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13-03-2006, 12.40.18 | #4 |
Ospite abituale
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Dubito di chi dice....
Non dubito di ció che vedo , e quello che si é visto non corrisponde affatto a quello che dici. Posso anche dubitare di chi prendo il treno per andare a manifestare , la luciditá di chi giá parte con l'animo rovescio puó facilmente far travisare quel poco che a piedi a livello stradale si puó vedere. Genova , é stato un assurdo , come assurdi erano quei violenti visti alla televisione , se quei facironosi avessero avuto un lavoro a cui accudire come tutti gli altri della loro etá , e se disoccupati andavano a cercarselo , non avrebbero certo avuto l'odio e la cattiveria violenta viste alla televisione. Difficile crederti , non nel senso che tu racconti menzogne , affatto , credo nella tua buona fede , solo dubito di quello che hai visto , e credo in quello che non hai visto. Non potró mai dimenticare l'orrore provato , col dolore per le scene viste alla televisione in diretta in quel di Genova.
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13-03-2006, 12.58.21 | #6 |
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Vedi, purtroppo non ho visto solo io! E non hanno visto solo i manifestati!!!! Hanno visto i giornalisti, hanno visto anche dei poliziotti.
Non sono una ragazzina, ed erano anni che non partecipavo ad una manifestazione. Ma Genova, il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani, era una cosa diversa! Partecipare era un obbligo di civiltà da parte di tutti coloro credano alla possibilità di manifestare pacificamente e democraticamente la propria opinione!!! Quel giorno, nel corteo, ho visto persone di tutte le età, di tutti i ceti sociali, di tutte le possibili estrazioni politiche. Eravamo migliaia, in lutto. Normalissimi cittadini che di solito non scendono in piazza. Migliaia di persone tranquille e civili. E sfilavamo in sienzio, perchè il giorno prima era stato assassinato Carlo Giuliani. E sono queste persone che sono state caricate dalla polizia. Queste. Non i blak bloc. Probabilmente tu guardi e ascolti la televisione con gli occhi e le orecchie bendati!!! Perchè anche in televisione queste cose le hanno fatte vedere e le hanno dette. |
13-03-2006, 13.09.39 | #7 |
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Dal sito del corriere della sera
G8, blitz nella scuola Diaz: inchiesta archiviata Scagionati i 93 no global arrestati durante l'irruzione della polizia. Il giudice:«Smentita la versione contenuta nei verbali» GENOVA - Quella notte non ci fu alcuna resistenza. Per questo, è stata decisa l'archiviazione del procedimento contro i 93 no global che erano stati arrestati dalla polizia durante l'irruzione alla scuola Diaz la notte del 21 luglio del 2001 durante il G8 a Genova. La decisione è stata presa dal Gip (giudice per le indagini La scuola Diaz dopo l'irruzione della polizia (Ansa) preliminari) Anna Ivaldi. Mentre il procuratore capo Francesco Lalla aveva richiesto l'archiviazione per i vari reati, il gip ha disposto l'archiviazione perché non ci fu nessun atto di resistenza durante l'azione nella quale rimasero feriti 62 giovani. INCHIESTA - Le accuse nei confronti dei no global erano di associazione per delinquere (poi stralciata dal fascicolo per confluire nel filone d'inchiesta sulle violenze di strada), resistenza aggravata a pubblico ufficiale, furto aggravato, lesioni personali, detenzione di coltelli e armi improprie. DICHIARAZIONI - «Un'importante conferma della versione degli indagati - scrive il giudice nel suo provvedimento - proviene proprio dalle dichiarazioni di molti operatori di polizia. A tale proposito bisogna premettere che esse, pur non consistendo in vere e proprie ammissioni, hanno però un particolare valore, in quanto chi le ha rese ha in sostanza smentito la versione dei fatti contenuta nei verbali; è quindi arduo ipotizzare che la scelta di rendere tali dichiarazioni sia stata ispirata da altro che dal rispetto della verità». REAZIONI - Dopo la notizia dell'archiviazione, il deputato dei Verdi Paolo Cento ha chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare che accerti le responsabilità politiche della vicenda. «Ora qualcuno avrà il coraggio di vergognarsi e chiedere scusa? - si domanda invece Lorenzo Guadagnucci, giornalista del «Resto del Carlino» che la notte del blitz si trovava all'interno della scuola Diaz - Qualcuno avrà il coraggio di pretendere giustizia? O ai vertici della polizia, agli uomini dello Stato, non basterà neanche questa archiviazione?». 12 maggio 2003 http://www.corriere.it/Primo_Piano/C.../12/diaz.shtml |
