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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
09-02-2006, 16.57.00 | #11 |
eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
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E' proprio per i motivi che avete citato nei precedenti interventi, che un gruppo di persone ha pensato di diffondere la lettera che trovate https://www.riflessioni.it/forum/show...hreadid=72 60
nel tentativo (vano?) di raccogliere un certo numero di consensi, in modo da esercitare una certa pressione su politici e media. Proprio perché non è sparlando dell'avversario che si risolvono i problemi degli italiani, ci piacerebbe che la lettera fosse sottoscritta. Forse, come qualcuno ha accennato, se si minacciassero di astensionismo questi signori che a parole ci rappresentano, ma che nei fatti dimostrano tuttaltro, forse -dicevo- si riuscirebbe a cambiare qualcosa. Altrimenti, se andiamo avanti così saremo sempre più costretti a sorbirci ogni sorta di pettegolezzo... se è questo che vogliamo.... |
09-02-2006, 22.00.20 | #13 |
L' Emigrato
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
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NON E' SOLO QUESTIONE DI DSTR E SNST
IL NUOVO DIO
La società italica ha sacrificato per alcuni decenni al suo nuovo dio, Ircoralge (il dio della Irresponsabiltà, della Confusione, della Rassegnazione, dell' Allegra Gestione). Un dio a quattro facce (o più). Un dio che ha chiesto costantemente sacrifici. Fra le tante vittime, purtoppo sacrificate al dio Ilcoralge, vanno ricordate: i Valori che, vent' anni fa, anche se male applicati, esistevano pero' nel patto sociale italico [ad es. coerenza, serietà, verità, impegno, approfondimento, chiarezza, onestà, merito, dignità, coscienza individuale (quella sociale, mai esistita nello Stivale)]; - il vecchio obiettivo di costruire un Paese a livello europeo; - la promessa di applicare la costituzione e le leggi, in maniera eguale per tutti; - l' organizzazione (quel poco che ne conoscevamo) e i metodi strutturati, programmati, in modo da far girare tutte le ruote dello Stivale; l' istruzione e le virtù civiche. I sacerdoti che hanno organizzato i sacrifici ? i Padrini (quelli che fanno i mazzi) di estrazione politicante, in cerca di potere. Hanno capito che, distruggendo il Paese, potevano conquistare poteri. I politicanti non riuscirono pero' a mettersi d' accordo (il senso del sociale non é stato mai venduto nei mercati italici dell' assurdo) sul modo di dividersi i poteri da conquistare. Ci fu, é vero, una vaga promessa di darne un pezzetto ad ognuno dei congiurati, inventando la prima vera lottizzazione italica. Ma, al momento di strutturare i nuovi poteri conquistati, non fu facile dividerli pacificamente. Iniziarono le lotte fra fra politicanti e Padrini. Accanite, continue, senza quartiere. Dentro il parlamento e fuori, fra gli accoliti. Come armi per lottare, furono assoldati: quotidiani, televisioni, quinte colonne incaricate di diffondere verità deformate o controverità, demagogie. Per ogni nuova verità diffusa, c' era dentro la parola "democrazia" (a tanti cittadini gli basta la parola). Il povero popolo italico, assediato da tante verità, da proposte di adesione, da pantani diffusi fra i servizi e pei diritti, da ruote grippate, ando' in tilt. Anche a causa del doppio (o triplo) linguaggio, ormai diffuso ovunque. Con tante verità circolanti nel tessuto sociale, con tanta confusione, pochi furono in grado di resistere e di conservare, nella propria testa, la vera Verità. La confusione aumento', l' incertezza anche, le difficoltà sociali pure. Il povero Italiano Comune (quello che si fa mettere nei mazzi), incerto, perse la testa. Divento' socialmente incapace, confuso nella gestione dei grandi sistemi, non più in grado di sceverare i politici venditori di chiacchiere ad arte, dai professionisti capaci di essere utili al Paese. L' Italiano Comune si rassegno' e abbandono'...... la speranza di vivere, un giorno, in un Paese normale. Andando oggi in Italia, lo si incontra, l' Italiano Comune. Grigio, pigro, rassegnato, un po' confuso, senza luce negli occhi. Diverso dall' Italiano attivo del 1960 (quello che costruiva, che si fece anche conoscere in Europa). Alcuni di essi si sono assicurata la "protezione" di un padrino o referente. Altri la stanno cercando. Non si sa mai, potrebbe servire..... Verrà qualcuno che cercherà di svegliarli ? E cercherà di europeizzare un Paese quasi latino-americano ? E capirà che ,per europeizzare il Paese, ci sarebbe da introdurre qualche Valore e da estromettere qualche padrino ? E spiegherà agli Italiani che il problema non é destra o sinistra, ma SOLO ITALIANO......(con conseguenze sulla dstr e snstr). Speriamo di si. Ma se non venisse.... bisognerà stringersi la cintura..... L' Emigrato Antonio Greco ANGREMA@wanadoo.fr |
10-02-2006, 10.06.59 | #16 |
L' Emigrato
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
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A FUTURA MEMORIA, VI INFORMO
Grazie per avermi chiamato in causa.
