In linea teorica,è un discorso interessante (come spesso capita alla De Monticelli).
Ma,a mio parere,di fatto irrealizzabile.
Una conoscenza che prescinda in maniera così programmatica,e così drastica,dal proprio vissuto individuale (fino ad operarne una sorta di consapevole "rimozione"),su quali basi,se non puramente astratte,può fondarsi?
Ciò che siamo è il risultato della nostra esperienza individuale.Che determina anche il nostro pensiero,il quale non è solo logos,ma anche pathos.
Dunque,solo muovendo dalla nostra esperienza individuale (per quanto limitata,ma comunque "reale") possiamo vagamente sperare di approssimarci di qualche millimetro alla comprensione dell'Altro.
Ad un'Alterità intesa nella sua essenza "particolare" e "concreta",prima che universale e astratta,come vorrebbe una certa filosofia asettica,e mossa nel suo procedere dal sottinteso rifiuto a "sporcarsi le mani" con la mobile e contraddittoria varietà della Vita.
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