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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
14-05-2006, 21.48.35 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-03-2006
Messaggi: 80
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spegnendo la tv e andando in giro per il paese.
parlare con gli anziani che sono i custodi della vera cultura popolare e avvicinarsi alla terra, dalla quale arriva la saggezza degli uomini. ------------------------------------------------------------------------------------------ grande!!! Tornare a vivere con semplicità, rispettando l'uomo tanto quanto la natura e facendo quel che veramente i nostri reali bisogni ci chiedono e accontentarsi. L'idea che col progresso tecnologico e scientifico avremo la salvezza è pura follia. Quindi, Fermiamoci, riflettiamo e torniamo tutti a fare le cose con amore e non con la fretta. Ma sopratutto spegnamo la televisione, perdio!!! |
15-05-2006, 00.02.30 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 15-03-2004
Messaggi: 69
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Per uno studioso e appassionato di antropologia culturale è un grande piacere vedere posto in primo piano un tema come quello della 'cultura popolare', che certo non esime dall'interesse anche i dialettologi, di cui sono altrettanto amico. In particolare il mio professore di antropologia Pietro Clemente ha dedicato l'intera vita allo studio delle memorie di contadini e altri lavoratori, dai quali racconta: "ho inizialmente appreso l'arte del raccontarsi con una scrittura priva del nostro mondo di studi e di letture, presa dall'aria, dalla vita e dal bisogno di testimoniare".
Si potrebbe fare un parallelo fra la dialettologia e l'antropologia in tema di 'cultura popolare'. Per dirla in breve come per i dialetti si era registrata nel periodo appena successivo all'Unità d'Italia, un'ostilità, proprio a livello didattico, favorendo l'insegnamento dell'italiano, così all'incirca nel dopoguerra, si evidenzia una svalutazione del ruolo del contadino (tanto che racconta il mio professore, ci si vergognava a dire: mio padre fa il contadino...). Oggi la situazione sta in parte cambiando: vi è una rivalutazione dei dialetti, che vengono alternati nell'uso all'italiano (il motivo di ciò è dovuto per i dialettologi al fatto che ormai si è imparato l'italiano, siamo giunti ad una sua saturazione, perciò si pensa adesso possiamo imparare di nuovo il dialetto, che altrimenti era dato da alcune statistiche in via di estinzione, sarebbe scomparso.) ed anche una rivalutazione del ruolo del contadino, non più visto così negativamente. Anzi gli studenti oggi alzano la mano per dire "io ho un nonno che è contadino", aprono musei... riscoprono le tradizioni, sentono quasi un bisogno di ascoltare il passato che mi sembra molto significativo. Mi rendo conto di aver sintetizzato molto il discorso, che in realtà poi è molto complesso e ampio, e che invita a riflettere anche sulle conseguenze comportate da queste rivalutazioni, da questi interessi per la 'tradizione' che rinascono nell'epoca della mondializzazione, della globalizzazione, come un passato che si fa attuale, che non si vuole dimenticare. Queste rivalutazioni, mi chiedo, possono costituire una crisi per la globalizzazione? Voi che ne pensate? Siete d'accordo con queste analisi? o altro?... Ultima modifica di miky 1987 : 15-05-2006 alle ore 00.18.34. |
15-05-2006, 00.47.25 | #8 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 15-03-2004
Messaggi: 69
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Citazione:
Mi correggo: si parla anche per i dialetti del periodo fra le due guerre e di dopoguerra e non di periodo appena successivo all'Unità d'Italia, in cui semmai i dialetti nascono. Scusate ma è mezzanotte passata perciò... Citazione:
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