ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
09-01-2008, 14.35.11 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2006
Messaggi: 486
|
Riferimento: Esiste la bontà?
Quante belle riflessioni!
L'errore di Kant, afferma Ricoeur, è di aver inserito troppo presto una formalizzazione della morale, una morale cristallizzata nella legge, occorre riconoscere altri due aspetti della questione. Un'etica che sta a monte e un'etica che sta a valle. La prima vuole affermare che l'uomo possiede una prospettiva etica, l'uomo si rende conto istintivamente che rapportarsi con un altro è diverso che non rapportarsi con una sasso, senza bisogno di dover declinare alcuna regola che sia ferocemente attaccata dal relativismo o nessun criterio di "gratuità" messo in dubbio dalla psicologia. La seconda etica si crea dopo la formalizzazione della norma morale, della legge, è l'applicazione delle leggi formalizzate alla vita reale in cui entra una importante istanza, aristotelica, di mediazione, occorre una saggezza pratica per decidere, saper trovare un giusto mezzo. Io credo che le controversie in etica nascano quando si tenta di cristallizare l'etica in formule e quando si discute praticamente per applicare un qualche giudizio etico. Un'educazione all'etica risulta fondamentale e allo stesso tempo molto problematica, che sia un'etica del discorso o di altro genere, io comincerei a rilevare in ognuno la presenza di questa "etica a monte" che non risulta problematica e può dare un punto di partenza ad un confronto tra diverse concezioni. Hai citato l'enciclica Spe Salvi e la priorità dell'etica sulla fede, non posso che essere d'accordo con te in questo punto. L'etica(per quanto primordiale sia) è la premessa per la fede in Dio, voler affermare il contrario, come fa la Chiesa, conduce a scontri inevitabili tra etiche diverse, poichè essendo eteronoma l'etica "dedotta" dalle religioni non è soggetta a discussione, non può far altro che scontrarsi con etiche diverse ed incompatibili, qui nasce la guerra. I romanzi più illuminanti circa questo rapporto fede-etica sono a mio avviso "I Demoni" e "I Fratelli Karamazov" di Dostoevskij, aiutano veramente a far luce su questo rapporto. Citazione:
Così sembra che lo fece contro la sua volontà! A mio avviso, invece era proprio un suo obiettivo! Cosa ne pensi? |
|
09-01-2008, 19.13.44 | #4 |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
E’ obbligatorio essere buoni?
Ciao Arsenio, ciao a tutti.
Scrivo due righe qua, sperando di essere attinente. Io empiricamente distinguerei due modi di tendere alla bontà. L’essere buoni per moto spontaneo, e l’essere buoni per, diciamo, “auto-assoluzione”. Io compio talvolta azioni buone, perché le sento “uscire da me”, spontaneamente. Non mi pesano, ma anzi mi arricchiscono, mi “purificano” in qualche modo. Queste azioni, dal mio punto di vista e come ho detto in parte altrove, secondo me sono movimenti “per il tutto e verso il tutto” di cui io sono solo braccio materiale, mi attraversano ma non hanno origine in me, io devo solo non ostacolarle. Ci sono poi azioni buone “volontarie”, mi sforzo di “agire per il bene” perché la mia coscienza mi impone, o mi suggerisce, un certo comportamento, conforme alla mia morale personale, e spesso concordante con la morale comune. Questa bontà è meno autentica, ma non mi sento di dire che non è bontà. Se guardo al fine, negli esempi anche da te fatti, mi dico che è importante il cuore, ma è importante anche il risultato. Esemplifico: può darsi che molti facciano volontariato di facciata, per apparire buoni, però quel tempo messo a disposizione comunque risolve alcune situazioni critiche, alcune mancanze. E’ dunque qualcosa che realizza il buono anche se non parte dal buono. Può darsi che una donazione serva a qualcuno per alleggerirsi la coscienza, però quella donazione permette a qualcun altro di vivere meglio, di realizzare un progetto, di mangiare. Allora dobbiamo chiederci se la bontà è nell’intento o nel fine: la bontà è tale solo perché moto spontaneo oppure esiste anche in funzione del risultato che fa raggiungere? Ricordo che una volta mi è stato detto che desiderare di avere fede è già avere fede… forse allora desiderare di essere buoni è già essere buoni. Io credo che la bontà esista, e che esista anche l’essere buoni scientemente. Certo, rimane una domanda, se l’essere buoni sia un obbligo. Ogni volta che sentiamo quel piccolo spillo che ci punge nel cuore perché non abbiamo fatto qualcosa che sapevamo dover fare, mi chiedo, ci allontaniamo dal nostro vero essere oppure ci avviciniamo al nostro vero essere? Ecco, a questo non so rispondere. |
09-01-2008, 20.16.36 | #5 |
Ospite
Data registrazione: 05-01-2008
Messaggi: 4
|
Riferimento: Esiste la bontà?
