Lettura diacronica
Magnificato, odo stormir le fronde e fra esse il tenero pigolar dell’usignolo che fa da controcanto al gracido cianciare della scura gazza.
Chi ruba tanto mai ruba nulla, chi poco o nulla ruba, ruba pur quel poco che mai ha rubato, ma assai ladro è considerato. C’è a chi è noto l’inconosciuto e in tale conoscenza disconosce quel poco che da tutti è conosciuto. Così va il mondo, così è e così deve andare. Onde per cui le sentenze passate in giudicato sono men cosa rispetto a quelle che alcuno ha mai pronunciato, ed un ladro certificato è assai più onesto di chi mai alcuna multa ebbe pagato. Là dove è gala il solo favellare, ecco che siedon insieme, a far sfoggio ciascun delle proprie pene, l’onesto ladro censurato e il disonesto mai neppure multato. Se rubo io, e m’hanno pure beccato, allor vuol dire che anche tu devi aver rubato, seppur mai sei stato censurato. Se alla mia dritta siedon 100 lestofanti che mai hanno rubato, anche se qualche stolto l’ha pur sempre censurato, e alla mia mancina un solo grasso delinquente, vuol dir che là ove il numero è ridondante c’è più onesta di quanta all’altra parte. E’ noto a tutti che per poter mangiare, un duro tozzo di pane dovrai trovare, e quei 100 e più lestofanti, che siedono alla dritta trionfanti, quel duro tozzo di pane volean procacciare; ma ancor di più si sa che invidia e gelosia, a qualche malfido giudicante, suggerì sentenza che appare a tutti assai claudicante. Ma noi, giudici imparziali, risolviamo lo squilibrio generato, condannando senza appello chi mai è stato giudicato.
Bye
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