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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
25-03-2010, 12.00.11 | #6 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo
Citazione:
volevo invece capire se neghi la possibilità di una consapevolezza dei propri gesti non compromessi da pulsioni inconsce.. |
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25-03-2010, 12.28.49 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo
Citazione:
Se la ritieni molto piu interessante la prima allora alla tua domanda: In pratica: perché dare una ragione a tutte le cose, ostinarci a trovare una condotta di vita, quando semplicemente non ci potrebbe essere nessun 'senso'? si può rispondere così: ci ostiniamo a dare il senso alle cose perché serve a qualcosa in chiave evolutiva anche se non c'è alcun senso. Ora potremmo passare al punto B: a cosa serve, evolutivamente parlando, dare un senso alle cose quando semplicemente la riteniamo inutile? |
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25-03-2010, 16.27.05 | #8 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 25-03-2010
Messaggi: 1
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo
Vorrei anche io entrare nella discussione cercando di dare un valido contributo al tema molto ampio del Senso del Mondo. In effetti la filosofia altro non è che trovare un senso alle cose. A me sembra che gli uomini abbiano da sempre dato un senso alle cose per orientarsi nel mondo, un pò come dei cartelli stradali, essi sono quindi veri in assoluto ma li utilizziamo finchè funzionano. Inoltre la vita umana sarebbe davvero triste e orribile senza le numerose "illusioni" che noi creiamo e che la famiglia, le varie istituzioni e la tradizione ci tramandano. Si potrebbe discutere sul fatto che come mai mutano nel tempo e nello spazio e ognuno guarda il mondo in modo diverso.
Per rispondere a tale quesito penso che Kant sia illuminante, nella prima critica, afferma come tutte le nostre conoscenze si fermano al mondo della rappresentazione, ai semplici fenomeni, la cosa in sè e per noi un mistero. Quando guardo una ragazza ad esempio, pure se la conosco da anni, non saprò mai cosa sta pensando nella sua testa, potrei immaginarlo ma non potrò mai avere una certezza razionale. Quindi a me pare che il mondo intorno a noi sia un magma, che continuamenti mostra forme diverse, questo fa si che ci siano tante interpretazioni diverse. Così come la lettura di un testo o la visione di un film rimane sempre un esperienza unica, diversa dalla seconda o dalla terza. Oppure pensiamo all'artista che attraverso le metafore riesce a cogliere connessioni incredibili ai più e riesce a far condividere a tutti la sua visione tramite la pittura, la musica e le tante discipline artistiche. Ritornando alla morale essa deve essere utile alla vita e non viceversa insomma deve essere una valida cartina capace di orientarci ricordando che i vari precetti sono solo convenzioni. Una cartina che ha come principio il rispetto della vita. re a questo è chiaro che bisogna uscire dalla filosofia e abbracciare altre discipline come farà Nietzsche inaugurando appunto il metodo genealogico, mostrando che ogni morale è frutto di lotte di potere di una particolare genere di persone. I nostri giudizi di buono e cattivo nascono non dal fatto che una cosa sia utile o meno ma bensì dallo scontro tra la morale dei Nobili (emblema di questa classe sono I Romani) e quella degli schiavi (gli Ebrei). La morale del nobile era caratterizzata da un si profondo alla vita, alle passioni, senza l'incubo del peccato perchè erano forti e virili e reputavano cattivo tutto ciò che era diverso da loro; gli schiavi che sono poi i vari svantaggiati della vita erano invidiosi ( il termine tecnico utilizzato da Nietzsche e ressenteiment che è qualcosa di più del semplice risentimento) solo che non potevano ribellarsi al potere dei nobili con la forza ma lo fecero tramite la Religione e una nuova morale che era l'esatto opposto della morale dei nobili. E' la morale poi Cristiana, fondata sul peccato, rifiuto dei sensi, la castità, insomma tutti questi diventano valori che hanno come fondamento il mito del peccato originale. Nella religione