Io penso che il realismo dovrebbe portarci a questa conclusione: - qualsiasi sia il risultato del voto, il problema delle grosse incapacità o brutte abitudini, o mancanza di coscienza sociale, resta; - quindi il Paese continuerebbe per decenni ad affondare, per pura incapacità sociale. Un governo, di Guelfi o di Ghibellini, cambierà poco i risultati; - se volete risorgere dalla purée, in cui siete irrimediabilmente affondati, una sola é la strada. LA REALTÀ DEL BEL PAESE (EVITARE IL RUZZOLONE ?) Forse non ve ne siete ancora accorti, ma ci sono delle semplici constatazioni che potrebbero essere di vostro interesse. O di interesse per chi ha una visione obiettiva (per esempio gli emigrati); si tratta di fatti piuttosto evidenti. - Se volete aumentare il potere di acquisto; - se volete che ci sia un futuro in Italia per i vostri figli o per il vostro lavoro; - se volete che la società italiana sia un giorno gestita in modo da realizzare nella realtà i vostri diritti (senza l’aiuto di politici, tanto loro vi levano qualcosa, certo non ve la danno); - se volete che il Bel Paese la smetta con la politica delle chiacchiere e si avvicini all’ Europa, per avere risultati sociali REALI; - se volete che gli sprechi di risorse diminuiscano; il Paese è già allo sfascio ed ulteriori sprechi inutili di risorse ricadrebbero sulle spalle di tutti. Se volete tutto ciò, allora bisogna partire da qualche considerazione basilare: - la società italiana, come è divenuta oggi, sembra ingestibile; - i cittadini di questa società hanno una buona probabilità di ricevere batoste, non aiuti e sostegni (come accade invece in altri Paesi della U.E.); - la conclusione: l’unica possibilità di evitare il Terzo Mondo (che sembra un rischio reale) sta nel: a) prendere atto che la società italiana ha numerosi e grossi GAPs rispetto alla U.E. e alla normalità, in termini di comportamenti e mentalità distorti e di insuccessi in ambito sociale; b) individuare i motivi scatenanti del degrado recente (da mettere sotto il titolo “incapacità di sviluppo competitivo”); c) discutere fra esperti (senza politici, ormai divenuti incapaci o pericolosi o deviati o animati dall’ambizione al potere fine a se stesso) tali motivi, per individuare le possibili soluzioni; d) costituire un’alleanza fra imprenditori, operatori dell’economia, associazioni serie, cittadini che vorrebbero si creasse lavoro, invece di andare verso la povertà. Se ci sono Italiani che hanno questi obiettivi, mi contattino per indicarmi a quale associazione, o VIP o gruppo di cittadini seri potrà interessare una mia presentazione delle CAUSE del degrado italiano. Cause che sono poco conosciute in Italia. Ma che io ho analizzato per parecchi anni. Italiani, noti per la capacità di superare le situazioni difficili. E per l’ ottimismo davanti alle emergenze, collegato alla grande fiducia nello stellone. La società italiana, cui non é stato mai insegnato dalla P.I. il senso del sociale (tanto meno un Patto Sociale) non é in realtà una vera società, ma un aggregato di cittadini che, a ruota libera, ama esercitare lo sport favorito: l’ infrazione delle regole. A causa di cio’, lo stellone non ha funzionato nel sociale. Di conseguenza lo Stivale é in equilibrio instabile, con tendenza al ruzzolone verso uno scenario peggiore di quello attuale. Sembra quindi urgente fare qualcosa di diverso dalle solite chiacchiere politiche. La prima cosa che gli emigrati sono in grado di fare: l’ analisi delle Cause. E’ solo dopo un’ analisi seria, che si potranno poi discutere delle MISURE EFFICACI per EUROPEIZZARE la società italiana. AL DI FUORI DI OGNI CONTESTO POLITICO, che porterebbe a un insuccesso. L’ unica reale possibilità di avere un futuro: che emigrati testimonino e mostrino quali sono i GAPs verso le condizioni di uno sviluppo possibile. Mostrino cosa é un patto sociale, come si costruisce una “società