Ospite abituale
Data registrazione: 04-01-2005
Messaggi: 0
|
Arthur Herzberg...un cuore nella Montagna
Strana e speciale la vita di Arthur Herzberg,
Rabbino a tempo pieno nel suo Tempio Emanu-el e professore universitario di grande prestigio,
firma del New York Times e della New York Review of Books
(ma anche, l’ho appena detto, della nostra Unità)
e protagonista dei grandi eventi della politica americana,
dei momenti più importanti e drammatici della vita di Israele, (dove trascorreva mesi ogni anno)
e, per anni, capo della delegazione per il dialogo tra Ebrei e Vaticano, creata da Giovanni XXIII, un legame istituzionale che è durato solo per pochi anni.
La sua frase chiave, quella che il New York Times ha citato nel sottotitolo, il giorno della sua morte, era: «Un rabbino deve essere dove sono i veri problemi, le scelte, le attese, le angosce di coloro che condividono la stessa epoca della storia. Non dove si ripetono tranquillizzanti luoghi comuni che non hanno rapporto con la realtà».
Arthur Herzberg aveva il raro dono delle pagine splendide e del parlare in pubblico da statista. Era accanto a Martin Luther King il giorno del non dimenticato discorso “I have a dream”.
E quando Andrew Young, primo ambasciatore nero alle Nazioni Unite, è stato messo sott
o accusa per avere chiesto di creare al più presto uno Stato palestinese, era stato Arthur Herzberg
a offrirgli il suo sostegno, fermando una dura polemica tra comunità nera e comunità ebraica che avrebbe potuto essere devastante.
Ma quando Padre Berrigan, un gesuita celebre per le sue prediche contro la guerra
idolo di milioni di giovani, ha detto:
«Il militarismo israeliano mi ricorda il nazismo»,
è toccato a Herzberg, altrettanto popolare e insospettabile leader del Movimento di pace rispondergli:
«Padre Berrigan si guardi dall’antisemitismo teologico di cui è stata troppe volte colpevole la Chiesa cattolica».
Nel 1989 Arthur Herzberg ha pubblicato il più noto dei suoi libri,
Gli Ebrei in America (in Italia, Bompiani, 1993) e me lo ha dedicato con queste due righe stampate in prima pagina:
“per l’amicizia e l’affinità spirituale che ci legano”.
Ho visto in quelle parole la testimonianza di un bel pezzo di vita passata insieme, con le stesse ansie, paure e attese, e il conforto di una grande amicizia.
Arthur Herzberg lascia un bel segno nel suo Paese, lo lascia in coloro che gli sono stati vicini, alla sua Sinagoga,
alla sua Università,
ai suoi discorsi,
articoli e libri,
tutti in difesa dei diritti civili,
in difesa di Israele e
- senza contraddizione -
in difesa dei diritti dei più deboli e della pace.
Un senso profondo, istintivo, anche controcorrente, di giustizia ha sempre segnato la vita del vecchio Rabbino,
scampato alla Shoah,
del docente che, anche nell’anno della sua morte, era
“Professor of Humanities”
alla New York University,
dell’amico caro e sempre presente che è intervenuto su questo giornale a difendermi dai più volgari attacchi subìti quando osavo descrivere l’Italia illegale e immorale di Berlusconi.
Di Herzberg resta molto nella cultura americana, in quella di Israele, tra i suoi tanti amici e discepoli nel mondo.
E, per fortuna, un po’ anche in questo giornale, che il Rabbino di New York ha sostenuto con vera amicizia, ma anche da limpido intellettuale, sapendo quel che faceva in questa congiuntura della storia.
di Furio Colombo
In ogni mia nuova discussione mi sento LIBERA ...di scrivere,di dialogare...non ho nessun fine...nessuno scopo..desidero unicamente comunicare attraverso il forum quello che leggo..
Grazie..clelia
Ultima modifica di klee : 23-04-2006 alle ore 08.41.18.
|