romana non c'è nulla di paragonabile. Siccome poi come sappiamo i Romani si convertirono al cristianesimo, gli schiavi riuscirono così a vincere, con una sublime strategia, i loro sfruttatori: non annientando i loro corpi ma mutando le loro anime, attraverso la conversione. Ed oggi questa morale continua ancora oggi anche se oggi tramite la scienza comincia a vacillare. Infatti il sapere scientifico ad esempio la fisica non si chiede il perchè funziona così una legge ma il come funziona. Insomma toglie il senso al mondo ed è quindi la vera causa del nichilismo e secondo alcuni filosofi che io condivido ( almeno per il momento) è la causa dei vari totalitarismi del 900, dei campi di concentramento e dello scoppio della bomba nucleare a Nagasaki e Hiroshima. Inoltre la scienza dimentica quando affermava Kant all'inizio di quanto dicevo, ossia che essa non potrà mai cogliere la realtà in sè ma essa si ferma ai fenomeni e quindi impone un unico modo di vedere il mondo. Per concludere penso che la Vita sia il principio a cui si devono basare le varie morali che danno un senso al mondo, ma la vita "vera" (non le questioni sull'aborto e la fecondazione assistita come fa oggi il Vaticano) quindi negare sempre ogni guerra ogni assassinio e ogni sfruttamento. Chiudo lanciando questa domanda che vorrei che qualcuno potesse rispondere. Ma allora perchè esistono le guerre nonostante fin dalla nascita ogni uomo è stato educato, in Chiesa a Scuola in Famiglia tramite i mass media, a non uccidere? Perchè esiste lo sfruttamento dell'uomo su un altro uomo? Perchè molti uomini sono ridotti a bestie nonostante tutte le religioni e il diritto ci dicono che ogni uomo è un essere razionale e quindi va rispettato ? La colpa penso alla fine che sia del nichilismo economicista e scientista che ha ridotto l'uomo a merce e non ad essere "infinito", un semidio, come era caratterizzato e descritto nel Rinascimento Italiano da filosofi come Ficino e Giordano Bruno. Bisogna lottare quindi contro il nichilismo e ridare valore alla vita. Spero di accendere la discussione e di non aver annoiato nessuno ma questa è una materia, la filosofia morale, che mi interessa molto non solo come hobby, ma anche professionalmente. |
27-03-2010, 15.54.43 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo
Citazione:
La consapevolezza è la conoscenza interiore e la realizzazione di sé, senza avvalersi di risposte preconfezionate o ideologiche, rinunciando all'indossare maschere,corazze. Assumiamo alcune idee di noi stessi, schemi assorbiti da famiglia, scuola, chiesa, mass media, ma sappiano veramente tutto di noi? Dobbiamo ritornare a noi stessi, fuori da distorsioni culturali, timore di non essere accettati; occorre sforzarsi di capire i nostri giochi e autoinganni,spesso giacenti sotto soglia di coscienza. Essere coscienti di tutto ciò che riguarda le nostre azioni, scopi, valori e obiettivi al meglio delle nostre capacità, indipendenti da occulti condizionamenti. Il filosofo non può ignorare il già detto, il già scritto, il già riflettuto, fidandosi di esperti, filosofi, scrittori, giornalisti, scienziati, studiosi di assodate competenze. E' ingenua la pretesa di autoreferenzialità che porta alle sciocchezze e incompiutezze. E' vero che le letture vanno assimilate con criticismo, con analisi testuali , confronti,connessioni, sintesi. Strada per un'eventuale nostra idea inedita che non sia qualcosa di strampalato e campato in aria. Ogni fatto corrisponde a una teoria ed è inutile sapere tante cose che non stanno esattamente così. E' strano che i nemici della “cultura libresca” (non esiste se non come invenzione dei frustrati delle propria incultura, costretti a svalutare i libri) preferiscano “vivere piuttosto che leggere”, imparare dalla natura piuttosto che dalla carta, e se io invito loro a confrontarsi con me su vissuti fuori rete su ricerche sul campo, ecc. tacciono. Spesso sono tra quei nick che non hanno esperienze dirette della vita perchè troppo immersi nel mondo virtuale, nei frenetici rimandi delle chat. Così sfuggono al mondo reale e la vita sfugge loro dalle mani. |
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27-03-2010, 15.57.02 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: L'uomo che dà un perchè al mondo
