ottenere ragione o correttezza discorsiva?
Perchè una persona dovrebbe essere corretta durante il discorso?
“Corretta” nel senso di conforme a onestà. In tal caso le parole non devono essere usate per scopi manipolatori o persuasivi, per scopi occulti o più prevedibili in determinati contesti. Come il politico menzognero perchè lo richiede il suo ruolo; il pubblicitario che si appella agl' istinti veicolati da immagini e slogan subliminali; l'uomo di Stato machiavellico o “diplomatico” e abile negoziatore. Fino al più umile venditore, come ad esempio l'operatrice di call center che sa di dover ingannare, con un certo cinismo e anche persone sprovvedute, quando promette insidiosi “regali” o servizi “completamente gratuiti”, ecc. Perchè è pagata a percentuale sugli affari conclusi.
Se circoscriviamo la “correttezza” a un dibattito culturale da forum, tale termine concettuale significa piuttosto un'abilità argomentativa e un retroterra conoscitivo. Non tanto di nozioni erudite,ma di un metodico “sapere e volere pensare”per problematizzare tematiche – nel nostro caso – con orientamento filosofico. Pensiero da riuscire ad estrinsecare con un parlato o uno scritto, che richiedono differenti registri linguistici.E viceversa, si tenga conto che anche ciò che siamo in grado di dire ed elaborate delimita e organizza il nostro pensiero.
Le controargomentazioni motivate e coerenti non solo sono lecite, ma doverose per un proficuo scambio di opinioni che vivacizza e arricchisce il discorso. Oltre che per arrecare gratificazioni ai parlanti, accrescendone l'autostima, dopo il riscontro di una propria autoefficacia nel poter sostenere correttamente un dibattito non banale. Certamente costa tempo e fatica, come ogni abilità che si voglia acquisire.
Le improvvisazioni maldestre, le obiezioni non pertinenti per creare confusione, le disconferme artificiose di altrui identità culturali, le finzioni sul capire o non capire, più che altro dicono molto su chi ci sta di fronte. Sul suo tipo di cultura, sui metodi cognitivi per acquisire conoscenza, su flessibilità, lacune, contaminazioni indebite con neo-spiritualismi, quali miscugli di credenze fai-da-te, che non c'entrano nulla con il richiesto “spirito” filosofico, o con determinati specifici temi psicologici, psicoanalitici, ecc.
Allora si tratta di rendere coscienti gl 'interlocutori di quanto il loro linguaggio corrisponda o meno a qualcosa di cui è possibile verificare il senso, e di quanto raffiguri la realtà. Far pure notare che gli autoinganni alla lunga non pagano.
Tali “scorrettezze” in ambiti culturali, dubito che elevino l'individuo contribuendo alla sua autorealizzazione. Né è una sicura base per una comunicazione efficace,flessibile, ricettiva, di problemi concreti,anche nella vita pratica e quotidiana.
Quindi proviamo ad essere proposizionali, propositivi,senza trucchi ingenui per illuderci di sapere. E' difficile per tutti, ma ne vale la pena.
E' pur vero che in certi contesti si rivelano inutili ragione, buona fede, verità. Spesso nemmeno percepiti da chi è rintronato d una mole d' informazioni, ha l'orecchio desensibilizzato,l'intelletto intorpidito, e fagocita le sottigliezze con il suo verbalismo inconcludente, assuefatto a un certo tipo di dis-comunicazione mediata dal computer. E inoltre si sa che l' insinuare dubbi e scuotere rassicuranti certezze , o sminuire le sottoculture del tempo,non da tutti è ben tollerato.
Allora? Chi si propone un percorso che arricchisca le sue risorse nell'arte logica e dialogica, evitando il discorso vacuo, avrà la capacità di spiazzare socraticamente quelli che hanno difficoltà nell'assimilare le proprie contraddizioni, ma si propongono di superarle. E non è poco.
|