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Vecchio 08-12-2012, 18.54.29   #11
Il_Dubbio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
Riferimento: Re: Riferimento: Re: il "sapere": come lo definireste?

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
L'ambiguità dei termini

La domanda è ottimistica: presume di trovare termini che per comune consenso hanno per gl' interlocutori lo stesso significato.
Difficile anche chiarendo all'inizio di un dibattito. Denotazioni, connotazioni personali, condizionamenti, pregresse formazioni, ideologie, pregiudizi, livelli culturali, stesse termini che in diversi contesti,discipline, assumono sensi diversi.
Si deve chiarire come premessa di un dialogo cooperativo, se esistono presupposti per accordarsi su una stessa assunzione.
Già la parola “filosofo” assume vari sensi e si applica a persone che hanno diversi obiettivi, ideologie; teorici, pragmatici, idealisti, ecc. si dice che non ci siano al mondo due sole persone che attribuiscono lo stesso significato a un termine. E' vero che sarebbe un'aspirazione ambita e ambiziosa per i filosofi del linguaggio,ma finora non mi risulta siano stati fatti notevoli ricerche.

arsenio


Lo so che è difficile, però qualche termine, giusto per dialogare, dovremmo usarlo. Mi va anche bene rimanere con "colui il quale usa il sapere", solo che la ritenevo troppo lunga. Effettivamente nemmeno questa intera frase delinea il mio pensiero, infatti questa persona senza nome, prima di prendere una decisione, non usa solo il suo sapere, deve anche essere consapevole di non sapere. Quindi il concetto di sapiente ( scelto da me come nome per chiamare questa persona) non esprime soltanto "colui il quale usa il sapere", ma anche colui il quale, oltre a sapere di sapere, sa di non sapere.
Non stavo pensando al filosofo e nemmeno a colui il quale esalta la conoscenza del soprannaturale. Non credo esista una categoria che possa far parte di diritto a quella che ho descritto. Forse quella che oggi si avvicina di più è quella dello scienziato, ma ovviamente non può valere per tutti gli scienziati, perchè esistono anche scienziati ottusi. Ed è questo il pericolo. Se si esalta troppo una "categoria" si può cadere nel tranello di ritenere quella categoria un modello da seguire. Invece non è cosi (o almeno così mi pare) come è vero che non è la scienza a fare lo scienziato, ma è lo scienziato a fare la scienza. Se ci trovassimo infatti davanti uno scienziato ottuso, il pericolo sarebbe di "esaltare" gesta (o azioni) da ottusi. Pericolo che spero ognuno di noi vorrebbe sempre evitare...
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 10-12-2012, 08.49.22   #12
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
Re: Riferimento: Re: Riferimento: Re: il "sapere": come lo definireste?

Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
Lo so che è difficile, però qualche termine, giusto per dialogare, dovremmo usarlo. Mi va anche bene rimanere con "colui il quale usa il sapere", solo che la ritenevo troppo lunga. Effettivamente nemmeno questa intera frase delinea il mio pensiero, infatti questa persona senza nome, prima di prendere una decisione, non usa solo il suo sapere, deve anche essere consapevole di non sapere. Quindi il concetto di sapiente ( scelto da me come nome per chiamare questa persona) non esprime soltanto "colui il quale usa il sapere", ma anche colui il quale, oltre a sapere di sapere, sa di non sapere.
Non stavo pensando al filosofo e nemmeno a colui il quale esalta la conoscenza del soprannaturale. Non credo esista una categoria che possa far parte di diritto a quella che ho descritto. Forse quella che oggi si avvicina di più è quella dello scienziato, ma ovviamente non può valere per tutti gli scienziati, perchè esistono anche scienziati ottusi. Ed è questo il pericolo. Se si esalta troppo una "categoria" si può cadere nel tranello di ritenere quella categoria un modello da seguire. Invece non è cosi (o almeno così mi pare) come è vero che non è la scienza a fare lo scienziato, ma è lo scienziato a fare la scienza. Se ci trovassimo infatti davanti uno scienziato ottuso, il pericolo sarebbe di "esaltare" gesta (o azioni) da ottusi. Pericolo che spero ognuno di noi vorrebbe sempre evitare...


Sono d'accordo sull'uso di una locuzione come “uso del sapere”, dove rimane Socrate l'esempio da seguire: la figura dell'interrogante che sa di non sapere, e non di chi fornisce risposte credendo di avere verità in tasca.

È meta cognizione: conoscere i personali processi, sempre da verificare,per reinquadrare, accrescere,perfezionare, attualizzare il proprio “sapere”.
Saper discernere ambiti e funzioni,metodi, limiti dei diversi “saperi”: scienze della natura sperimentali, scienze dello spirito, loro eventuali cadute negli “scientismi” , “spiritualismi”, ecc.

arsenio
arsenio is offline  

 



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