Citazione:
In un'epoca di confusione culturale come la nostra un discorso filosofico fedele allo spirito che anima tale disciplina dovrebbe tralasciare le imitazioni accademistiche, certe fraintese reminescenze da manuale scolastico,le ipersemplificazioni e soprattutto i neospiritualismi pertinenti ad altri forum di discussione. La filosofia non si sostiene più sugli assoluti e valori con la maiuscola come Vita, Verità, ecc. che non ci servono per un confronto dialettico. Quindi tralasciamo la “cosa in sè” già giudicata da Kant un argomento inutile e privilegiamo l'unico senso che può avere la vita terrena: tutto ciò che riguarda l'umano, l'uomo singolo esistente e gli scopi soggettivi, personali e a propria misura che ogni individuo si assegna ritenendoli a sé adatti ( “ Diventa ciò che già sei”, disse Nietzsche). Gli astratti sono privi di referenti, come miracolo, magia, fede, peccato originale, credulità. Discuterli porta a fallacie, ad esempio : “Dio esiste , lo dimostra la Bibbia, e la Bibbia è ispirata da Dio”. Chi farebbe oggi un discorso di filosofia con argomenti circolari di tale tipo? L'uomo filosofico autentico pensa, discute, rivede credenze, scrive su contenuti, idee, emozioni. In merito ai valori rimando al concetto nietzscheano della transmutazione dei valori, sempre attuale: rifiuto delle credenze più salde della tradizione culturale e religiosa: il sapere assoluto, la certezza dell'io autocosciente, la fede nella realtà trascendente, l'altruismo. Sono valori non autonomi ma dipendono da chi li considera, spesso imposti da nostre pulsioni come la protezione da passioni e istinti, da autorità e caste non mosse da intenti nobili ma da malafede. Non c'è differenza tra verità e falsità, ci sono solo menzogne da smascherare e ogni verità è interpretazione. Ovviamente Nietzsche per le gerarchie ecclesiastiche è da sempre il massimo dei “cattivi maestri”. Dobbiamo appoggiarsi alle tradizioni? Su ciò che ci hanno insegnato i genitori? Con quali prove? E 'solo una pigra abitudine di pensiero mai revisionato. “Buono e “cattivo”, ma per chi? Se oggi per me stesso ciò che è buono domani può non esserlo, e viceversa. Il vero nichilismo oggi è il collettivismo tecnologico che uccide la creatività individuale; i consumi scriteriati, il profitto e tornaconto come unico parametro di vita,dove la quantità ha preso il sopravvento sulla qualità; la decadenza dell'Occidente ormai alla deriva. Non certo il nichilismo nietzscheano costruttivo e necessario per costruire una nuova società e un oltre -uomo che superi quello umanistico fallito, e non certo il travisato superuomo del nazismo. Per comprendere il mondo vale l'etica del sentimento e della compassione e non le retoriche buonistiche e ipocrite. La differenza sta tra chi pensa e chi non pensa, ma oggi l'uomo che non affronta argomenti nel profondo vince: a pensare ci si disabitua sempre di più e risulta sempre più faticoso. Non esiste un sapere autosufficiente: anche la filosofia si deve appoggiare ai metodi della scienza naturale e ai risultati sperimentali ( oggi anche le neuroscienze) per eventuali critiche. Rappresentano l'unica fonte di conoscenze fattuali e solo essi producono la conoscenza dell'uomo e della società. Ben altro è la scienza fittizia, artificiosa, confusa che s'immaginano certi “filosofi”, anche travisando sulle verità assolute. Avere fiducia nella scienza non è scientismo in negativo, tanto più che nessun scienziato ha mai affermato la conoscenza totale e perfetta. Contro la scienza sono le mitologie e la religione. La filosofia è utile se discute sulle condizioni dell'esistenza fondata sulle strutture culturali e sulle pratiche sociali dell'Occidente, altrimenti si tratta d'altro. Richiede di saper di cosa si parla e a nome di chi e cosa; di esporre i fondamenti di ciò in cui si crede, riconoscendo la fragilità di ogni opinione personale. Ci si fidi degli esperti e non del nostro buon senso. Ragionare non è una dote di natura concessa agli eletti dall'alto come illuminazione, ma è un'attività complessa, lenta, riflessiva. saluti |
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