A tutti, un 2009 felicemente noioso!
Questo augurio paradossale mi è venuto in mente leggendo su un giornale il bel pezzo di prosa a firma George Orwell - il noto anzi sempre più noto scrittore progressista inglese (quello della Fattoria degli animali e di 1984) - che si chiedeva se un socialista può essere felice. Forse oggi avrebbe usato un altro termine rispetto a socialista, che è un po’ fuori moda, ma il valore dell’argomento non muta. Perché Orwell osserva che tutti i tentativi di descrivere una condizione di felicità si sono risolti in un fallimento, tutte le utopie positive si sono rivelate poco attraenti, tanto che perfino uno scrittore ricco d’immaginazione come Jonathan Swift, nel descrivere nei Viaggi di Gulliver il mondo utopico dei cavalli intelligenti, si è preoccupato di avvertire che se da loro non ci sono problemi è perché conducono una vita monotona e controllata, libera non solo dai nostri litigi e dal nostro disordine ma anche dalle passioni, compreso l’amore fisico: così che ciò che rimane sembra essere un’esistenza tiepida e poco allettante. E non è solo questione di socialisti e cavalli, perché se si considera la grande letteratura, quella che prospetta scenari metafisici, si può rilevare che il paradiso è un fiasco, mentre l’inferno vi occupa un posto ragguardevole, quasi che evitando parole come estasi e beatitudine sia possibile presentare qualcosa di più interessante. Forse il passo più vitale su questo argomento - precisa Orwell - è quello di Tertulliano, là dove dice che una delle maggiori gioie del paradiso è guardare le torture dei dannati (cosa su cui anche Dante sarebbe probabilmente d’accordo). Insomma, le immagini di eterna beatitudine sono poco attraenti forse perché, quando la beatitudine diventa eterna, il termine di paragone scompare.
E allora, che dobbiamo dire qui, per rispondere agli auguri di tanti amici? Augurare un 2009 felicemente noioso? Ma che bisogno c’è di auguri - oltre quelli che sentiremo attraverso radio e TV dai politici, quelli, almeno, che in questo momento di crolli finanziari, sciagure economiche e fine-mese difficili vogliono farci credere che tutto va bene, che il pessimismo è un’arma brandita dai poveri di spirito e che è meglio capovolgere la bottiglia e vedere che è mezza piena?
Ma noi siamo filosofi, e dobbiamo appellarci ad altri argomenti, anche se, pur rimanendo su questo terreno, temo che abbiate anche voi qualche reprimenda per me, non solo per questo biglietto d’auguri di cui chiedo venia, ma per ciò che una volta ho detto in un forum: che la felicità non c’è e comunque, se c’è, lo sappiamo solo quando non c’è più. Che è felicità dell’anno passato e non del futuro.
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