Riconfermo l'invito a prendere visione dei libri sopracitati...
... inoltre volevo aggiungere questa osservazione, scritta dopo aver letto il libro (in formato cartaceo edito dalla Red edizioni) "I ragazzi felici di Summerhill":
"Quando un ragazzo non ha voglia di studiare o di frequentare la scuola, noi non ci preoccupiamo molto: sappiamo che è naturale avere una certa avversione per lo studio e per la scuola. Tutti i bambini preferiscono il gioco allo studio. Se il ragazzo presenta una avversione eccessiva, una ribellione radicale, andiamo da uno specialista per aiutarlo ad inserirsi. Ma, sia che l'avversione sia "lieve" o "grave", mai abbiamo messo in discussione il sistema educativo. Mai abbiamo messo in dubbio che sia naturale per un bambino dai sei ai quattordici/diciotto anni stare seduto cinque/sei ore dietro un banco circondato da quattro misere mura, sempre al suo posto.
Invece un insegnante, un educatore degno di questo nome DOVREBBE preoccuparsi! C'é qualcosa che non va in un sistema educativo in cui la maggior parte dei ragazzi non vorrebbe stare. C'è un grosso problema, c'è una grossa falla se i ragazzi si sentono costretti, obbligati, senza scelta e controvoglia. Loro stessi non si oppongono, ma vivono il disagio, spesso in silenziosa rassegnazione. Credono che ci sia qualcosa di sbagliato in loro, nei loro desideri di evasione.
Ci hanno insegnato che esiste il "piacere" e il "dovere" e che prima viene il "dovere" e poi il "piacere".
Senza entrare nel merito di questa assurda separazione, qual'è il vero "dovere"? Qual'è il principale impegno per un ragazzo? Non è forse quello di imparare ad essere felice? Imparare a relazionarsi con gli altri in maniera positiva e propositiva? Trovare nella libertà di sperimentare, di conoscere, di creare attraverso il gioco e la fantasia il proprio spazio, la propria identità, la propria sicurezza e fiducia in sé stesso e negli altri?!
Sappiamo benissimo che un cane legato ad una catena, per quanto lunga essa sia, o dentro una gabbia, per quanto grande essa sia, non vivrà felice, non sarà contento della sua esistenza. Gli animali costretti in spazi limitati diventano infelici e violenti.
Noi, con questa educazione che inserisce il ragazzo in binari ben definiti, senza mai incoraggiarlo dandogli spazio e libertà per la conoscenza di sé e dei suoi più intimi e veri desideri, lo abbiamo reso una persona che non sa bene quello che vuole, perché non gli si è mai stata data la possibilità di scoprirlo da sé. Così arriva ai 14/15 anni che deve scegliere un indirizzo. Quanti ragazzi abbandonano le superiori al 1° o 2° anno?! E poi, quanti ragazzi, dopo il 5° lavorano nell'ambito di ciò che hanno studiato?!"
Sembra strano, ma i ragazzi hanno una naturale propensione ad imparare ciò che veramente interessa loro, basta favorirne loro la possibilità, senza forzarli alle nostre esigenze. In quel libro ci sono esempi di come, quando arriva il loro momento, troveranno la richiesta interiore di imparare ciò che serve loro.
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