Riferimento: La fine della storia
Scusa, Lord Kellian, se rispondo così tardi a quello che hai scritto sul tema da me allora introdotto: ma è tale il potere del pensiero filosofico che ci stringe nelle sue spire – e allora chi può uscire dal labirinto che risucchia, neurone dopo neurone, le nostre capacità mentali?
Dunque, fine della storia. Credo che la celebrità che ha acquistato questa vagula blandula (per non dire stultula) affermazione di Fukuyama derivi dal fatto che è stata riferita preminentemente a ideologie politiche-sociali come liberismo e marxismo, e non presa per sé – nel qual caso avrebbe sollevato considerazioni per lo meno più interessanti e forse più filosofiche. Io, per esempio, davanti a un’affermazione come quella, l’avrei presa per un marchiano errore, giudicandola falsa in rapporto alla mia filosofia, che è fondata su due principi riassumibili nei termini “assoluto e storia”. Ma qui andremmo veramente fuori tema, a meno che tu sia religioso e – di fronte agli orrori che ci mostrano giornalmente giornali e TV, non escludi che sia vicina la biblica apocalissi.
Quanto al marxismo ti dirò che l’ho studiato e considerato non tanto dal punto di vista filosofico quanto dal punto di vista…rivoluzionario: sì, come un caso esemplare della “sindrome rivoluzionaria” che io vedevo come parte essenziale della cultura otto-novecentesca, anzi come uno sviluppo grande e terribile della teoria e della prassi di quei due secoli che hanno portato avanti l’ansia rinnovatrice nata col romanticismo, cioè proprio quel bisogno di lasciare la storia dei padri per una nuova storia che, condotto all’estremo attraverso l’arte d’avanguardia, è sfociato in rivoluzioni non più solo artistiche ma reali…una volontà, cioè, di annichilire la storia in nome di una realtà altra, una stirpe di eroi capaci di issare la bandiera di una nuova logica e di una nuova morale. E, convinto da parte mia che solo la storia col suo passato e il futuro sia la strada dell’uomo se non di tutti gli esseri dell’universo, non potevo che apprezzare il valore del crollo di tutte le rivoluzioni: quasi che l’andare contro la storia sia un crimine da cui solo la storia stessa può liberarci rigenerando la vita alle sue condizioni – tragiche ma alla fine purificatrici. Come puoi arguire, però, non è questo un giudizio che pesa solo sul citato marxismo, ma su tutte le rivoluzioni (o false rivoluzioni) come anche nazismo e fascismo, e, vorrei aggiungere, su quelle che sono seguite al secolo breve: sia o non sia ancora avvenuto il loro redde rationem. Un grande potere quello della storia: forse l’unico Dio in cui possiamo credere dopo quello che Nietzsche, anche lui un vessillifero rivoluzionario, ha costretto alla resa.
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