Secondo me bene e male - buon e cattivo sono solo due concetti relativi che si basano soggettivamente sia dal nostro modo di essere cresciuti e sia dalla cultura alla quale apparteniamo.
Dare la mancia in francia è quasi obbligatorio ed è considerato un buon gesto darla in giappone significa offendere il lavoratore ed è considerato un cattivo gesto. Chi dei due ha ragione? Questa domanda semplicemente non ha alcun significato perchè bene e male non esistono tutto dipende dal nostro modo di vedere le cose. Ciaoz |
09-01-2008, 20.40.38 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-04-2006
Messaggi: 486
|
Riferimento: Esiste la bontà?
Citazione:
Sono in parte d'accordo su quello che dici, Il dubbio, un'analsi etica non può prescindere dalla primaria attenzione alla persona come soggetto unico nel suo genere, anzi in un certo senso uno dei motivi principali della filosofia morale è dare "dignità" all'essere anche al di fuori di una totalità (sono condizionato da Levinas ma dovrebbe corrispondere più o meno al tuo "assoluto"). Però occorre anche trovare un punto in comune da cui far partire l'analisi, non è detto che questo punto debba già qualificarsi come Bene o Male. Basterebbe la concessione che ognuno di noi ha in sé un "senso etico" (il sesto senso? ), senza già definire cosa sia. |
|
11-01-2008, 10.44.06 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Esiste la bontà?
Citazione:
Indebite estrapolazioni Eclatante esempio di quanto ho recentemente affermato per un maggior significatività argomentativa. Filosofare è pensare con meditate riflessioni, poi eventualmente controbattere ciò che esprime l”avversario”, se così si vuole considerarlo. Non si richiedono particolari competenze, perlomeno in un forum non professionale. Ma collaborazione nei reciproci rimandi a domanda e risposta. Cercando di capire anche le implicazioni di ciò che noi stessi affermiamo,comprese le varie accezioni e variabilità dei termini usati, evitando esternazioni che rivelano solo un caos ideativo. I dissensi costruttivi sono il sale di ogni confronto di opinione. Leciti anche verso i grandi pensatori, ma senza demolirli con categorici, ingenui o bizzarri giudizi. Il diffuso e ormai metodico vezzo di estrapolare, deconstestualizzare, ecc. una frase per poi disconfermarla con improvvisazioni arbitrarie, non rendono onore a nessuno; ci s'illude di sconfiggere altrui concetti con una competizione che a priori sarà fallimentare. Spesso proprio verso quei temi espressi non con pretese di apodittica infallibilità, ma con onestà intellettuale, credibilità, citazioni corrette ed esempi e soparttutto sempre spirito di possibilismo e mai con un voler affermare verità assolute e indiscutibili. Barare in modo grossolano sulle proprie effettive conoscenze finisce per abbassare l'autostima. Un conto è confrontarsi incrociando il fioretto della dialettica, ben diverso il non possedere altre risorse che scagliare spazzatura sull'interlocutore. In tal caso mi sembra più adatto sciupare il proprio tempo in una delle tante chat che rispecchiano la sottocultura televisiva dei nostri tempi di grave deriva culturale. |
|
11-01-2008, 10.48.50 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: E’ obbligatorio essere buoni?