della fiducia”, la sola che permetterebbe uno sviluppo economico. A futura memoria. Lo Stivale è terra di confine fra l’Europa e il Maghreb. A seconda di quello che gli Italiani faranno o non faranno nei prossimi tre anni circa, vedremo nel 2015 una o l’altra di queste due situazioni: a) il Bel Paese sarà riuscito a europeizzarsi; b) l’Italia sarà parte del Maghreb. Attenzione, la soluzione a) non potrà avverarsi senza un’azione determinata del tipo: “·aprire gli occhi”; “realizzare le azioni urgenti e necessarie per evitare il terzo mondo”. Antonio Greco ANGREMA@wanadoo.fr (ex funzionario europeo, consulente in TLC, analista delle CAUSE del declino) Paolo Radaelli (Economista per lo Sviluppo, Specializzatro presso il Cefims - University of London, esperienze di lavoro in Lussemburgo e in Asia) paulradaels1@hotmail.com Vincenzo M. Francaviglia (Dirigente di Ricerca CNR) vincenzo.francaviglia@itabc.cn r.it ------------------------- P.S. Chi condivide l’ obiettivo di questa proposta, potrebbe girare ad un amico questo messaggio. Valutazioni sullo stato del Paese sono su: http://angrema.blogspot.com.blog.kat...gressoangrema/ |
10-02-2006, 10.28.16 | #17 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-09-2005
Messaggi: 383
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Indifferenza
Maxim, riguardo all'indifferenza ti riporto quanto scrisse Antonio Gramsci. Non farti scoraggiare dalla lunghezza, leggilo tutto, perché è, secondo me, un pezzo da incorniciare Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. ... L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene che si proponevano. I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere. Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. |
10-02-2006, 11.17.46 | #18 |
Ospite abituale
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Premesso che non oso neanche immaginare paragoni tra una persona come Gramsci e qualche altro nostro attuale politico speravo di essere stato chiaro…(e per cortesia se c’è qualcuno in questo forum che ha compreso il messaggio mi faccia sapere)…quale fosse il significato che ho attribuito al termine “indifferenza”.
Non è rassegnazione. Non è menefreghismo. E’ LOTTA. La lotta più significativa e non violenta che possiamo fare. Forse per me è facile pensarla così. Seguo la politica ma non sono attaccato a nessun colore e, come per qualsiasi altro argomento, non parto mai da ideologie che si identifichino in schieramenti, gruppi di appartenenza, idee preconfezionate, simboli. Capirai quanto possa risultare facile per me applaudire Silvio o Fausto indifferentemente. In questo momento però penso che non ci sia proprio un bel nulla da applaudire. Io sono cambiato…quando cambieranno tutti allora vedrai che, per forza di cosa, cambieranno anche i nostri politici. Ma non per quelle stupide leggi che un governo si fa e quello dopo cancella, cambieranno dentro anche loro…è d’obbligo. Possiamo riempire pagine e pagine di queste discussioni ma se non cambiamo noi dentro, le parole che useremo saranno sempre le stesse. Mi hai citato Gramsci…permettimi di citarti anch’io qualcuno… Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo (Mahatma Gandhi) …e scusami, tra i due preferisco il secondo. |
10-02-2006, 12.24.38 | #19 |
eternità incarnata
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Viviamo in una società di zombi (morti viventi), quindi appare assai arduo intraprendere qualsiasi iniziativa, qualunque essa sia. Il mestiere del pioniere è bistrattato e deriso. Si preferisce essere pecore, in un gregge, piuttosto che essere se stessi. Si sceglie la via comoda, e non solo in Italia. Chissà perché quando si deve adottare un sistema di voto maggioritario all'inglese, proporzionale alla tedesca, ecc... così come di presidenzialismo alla francese e di cancellierato alla tedesca... copiamo, copiamo e non pensiamo...
