avviene così , allora un'esistenza vissuta nella inautenticità di ciò che siamo..
Riporto un passaggio dall'opera che ti ho citatato:
''La minaccia per l'uomo non viene anzitutto dalle macchine e dagli apparati tecnici, che possono avere anche effetti mortali. La minaccia vera ha già raggiunto l'uomo nella sua essenza. Il dominio dell'im-posizione [della tecnica] minaccia fondando la possibilità che all'uomo possa essere negato di raccogliersi ritornando in un disvelamento più originario [in una consapevolezza della sua essenza] e di esperire così l'appello di una verità più principiale. [..] Fino a che pensiamo la tecnica come strumento, restiamo anche legati alla volontà di dominarla.''
Anzichè un uomo che può tutto, che arriva a ''darsi un'essenza'' partendo dal contingente, anzichè la volontà di dominio, c'è una ''proposta'' ben precisa: un atteggiamento (un ethos) più originario, che considera l'uomo come colui che avendo questo privilegio (l'apertura all'essere) può vivere autenticamente, consapevolmente la sua essenza, di ciò che è, di ciò che fa ecc, e, nello stesso modo anche quella del mondo.
...intanto interrompo qui sperando di averti dato qualche indicazione più chiara...
p.s. sono grazina no graziana..!