Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
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Naturalmente un punto di vista sull'argomento non può essere contenuto in un mesaggio, che, per quanto esteso, non può essere sufficientemente argomentato ed articolato...
Comunque, io credo che il senso complessivo del mio personale orientamento possa essere bene esemplificato dalla seguente osservazione (che parafrasa l'argomento di un celebre biologo): oltre il cervello umano, l'evoluzione ha saputo creare una più avanzata e straordinaria finestra conoscitiva ed intellettuale sul mondo, ossia l'interazione creativa e molecolare di una molteplicità di atomi pensanti.
Non è la metafora della rete, ovviamente, ma di quel cooperare, inconscio, ma coordinato, di conclusioni che divengono premesse, strumenti, di giochi e artifici che divengono il terreno su cui poggiano solidi edifici concettuali e sperimentali.
Di tutto ciò, insomma, il cui senso epistemologico diviene storicamente determinato solo a posteriori, all'insaputa di ciò che gli ha dato forma e con una sorta di ragionevole imprevedibilità.
Il caso Newton, capace di elaborare in prima persona uno strumento matematico nuovo (il calcolo infinitesimale) allo scopo specifico di articolare in un ragionamento logicamente adeguato il proprio ordine del mondo, rappresenta insieme una straordinaria novità e l'espressione estrema dell'antichità.
Del pensiero scolastico egli è allo stesso tempo devastatore ed erede. Egli devasta la preminenza del modello e della deduzione, rispetto al dato osservativo: non ne rovescia il rapporto, ma dalla sua opera in avanti i modelli del mondo saranno sempre più degli "strumenti d'uso" percepiti come utili e transitori, come "rappresentazioni" del mondo e non come archetipi interpretativi della realtà.
Allo stesso tempo egli eredita, conferma e tramanda l'ultima visione "sistematica" dell'universo fisico, dove tutto, strumenti osservativi, dati empirici, metodologie di indagine e di descrizione, logica ordinatrice interna, si conformano ad un insieme armoniosamente perfetto che si rispecchia e si conferma in ciascuno di quegli aspetti.
Io direi che l'edificio newtoniano assomiglia ad un prisma euclideo, mentre la scienza contemporanea ha un aspetto disarmonico e curvo, proteiforme e solo topologicamente unitario.
Il sistema newtoniano è l'apice dell'operare di un cervello solitario.
Nello stesso arco di anni Leibniz elaborò lo stesso sistema di calcolo e, a quanto pare, del tutto indipendentemente da Newton.
Ma quella che per Newton fu invenzione, per Leibniz fu una scoperta.
Molto del pensiero leibniziano discende e mette capo alla suggestione ed alle impressioni che suscitò in lui l'affondare lo sguardo nelle viscere del senso che rappresentava quel metodo matematico.
Per Newton strumento di calcolo, adeguato ed adatto, per Leibniz "immagine" potenzialmente rivelatrice di intime e nascoste prospettive della realtà, di schemi in cerca di pensiero.
Ecco, io credo che quest'ultimo risulti oggi assai più "interrogabile" del primo e non a caso molta della riflessione logica leibniziana torna a riproporsi al dibattito contemporaneo.
Noi viviamo in un'epoca che da poco più di ottant'anni ha scoperto che i numeri complessi, creati dalla fantasia geniale di Cardano, determinano misure concrete e prevedibili nel mondo microscopico e, in qualche modo, formano pilastri nella nostra immagine della realtà.
Mi ha sempre impressionato l'affermazione di Kant che, rivolto ai suoi critici detrattori, diceva suppergiù: cari amici, voi sostenete che questo che io affermo è in realtà già stato detto da Leibniz, quest'altro da Wolff, quest'altro da Spinoza...Ma come la mettete col fatto che fino ad ora nessuno se ne fosse accorto ? Non nego che nelle pieghe delle loro opere tutto ciò fosse contenuto, ma se oggi esso acquista tale senso e tal altro non è, forse, per effetto della mia opera...?
Ecco, io penso, in sintesi, che la logica analitica non esprima molto di più che la traduzione, in termini di organizzazione formale del linguaggio, di aspetti della struttura citoarchitettonica della corteccia cerebrale e delle connessioni fondamentali con i nuclei profondi del telencefalo.
Allo stesso modo, del resto, una riduzione all'essenziale organizza in forme euclidee le afferenze visive a livello di corteccia occipitale, mentre all'origine retinica gli impulsi obbediscono a dinamiche caotiche e a regolarità frattali.
La Ricerca, al contrario, non soffre della limitazione di binari e percorsi biologicamente tracciati, poichè oggi si sviluppa attraverso l'interiorizzazione di una moltitudine viva e brulicante di immagini scientifiche.
E tutte queste, poichè stanno tra cielo e terra, appartengono al dominio dell'esistente.
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