Quando sento frasi celebrative e piene di sdegno per la morte di qualche personaggio italiano che perisce nello svolgimento delle sue funzioni, (esempio i militari in Iraq), non mi tornano i conti, perché si fa leva sulla bruttura della morte, ma quella bruttura pare essere a senso unico.
Nessuno infatti, si indigna o spende parole per le decine di migliaia di vittime civili cirachene, nessuno ha parole per il padre, la madre i figli innocenti, che vivono una situazione protratta di angoscia o di dolore che vivono il terrore nelle loro case, nelle loro giornate.......
Ed allora mi chiedo che bontà ha tutto quello sdegno che mostriamo se muore un nostro caro? Che valore ha tutta quella condanna della morte e del terrore?
La verità è che non siamo realmente contro la morte, contro gli assassini, contro il terrore, ma con quello sdegno, stiamo solo difendendo il me ed il mio. Piangiamo il nostro caro perché ci è vicino, perché condivide i nostri valori, perché rappresenta il nostro mondo, rispecchia ciò che siamo ed è solo quel “ciò che siamo” che vogliamo difendere cercando il consenso di chi ci stà attorno.
La ragione non arriva a comprendere questa cosa…. Se la vita di un uomo è importante lo è sia che esso sia il mio fratello anagrafico, sia che esso sia un afgano che neppure conosco, se non la sentiamo così, siamo sotto una spinta emotiva, una spinta che è anche comprensibile intendiamoci, ma che va compresa…. Perché, se è vero che quella è la spinta della vita che porta istintivamente a difendere se stessa, è anche vero, che dagli istinti animali, all’uomo due volte sapiens, c’è di mezzo un bel po’ di evoluzione che ha sviluppato la ragione.
E la ragione è proprio la funzione raziociniante che ci porta a cercare la strada di un bene e di un male che siano oggettivi e giusti ed escano dalla sfera emozionale ed istintiva che è inevitabilmente concentrata su se stessi.
E’ una ragione in embrione, evidentemente, perché se fosse compiuta proteggeremmo con lo stesso amore, non solo la vita di tutti gli uomini del mondo, ma la vita di ogni organismo vivente, ma quell’embrione non può essere messo da parte.
Quindi a meno che sia possibile dimostrare alla ragione, che la vita di un uomo nato in Italia vale più della vita di un uomo nato in Iraq, credo sia importante fare conoscere che pretendere lo sdegno per la morte di un nostro caro, ignorando quella di molti altri innocenti, è un atto contrario alla ragione e che fa sentire, presi per i fondelli, coloro che nelle loro vite, si basano sulla ragione.