13-03-2006, 13.12.35 | #8 |
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Dal sito del corriere della sera
G8 Genova: rinviati a giudizio 28 poliziotti Il verdetto per l'irruzione nella scuola Diaz: le accuse sono di falso, calunnia e concorso in lesioni gravi GENOVA - Una decisione che farà discutere. E che infatti spinge subito il titolare del Viminale, Beppe Pisanu, a rilasciare dichiarazioni del tipo: «La polizia saprà superare anche questa prova». Sono stati rinviati a giudizio 28 poliziotti accusati di falso, calunnia e concorso in lesioni gravi per l'irruzione nella scuola Diaz durante il G8. La scuola Diaz dopo l'irruzione della polizia (Ansa) Lo ha deciso il gup (giudice per le udienze preliminari) di Genova Daniela Faraggi. I POLIZIOTTI COINVOLTI - Fra i poliziotti che andranno a processo figurano Giovanni Lupperi, all'epoca del G8 vice capo dell'Ucigos, Francesco Gratteri, ex capo dello Sco, oggi dirigente all'antiterrorismo, Vincenzo Canterini, comandante del Settimo Nucleo Sperimentale di Roma, Gilberto Caldarozzi, vice di Gratteri durante il G8, Michelangelo Fournier, all'epoca vice di Canterini, il vice questore Pietro Troiani e l'agente scelto Massimo Nucera. Il gup ha fissato il processo per il 6 aprile davanti alla terza sezione del tribunale di Genova. LE REAZIONI - Intervenendo sul rinvio a giudizio dei poliziotti, il ministro Pisanu ha commentato: «Il processo è nell'interesse di tutti e, in primo luogo, della Polizia di Stato, che lo attende serenamente, ben conoscendo la realtà dei fatti, le proprie ragioni e l'obiettività dei magistrati». «Sono certo - ha aggiunto il responsabile del Viminale - che la polizia è in grado di affrontare e superare anche questa prova». 13 dicembre 2004 http://www.corriere.it/Primo_Piano/C.../13/diaz.shtml |
13-03-2006, 13.49.21 | #9 |
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La Repubblica, 22.12.2005
G8, il giorno della vergogna In aula il minorenne inerme su cui si era accanita la polizia Marco allora aveva quindici anni. Il suo pestaggio, violentissimo e senza alcuna motivazione, era stato immortalato dalle telecamere Sul televisore scorrono le immagini di quattro anni fa. C'è un gruppo di uomini, alcuni con caschi e manganelli, che senza alcun motivo, se non quello di un inspiegabile rancore, si accaniscono su un ragazzino con il volto insanguinato e un occhio trasformato in un pallone da un enorme ematoma. Marco M. che il 21 luglio del 2001 aveva 15 anni, stringe con le mani il microfono e dice: «Si, quello sono io». Non servono altre domande né al pm Francesco Albini Cardona, né ai giudici del tribunale, né ai difensori dei poliziotti che anche oggi non sono presenti in aula. Marco torna a sedersi dietro al suo avvocato Mario Stagliano. «Altro che emozionato, le mani mi sudavano che quasi mi scivolava il microfono, l'intera sequenza, certe immagini non le avevo mai viste. Vabbè adesso me ne vado all'Acquario e poi faccio un giro nel centro storico. Questa cosa andava fatta e l'ho fatta». Il processo nel quale è parte offesa parte offesa vede come imputati per lesioni e falso ideologico il vice-questore Alessandro Perugini, di recente promosso a primo dirigente, all'epoca numero 2 della Digos, indagato anche per le violenze e i soprusi nella caserma di Bolzaneto; i sottufficiali della Digos Antonio Del Giacco, Sebastiano Pinzone, Enzo Raschellà e il padovano Luca Mantovani. Uno dei poliziotti picchiatori, l'ispettore Giuseppe De Rosa, è già stato condannato con rito abbreviato ad un anno e otto mesi. La vicenda è nota ed è diventata uno dei molti simboli negativi del tragico G8 genovese. Marco studente di Ostia viene a Genova per manifestare contro