Scampagna elettorale
Di reclame, promozioni ed offerte speciali ne facciamo esperienza quotidiana in ogni mercato, mercatino e supermercato. E’ così in tutta Europa e, presumo, anche in tutto il resto di questo strano nostro mondo occidentale dove per farti preferire una merce devo dirti che è buona, anzi ottima e costa molto, ma io sono generoso e te la faccio pagare poco.
E’ il nostro modo di vendere e non ne discuteremo ora i perché.
Fra le merci di stagione da esporre, periodicamente arrivano i Signori Politici aspiranti a guidarci ed ammaestrarci da questa o quella poltrona, da questo o quel palazzo.
E’ tempo di voti, è stagione di elezioni.
Prodotto di consumo come ogni altro, ministri e presidenti, sindaci ed assessori, da noi sono soggetti alle usuali regole del libero mercato.
Ma non sempre. E questa volta meno di sempre.
Questa volta, per le elezioni politiche, assai più del solito, anzi in modo quasi esclusivo, mi sembra che la “campagna elettorale” sia anomala, deforme, innaturale.
Ecco il perché del mio chiamarla “scampagna”, e di questo mio scritto.
Pubblicità, messa in evidenza del prodotto… ma al contrario! Oggi non diciamo: «compra le mele, che fanno bene!», quanto piuttosto «le pere fanno male!» lasciando alla tua “libertà” e al tuo “saggio” giudizio il concludere che è opportuno comprare mele.
Questa è una campagna elettorale tutta diffamatoria, tutta incentrata nello sforzo di evidenziare il marcio altrui, le manchevolezze, le incapacità e i dissapori interni ai due schieramenti politici principali. Chi poi da questi schieramenti si chiama fuori, si dà un gran da fare per dimostrare che l’uno, è pessimo tal quale all’altro.
Una campagna elettorale in negativo insomma, incassata invece che evidenziata, scavata invece che scolpita… Ed è tutta così. Da una destra improbabile ad una sinistra incolore.
Mi chiedo e vi chiedo: è questo un nuovo volto della strategia elettorale, il nuovo look per il battage solito o c’è qualcosa di più?
O che i nostri promotori politici, per una volta, si siano passati la mano sulla coscienza e, sia pure a giudizi incrociati, ci stiano dicendo null’altro che la verità sui Signori che stiamo delegando a governarci?
Rudello 18 marzo 2006 parole 357