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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
18-01-2006, 00.44.15 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-11-2005
Messaggi: 278
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linK di mostruosità
Mi si collegano tra loro Sparta, Dachau e Pescara col filo della mostruosità. Non ne possiamo seguire i meandri, antichi ed estesi come la storia umana. Ma pure la cultura delle differenze ha dato oggi qualche prova di sé: chi non rientrava negli schemi una volta veniva esposto ai lupi sul Taigeto o reso libero dal lavoro nel campo di concentramento. Nel terzo millennio ha un giaciglio nel cesso per 30 anni. Bontà di mamma e dintorni.
"S'io fossi foco...". Ma poi si finisce col pensare ad altro, come l'antico buontempone. |
18-01-2006, 15.50.37 | #8 |
eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
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fresca di giornata, la notizia che segue:
ANSA) - ROMA, 18 GEN - La commissione Giustizia del Senato, in sede legislativa, ha varato in via definitiva il ddl sulla tutela giudiziaria per i disabili. Il provvedimento e' stato presentato dal ministro per le Pari opportunita', Stefania Prestigiacomo secondo la quale 'la nuova normativa prevede procedure snelle e celeri, garantisce alle persone disabili la piena parita' di trattamento in ogni settore della vita sociale, garantendo tutela a coloro che vengono discriminati'. che sia solo perché ci stiamo avvicinando alle elezioni politiche? A me sembra un po' strano che questa notizia salti fuori improvvisamente, dopo quella che ha aperto il 3d, e a voi? Inoltre, se emaniamo l'ennesima legge a tutela significa che: a) un'altra legge si unirà alle precedenti, forse per far vedere al mondo intero che nei confronti della disabilità? b) che gli italiani sono proprio sotto zero in fatto di sensibilità ed hanno bisogno di una legge perché altrimenti non comprendono? c).... varie ed eventuali. |
19-01-2006, 09.15.11 | #9 |
eternità incarnata
Data registrazione: 23-01-2005
Messaggi: 2,566
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sempre a proposito di disabili....
Odissea per una persona in carrozzina.
Forse è esagerato o forse è un titolo che riesce a mettere il lettore sulla buona strada per capire di cosa si tratta! La durata è più corta di tutte le avventure di Ulisse, la vicissitudine si è svolta nell'arco di tre giorni. Tutto iniziò sabato 7 gennaio alla stazione ferroviaria di Livorno alle 16.42. Premesso che mi muovo per cause di forze maggiore sulle quattro ruote di una carrozzina superleggera di ultima generazione, e che quindi per utilizzare il treno devo comunque premeditare la mia partenza e avere una vita decisamente organizzata. Io, come tutte le persone nella mia condizione, devo comunicare almeno 12 ora prima la mia partenza e controllare se quel treno che voglio prendere, in quell'ora precisa, può accoglierti oppure no. Detto tutto questo, effettuata la comunicazione nei tempi e nei modi dovuti, già munita di biglietto obliterato, mi presento alla ”sala amica“ mezz'ora prima della partenza del treno… ma stranamente il treno intercity in partenza da Livorno con destinazione Torino è in ritardo di 55 minuti. Aspetto con fiducia, aspettiamo al freddo del libeccio…ma poi arriva. Il servizio è presente in stazione con l'elevatore pronto all'uso, individuiamo il mio treno e la mia carrozza dove il classico simbolino “uomo in carrozzina” lascia ben sperare in un'accoglienza comoda. Con l'elevatore superiamo quei tre miseri, ripidi gradini che mi separano dal marciapiede. La carrozza è piena di gente, mi guardo intorno e mi accorgo che non mi hanno fatto salire dal lato giusto. Lo spazio a me riservato è proprio dalla parte opposta. La mia superleggera di ultima generazione non passa nel corridoio fra i sedili: devo scendere per risalire dalla parte opposta! Ma il tempo è il tempo e siamo già in super ritardo, si fa molto più veloce a scaricare e caricare a mano questa superleggera (con una persona sopra) come una valigia, vengo trasportata da una parte all'altra del vagone e il mio posto prenotato, per giunta, è occupato. Con difficoltà riesco ad entrare, il treno è un mezzo che le persone usano anche per traslocare da una città all'altra e i bagagli in certe occasioni possono essere davvero ingombranti. Aspetto, conquisto il mio posto, ok...panico finito, si chiacchiera, si scambiano opinioni, questo è il bello del treno… Dopo quattro ore e venticinque minuti arrivo a Torino Lingotto, la stazione dove ho richiesto il servizio per la mia discesa. Il treno si ferma proprio davanti al sottopassaggio e l'elevatore non riesce proprio a fare manovra … non ci passa! Quindi? La soluzione, l'unica soluzione possibile… scarichiamo a mano! Mi sento un pacco con francobollo posta prioritaria, comunque sono di nuovo con le ruote per terra, ma la mia vita, forse, non è ancora salva. Adesso mi aspettano i binari, devo attraversarli velocemente per evitare di fare la fine di Willy il coyote quando insegue lo struzzo nella galleria del treno. Ci riesco, abbraccio mio fratello, viaggio di andata finito. Dopo due giorni, lunedì 9 gennaio alle ore 18.30, mi reco nuovamente alla stazione di Torino Lingotto per imbarcarmi sul treno delle 