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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
16-09-2010, 10.05.14 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: Conoscenza e coscienza: esistono differenze?
Citazione:
Faccio riferimento a tutto il tuo post, anche se stralcio solo una parte di essa (che mi sembra il concentrato del tuo pensiero). Non può esistere un'informazione “potenziale”, esiste invece il riconoscimento dell'informazione. Spiego il motivo: Riconoscere l'informazione significa avere i codici di riferimento per decodificare l'informazione (come era l'esempio di un pc in mano ad un uomo del 600'). Ma i codici di riferimento sono altra informazione e devono, per analogia, esistere altri codici di riferimento per decodificare i codici di riferimento e così via. Alla fine ti ritrovi al riconoscimento dell'informazione in modo diretto senza codici di riferimento e quella è la coscienza. Quindi se la coscienza fosse illusione anche l'informazione lo sarebbe in quanto la coscienza sarebbe il primo codice (un codice per il momento senza codice,che chiamo conoscenza autoreferenziale) per riconoscere l'informazione. Il “riconoscimento” è conoscenza. Noi non conosceremmo nulla se non riuscissimo a “riconoscere”. La teoria della conoscenza si rifa ad alcuni procedimenti riconoscitivi. Per esempio quello descrittivo. Posso descrivere la tua gatta in modo tale da poterla riconoscere tra centinaia di gatte. Ho, in questo caso, una conoscenza della tua gatta che si rivela tale se riconosco effettivamente la tua gatta e non un'altra. Se io non riconoscessi la tua gatta non potrei dire di conoscere la tua gatta. Come vedi il primo codice per riconoscere l'informazione è la coscienza che non si avvale di alcun codice e lo status è il riconoscimento. Quindi se non fossi cosciente della descrizione della tua gatta non potrei riconoscere la tua gatta. Importante (perchè spesso, anzi sempre, la si prende come prima regola) non è la descrizione (o altro) la nostra fonte di conoscenza ma è la coscienza, l'unica in grado di riconoscere la descrizione. Per questi motivi coscienza e conoscenza non possono essere scissi. Cosa sia la tua gatta prima della nostra conoscenza-coscienza? Come direbbe Odifreddi: anche se questa fosse una domande sensata non avrebbe risposta. Io ne ho date un paio. Tutto è illusione, compresa la tua gatta, oppure al di fuori della mia conoscenza-coscienza esiste una conoscenza-coscienza universale che giustifica quel mondo oggettivo a cui ci sembra di appartenere. |
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10-10-2010, 11.51.27 | #13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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visione cieca
Visione cieca:
Tratto da: Vilanur S. Ramachandran “Che cosa sappiamo della mente” "Il messaggio proveniente dalla retina raggiunge il nervo ottico e si biforca in due vie: i due principali sistemi visivi del cervello. La prima via, filogeneticamente più arcaica, attraversa il collicolo superiore, una struttura del tronco cerebrale, la seconda, filogeneticamente più recente e più evoluta, va alla corteccia visiva nella parte posteriore del cervello. La via recente alla corteccia cerebrale visiva presiede al riconoscimento degli oggetti, la via arcaica ci consente invece di localizzare gli oggetti spazialmente nel campo visivo e di allungare la mano per prenderli o girare i bulbi oculari per guardarli. Che accade dunque se si verifica una lesione alla corteccia visiva mentre resta intatta la via arcaica al collicolo superiore? Quello che accadde a G.Y., paziente di Larry Weiskrantz e Alan Cowey ad Oxford, che dimostrò apparentemente paradossale possibilità della visione cieca. “Un soggetto con lesione alla corteccia visiva destra, quando guarda davanti a sé, è completamente cieco a tutto ciò che si trova a sinistra del suo naso (cioè al campo visivo sinistro). Quando visitò il paziente G.Y., affetto da questo disturbo, Weiskrantz notò un fenomeno molto strano. Gli mostrò un punto luminoso nella regione cieca e gli chiese cosa vedeva. Com’era prevedibile, G.Y. rispose “Niente”. Allora Weiskrantz gli chiese di allungare la mano per toccarlo. “Ma se non lo vedo come posso sapere dov’è?” replicò il paziente. Weiskrantz lo invitò a tirare a indovinare e, con grande stupore, vide G.Y. indicare con precisione il punto luminoso non percepito consciamente. Dopo centinaia di prove risultò che “indovinava”con un quoziente del 99%, benché ogni volta affermasse di indicare a caso e di non sapere se ci prendeva o no. [...] Come può una persona indicare e toccare una cosa che non vede? [...] La risposta, in realtà, è ovvia. G.Y. ha una lesione alla corteccia visiva, cioè alla via recente, che lo ha reso cieco. Ma conserva la via arcaica che gli permette di localizzare l’oggetto nello spazio per poi trasmettere il messaggio ai centri superiori encefalici nei lobi parietali, i quali guidano con precisione il movimento della mano verso l’oggetto invisibile”. [...] Piu recentemente (2003) il caso di un uomo chiamato TN che cammina (pare sia stato filmato) in un lungo corridoio pieno di ostacoli che, pur essendo “cieco”, evita con l'abilità di una persona “vedente”. TN ha occhi che funzionano alla perfezione, ma la sua corteccia visiva non riceve più segnali. Quindi TN è cieco nel senso che non ha la consapevolezza di ciò che i suoi occhi vedono. In questo modo ho mostrato, in modo abbastanza clamoroso, la differenza che passa tra un meccanismo puro, e lo stato di coscienza. Sono due cose completamente differenti. Infatti anche altri animali “vedono”, non è detto però che abbiano coscienza di quel che vedono. Avere coscienza è quindi equiparabile alla conoscenza. Infatti uomini come TN che G.Y. non potrebbero "vedere" gli ostacoli, cioè non hanno la conoscenza degli ostacoli. Le uniche cose che riuscirebbero a raccontare sarebbero le loro camminate. Se non fossero però coscienti nemmeno di loro stessi mentre camminano, probabilmente potremmo dire che camminerebbero senza saperlo, ovvero senza la conoscenza di se stessi e del mondo. |