Ospite abituale
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Nichilismo
L’attenzione se non l’appassionato fervore con cui vedo qui seguire temi quali “Tu esisti?” e “Chi sei?” mi hanno indotto a proporre il tema del nichilismo – che d’altra parte oggi scorre in tutti i rami della filosofia. Si potrebbe pensare, anzi, che esso rappresenti il tema perpetuo della filosofia – quello riassunto nella celebre frase di Sigieri di Brabante “perché l’essere invece del nulla?” Ma è con Nietzsche, si dice, che il nichilismo assume il suo ineludibile significato come condizione di un pensiero della modernità, se questo è condotto a riconoscere che, col tramonto di Dio, è caduta ogni certezza, obbligando a quel superamento di tutti i valori che rappresenta la condizione di ogni rinascita e quindi di un possibile superamento del nichilismo. E comunque questo problema sia stato e possa esser trattato da altri pensatori del Novecento – costringendo perfino la teologia a fare i conti con esso - penso che rimane un problema fondamentale anche di questo secolo, che si delinea non meno provocante – per quanto ci offre di assurdo e di tragico - di quello passato. Ma di fronte a sterili rivolte morali, c’è forse un altro modo, per noi filosofi, di affrontare il problema del nichilismo, ed è quello di storicizzarlo, che è un modo, infine, non solo di comprenderlo, ma forse di esorcizzarlo.
Se cerchiamo di seguire sui testi questa storia del nichilismo, ci riuscirà di notare come esso passi dall’essere un’accusa all’essere una conquista e quasi un vanto della cultura – attraversando tutti i gradi dell’ironia, dell’angoscia, del realismo, della libera affermazione della coscienza moderna – che è il clima in cui si agitano filosofi, letterati, artisti fino e oltre i sogni e le catastrofi del Novecento.
Accusa o conquista? Perfino in Dostoevskij – che sembra provare orrore di fronte all’esistenza stessa dell’uomo – il nichilismo è sempre sul punto di diventare un motivo eroico e quasi una dimostrazione del genio del romanziere – e non è mai assunto in tutta la sua portata, non tanto per la fede cristiana che in lui si mantiene quanto perché si trasfigura in forme misteriose di redenzione, come quella dell’idiota, dell’incapace di vivere – di Miskin, di Alesa….
Dunque il termine nichilismo tende a un’accezione da negativa a positiva, anzi, contagiando la Russia, porta all’estremo la sua ambiguità: il lato negativo come rifiuto e distruzione dichiarata della struttura sociale e della stessa moralità, il lato positivo con l’adombrare una rigenerazione, magari illusoria e alla fine tragica, che coinvolgerà tutti i movimenti rivoluzionari europei.
Così l’odio-amore del nulla – l’abbraccio o il superamento del nichilismo – pervade l’esistenza di Nietzsche e la sua filosofia, che è sì un attacco a tutte le certezze ma anche un rimpianto o un bisogno di illudersi (dal patos romantico al sublime della forma, alla brama delle grandi ere, alla volontà di potenza e al superuomo dell’eterno ritorno). Così perfino Nietzsche è stato accusato di non aver compiuto il cammino e di aver ceduto di fronte al ghigno terribile della Gorgone, mentre i patiti del pensiero d’Oriente faranno osservare di avere già da sempre conquistato il nulla come specchio della verità suprema – ancora un nichilismo attivo-passivo, voluto e subito, un continuo sgretolarsi per una rinascita che potrebbe avvenire e alla fine non si desidera neppure che avvenga….un nichilismo liberatorio per aprire l’orizzonte a nuove prospettive e che potrebbe essere una mannaia che colpisce l’intera storia del mondo divenendo fine a sé stesso. Così il doppio volto del nichilismo – il volto della terribile Gorgonie - costringe anche noi a interrogare la nostra coscienza, togliendoci le estreme illusioni e accettando quell’ultimo dubbio che neppure Nietzsche ha osato affrontare. E che, d’altra parte, è il solo che potrebbe dare, insieme all’angoscia, il lampo sereno della verità rispondendo alla domanda: perché il nulla invece dell’essere?
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