Citazione:
Carissima nevealsole, come sempre non deludi mai con le tue domande, con le tue giuste richieste di chiarimenti espresse in maniera esemplare, e di ampliamenti dell'argomento In verità il tema che ho proposto è vastissimo, “etica”, quasi come sottodisciplina filosofica, con molteplici diramazioni interdisciplinari, che non può essere affrontata solo con un buon senso o con una certa rigidità fissati in sterereotipi e luoghi comuni, bizzarre idee personali, come spesso succede ai forum. Una mia azione, senza alcuna precisa intenzione, oppure con intenzioni negative, con intenzioni positive, origina certi effetti al di là delle mie intenzioni e delle mie previsioni. Ne ho colpe o meriti? Conta più la coscienza o il risultato? Ci sono linee di pensiero che potremo approfondire. In ogni caso è l'antico concetto del bene che può rovesciarsi in male e viceversa; direi che potremmo includerlo in una concezione relativistica, anche abbastanza significativa. Da tenere poi in considerazione è la coscienza di fare del male, ma “per eseguire il proprio dovere” e a tal proposito si citano gli aguzzini dei lager nazisti, che così protestano la loro innocenza. Gli ordini non si discutono? Ma un delitto rimane un delitto. Oggi si accusa la tecnica che parimenti oggettivizza l'uomo rendendolo una “cosa”, un mezzo e non un fine. E ancora, gli operai delle fabbriche di mine antiuomo, e casi analoghi, e i vari casi in cui l'uomo è considerato solo due braccia da sfruttare.. Inoltre ti ricordo ancora la colpa metafisica, che riguarda “chi sa ma tace”. E' connivenza? Ad esempio i cittadini germanici che sapevano a cosa servivano quegli edifici con i camini che emettevano sempre fumo; perfino ecclesiastici di alte gerarchie che tacquero. Per interesse? Per scegliere il “male” che personalmente ritenevano minore? (rispetto al comunismo) Non mossero un dito. Passività colpevole, per interessi, per amor di pace, per evitare complicazioni, ecc. Ma qui entriamo nel concetto di “colpa”, strettamente connesso a quello di etica, morale o bontà, come ho preferito chiamare questa valutazione a volte impossibile tra bene o male. Certamente il volontariato e analoghe azioni altruistiche sono in sé lodevoli. Purchè, a volte, anche coscientemente, non provochino danni. Allora il Bene si tramuta in male ... ecc. Tra pulsioni, intenzioni “volontarie”, istinto per difendere i propri discendenti, per salvare la specie, nel perpetuo alternarsi di vita e morte, Eros e Thanatos in eterno conflitto ... credo di aver un po' divagato; mi perdoni? |
|
11-01-2008, 16.03.08 | #9 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Riferimento: E’ obbligatorio essere buoni?
Citazione:
Questo è decisamente interessante. Ad esempio, se non ricordo male nella dottrina sociale cristiana è prevista la "scriminante" del pericolo per la propria vita. Non potendosi pretendere l'atto eroico, se si agisce sapendo di nuocere ad altri ma per salvare la propria vita ingiustamente messa in pericolo, non si commette "peccato" (ridotto ai minimi termini). Credo sia molto diversa la filosofia buddista (mi vengono in mente i recenti fatti di Myanmar), dove la propria vita non è mai ritenuta così importante da giustificare l'altrui morte, o quanto meno l'attaccamento a questa dimensione. Eppure l'istitinto di sopravvivenza esiste... o è solo egoismo che fa tacere la coscienza? |
|
18-01-2008, 14.56.30 | #10 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
|
Riferimento: Esiste la bontà?
Le vie del signore sono davvero tante.…Ritorna qui, con dotte argomentazioni, un tema che avrebbe potuto confluire in quello, già ben nutrito, che il forum presenta con le parole “per una filosofia morale”; anche perché si apriva a opzioni diverse e non soltanto a quella di una indefinita e condizionante bontà. Dico condizionante perché mi domando se uno avrebbe il coraggio di rispondere: bontà? Ma chi ha detto che si deve essere buoni? Al massimo si sarà buoni entro i cento metri da una stazione di carabinieri (non oso dire da un confessionale). Piuttosto suggerirei - se avete tempo da perdere - di badare a quello che ho insinuato nel tema “per una filosofia morale”, e cioè che finché rimaniamo filosofi, cioè si resta confinati nel proprio pensiero, si possono anche immaginare emozioni sublimi e paradisi di santi e bontà, ma sono cose che esistono appunto solo nel pensiero, mentre andando al di là di esso, cioè in ciò che si compie nella sporca realtà, è dato vedere qualcosa – magari solo un piccolo gesto - che somigli a quella che chiamate bontà.
|