la globalizzazione. In via Barabino davanti alla questura il corteo fronteggia il cordone delle forze dell'ordine. C'è qualche lancio di sassi ma quando un gruppo di giovani improvvisa un sit-in pacifico al situazione è calma. «Ho visto lo schieramento degli agenti muoversi verso di noi - ha raccontato ai giudici durante la sua deposizione - Stavo per alzarmi quando mi sono piombati addosso alle spalle poliziotti in borghese e in divisa. Io vedevo solo dei jeans e delle scarpe perché non riuscivo ad alzarmi da terra. Mi hanno picchiato con calci e manganelli. I1 primo colpo lo ricordo benissimo: l'ho ricevuto in testa e ho sentito come una scossa nel cervello. La colluttazione non è stata lunga ma molto intensa sì. Successivamente ho ricevuto cure specialistiche all'occhio oltre ai punti di sutura sotto la palpebra e sulla testa». Finita la testimonianza Marco racconta che «vorrei ringraziare quel medico del 118 (la squadra che intervenne era coordinata dal dottor Paolo Cremonesi, ndr) che mi strappò dalle mani dei poliziotti altrimenti non so come sarebbe andata a finire». Arrivando davanti all'aula dell'udienza, ieri mattina, Marco si guardava intorno alla ricerca di Perugini, immortalato quel giorno mentre in jeans e Lacoste gia1la prende la rincorsa e sferra un calcione al minorenne inginocchiato a terra. E qualche ora più tardi il verbale d'arresto contesterà la resistenza a pubblico ufficiale (tutte le accuse contro il ragazzo romano sono finite in un proscioglimento). «Ma c'è Perugini? - chiede ai giornalisti - No? Non si fanno mai vedere? Si capisce; intanto la carriera la fanno lo stesso». Un destino comune, quello della carriera, a quasi tutti gli alti funzionari coinvolti nelle inchieste del G8. Per averne la prova ieri mattina bastava scendere quattro piani e raggiungere l'aula bunker dove si celebra il processo per l'irruzione e i falsi della Diaz. Anche lì, poliziotti accusati di aver picchiato a sangue ragazzi inermi ed essersi inventati prove fasulle, sono oggi ai vertici di importanti questure o di apparati fondamentali dell'intelligence italiana. Ma proprio come Marco M., ieri mattina tre ragazzi spagnoli brutalizzati nella notte cilena del G8 sono venuti a Genova a testimoniare. Perché anche per loro "questa cosa andava fatta". MARCO PREVE |
13-03-2006, 14.10.32 | #10 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Dopo la caduta del muro di Berlino l’America si è accorta che non era più necessario demonizzare il comunismo perché il comunismo non esisteva più ed ha rivolto velocemente lo sguardo verso i nuovi nemici. In Italia invece la paura del comunismo era così radicata che anche dopo la sua scomparsa si continuano ad evocare i suoi fantasmi. E questi fantasmi fanno comodo a chi vuole continuare a gestire il paese senza tenere conto delle persone, della gente. A Quelli che vorrebbero soffocare ogni manifestazione di dissenso, ogni velleità dei cittadini di crescere, di evolvere e di stare meglio. Non penso che il problema italiano siano Casarini ed Agnoletto che parlano in favore della gente, ma semmai i furbi ed i prepotenti che pretenderebbero ancora e sempre di essere gli unici protagonisti della scena politica del paese, laddove democrazia invece ci dice che a governare è la maggioranza dei cittadini attraverso una struttura complessa che suddivide il potere assoluto in varie branchie. Il G8 di Genova, a mio modo di vedere, è stato l’esordio, assai inglorioso, di un governo che ha voluto subito mettere in chiaro che, avendo avuto la delega di più della metà dei cittadini, avrebbe esercitato la forza contro coloro che non si inchinavano a questa delega. Purtroppo la democrazia non è un governo che, avendo avuto la maggioranza dei suffragi può fare quello che vuole, picchiando chi dissente. La democrazia continua ad essere un sistema che si basa sul confronto e che sa tenere in giusta considerazione anche il dissenso, che sa discutere e mettersi in discussione continuamente. L’attuale destra invece ha dimostrato più volte e fin da subito, di non volere critiche, di non avere senso critico, di non sapere fare autocritica….. |
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