E' molto importante invece recuperare la nostra vera italianità, fatta di fantasia, senza tuttavia perdere di vista le regole...Invece, aspettiamo sempre che ci sia qualcuno a dirci cosa fare, come farlo e quando farlo. Se non hai un tot di rapporti sessuali al giorno, in determinate fasce orarie, sei out. Se non ti vesti alla moda sei out, se non hai l'auto apparentemente impossibile da avere, sei out... e via di questo passo. L'Italia è andata nel pallone? Forse... Gli italiani non sanno stare senza tivu e senza calcio? Può essere. Però se si iniziasse a pensare con la propria testa... Per esempio quanti di voi hanno assistito una volta almeno nella vita ad un consiglio comunale? Io sì e non è per niente divertente. Anzi a volte cadono le braccia per il basso livello di discussione ivi dimostrato. Forse occorrerebbe inserire tra le materie di studio della scuola primaria e/o secondaria, anche "educazione civica" e far partecipare le scolaresche ai consigli comunali, sia come ospiti che come protagonisti. Ancora: occorre a mio avviso che ogni italiano "serva" almeno il proprio comune di residenza, una volta nella vita, ovvero che si candidi e sieda in consiglio comunale, poi provinciale e poi regionale, prima ancora che in parlamento. Per fare ciò è indispensabile che ci sia una maggior cultura (non sto parlando di istruzione che secondo me è diversa). E' un lavoraccio, è vero, ma se nessuno inizia non si può pretendere. Pensate: se ognuno di noi fosse stato almeno una volta, in consiglio comunale, provinciale, regionale e in parlamento, avremmo tutti la possibilità di capire cosa avviene quando ci si siede in quelle realtà. Potremmo comprendere meglio certi meccanismi e, invece di fermarci alla critica sterile, che lascia il tempo che trova, potremmo parlare con cognizione di causa. Inoltre, se ognuno non può essere eletto che una sola volta nella vita in ciascuna delle posizioni politico amministrative (4 mandati in totale) forse non ci sarebbe più chi approfitta della propria posizione... ma forse sto solo fantasticando a voce alta! E' anche vero che se a fantasticare in tal modo fossimo in tanti, qualosa cambierebbe... o sbaglio? |
10-02-2006, 14.19.42 | #20 |
Ospite abituale
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Sono anch'io residente all'estero e sono stata anch'io funzionaria europea. Ho reagito a lungo come te nell'osservare la decadenza dell'Italia da lontano, nell'osservare i miei cari diventare sempre più poveri e demotivati.
Perché non cominciamo a cambiare strategia e non ci informiamo un po' di più sulle migliaia di iniziative positive, tipo, per esempio "Libera terra" (www.libera.it), alcuni progetti di ricerca, il tribunale del malato, don Mazzi, don Ciotti (non sono la chiesa di Roma) e non cerchiamo di sostenerle, anche finanziariamente? In fin dei conti noi, ex-funzionari europei, che abbiamo avuto il previlegio di imparare moltissimo e di dare ai nostri figli una scuola adeguata ai tempi, siamo pieni di soldi, pagati anche dal contribuente italiano. Penso che siamo proprio noi residenti all'estero che possiamo aiutare il nostro paese lontano a uscire dalla depressione. Quante volte nella storia sono state le diaspore (e una diaspora italiana esiste) ad aiutare i paesi d'origine ad uscire dalla crisi? Cosa ne pensi? Monica |