Riferimento: Io&io [IO assoluto e l'IO universale di Kant]
Caro alex-s, il compito che mi dai è tale da far tremare le vene (del cervello) e i polsi (della mano che digita), ma qualcosa ti dirò, cercando di non ripetere ciò che troverai in ogni enciclopedia filosofica.
Kant si presenta, nella filosofia moderna, come quel dio bifronte che annoda in sé illuminismo e nichilismo, perché attraverso quell’io che magistralmente descrive, l’uomo può credere che tutto ciò che pensa sia verità e insieme un’apparente verità, in quanto condizionata dal filtro del suo stesso io. Non solo: Kant potrebbe sintetizzare in sé solipsismo e altruismo, voglio dire la certezza che esistono altri o che esiste solo il mio io che pensa. E c’è di più: lui parla di io penso, ma se scavi in te, sono guai: dov’è, dove si ferma, quest’io, e c’è veramente? Non sembra, ogni volta che cerchi di afferrarlo, che non esista, o che stia per mutarsi – in che cosa? in un’altra specie animale? o in uno spiritello vagante fra angeli e diavoli?
Il vicolo cieco in cui l’io penso finisce è rafforzato se passiamo dalla ragione teoretica a quella pratica, cioè là dove Kant impone a suggello della moralità il suo imperativo categorico, che è quella massima che dovrebbe convincere tutti ad agire in un certo modo mentre, proprio in quanto egli afferma che è necessaria ma libera, sembra dissolverne la certezza, invitando a considerare morale quello che ogni uomo sente come morale. Insomma, la filosofia di Kant è talmente grande che da essa può discendere tutto – in sintesi la certezza che una verità assoluta c’è ma non possiamo conoscerla: che è proprio quello cui sono arrivato anch’io con la mia modesta filosofia. Scusa, …..ma ti consiglio proprio di prendere in mano un buon manuale di filosofia come quello di Emanuele Severino (Supersaggi BUR) o guardare, nel web aperto sul tuo computer, alla voce Kant, scegliendo per esempio lo svolgimento d Wikipedia.
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