19.14 per Livorno Centrale: binario 6, treno 543, carrozza 4, posto prenotato 13, biglietto alla mano tassativamente obliterato: inizia l'avventura per tornare a casa. Il servizio di assistenza disabili con l'elevatore è attivo solo su alcuni binari, al binario 6 no! Il pacco postaprioritaria sulla superleggera di ultima generazione deve di nuovo rischiare di fare la fine di Willy il coyote per raggiungere la banchina n. 6 attraversando i binari, questa volta con qualche rischio in più: le tenebre mi avvolgono! Ci riesco, arriva il treno, mi caricano nuovamente a mano… ma che forza hanno questi Sansoni delle FS. Il treno è praticamente deserto, arriva subito il controllore che mi augura buon viaggio, quindi, lui è a conoscenza della mia presenza… penso. Mi tranquillizzo, ma dopo il primo sorriso e anche il secondo, forse pure il terzo, mi comunica che il bagno è rotto e che quindi se ne avessi bisogno...beh non ci vado. L'unica alternativa possibile che mi propone è quella di scendere e risalire in una delle stazioni intermedie del tragitto, ma sinceramente la cosa non mi entusiasma molto, il servizio ha evidenziato le sue manchevolezze nelle stazioni nelle quali lo avevo preventivamente richiesto, figuriamoci in quelle dove non sapevano neanche che sarei passata. Io ci provo, bevo poco così magari tengo fino a Livorno, e poi, la carrozza è vuota e sono in possesso di una bottiglietta di plastica. Ci sono riuscita, senza potermi spostare dal quadrato a me riservato, senza poter accedere al vagone ristorante, senza poter fare la pipì, senza vedere praticamente nessuno nel tratto da Genova a Livorno, sono arrivata…solo 20 minuti di ritardo. Quando arrivo in stazione, nella solitudine assoluta, la porta non si apre. Dopo alcuni minuti riesco a schiacciare l'apposito pulsante per la sua apertura, ci riesco con non poche difficoltà. Spero in questo modo che il personale di assistenza riesca a vedermi, ma non c'è nessuno…nessuno! Vi ricordo che io, in questo momento, sono all'interno della carrozza, non posso sporgermi dalla porta, non ho la visuale della banchina: panico! Cerco di immaginare a quale delle stazioni successive riuscirò a scendere, Grosseto, Roma. Ma è proprio in quel momento che vedo Alessandro, il mio compagno, e che compagno, compagno in tutto, pensate che anche lui è dotato di una superleggera di ultima generazione e dunque naturalmente non può far altro che aspettarmi al binario 1 perché l'ascensore della stazione viene chiuso alle ore 21.00 per ragioni di sicurezza. Ma la sua visione è solo per un attimo, un treno in arrivo in un binario intermedio si frappone fra noi. Comunque c'è, qualcosa farà! Sono interminabili minuti nei quali cerco di urlare per attirare l'attenzione e fortunatamente il fiato dei miei polmoni non va sprecato. Un casuale passante si è accorto di me. Lo prego di cercare il capotreno e ricordargli la mia presenza, e lui ci riesce. Dopo alcuni minuti arriva: “Non mi ero dimenticato di lei” esordisce. “Meno male” penso io, “però si sarebbe potuto presentare anche poco prima dell'arrivo in stazione”. Nel frattempo Ale è al binario 1 che cerca inutilmente la Polizia Ferroviaria e discute col personale della stazione ottenendo solo un'ulcera nervosa e nient'altro…. Al binario 6 il capostazione e i colleghi sopraggiunti mi raccontano che il servizio di assistenza per disabili non è arrivato e non ne sanno il perché e che, inoltre, loro non possono prendersi la responsabilità di farmi scendere dal treno. Troppo rischioso, potrei farmi male e loro dovrebbero risponderne per aver fatto qualcosa fuori dalle loro normali mansioni. Comunque sono bravi i nostri cari ferrovieri e ingegnosi, lo fanno lo stesso, ma come cittadini non come dipendenti delle FS. Beh grazie, accetto di buon grado, anche perché il bagno non funziona e la notte forse è troppo fredda. Willy il coyote rischia la sua vita con l'ambito sogno di catturare la sua preda. Io non avevo nessuna preda da raggiungere e dunque, naturalmente, ho pagato il biglietto per il giro sulla giostra: 48_! In fede, Silvia De Maria Tratto da: www.vita.it |
19-01-2006, 13.18.14 | #10 |
torna catalessi...
Data registrazione: 30-08-2005
Messaggi: 899
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odissea per una persona Down
Forse come titolo è esagerato anche questo, ma rende l'idea di ciò di cui si tratta; non dura tre giorni, non dura vent'anni come le avventure di Ulisse, ma una decina si, e probabilmente continuerà fino ad un triste epilogo. ritengo che sia un bene che queste storie vengano divulgate, sia per dare una conoscenza reale di ciò che spesso avviene, sia (chi lo sa)per sensilibizzare su argomenti che dovrebbero toccarci profondamente. Vi racconto di una splendida donna affetta da sindrome di Down, dell'età di 52 anni: è una persona affettuosa, vivace, dotata di un'intelligenza brillante. E' una donna che si intestardisce spesso, ti fa arrabbiare quando non ti dà retta, ma è così scaltra e dolce, da essere in grado di comprarti in un istante con un sorriso o un abbraccio: è un vero gioiello. I suoi genitori sono morti circa dieci anni fa, l'hanno cresciuta con amore e dedizione; i risultati di come è cresciuta si vedono in lei, così gioiosa e intelligente....direi anche decisamente dotata di grande empatia. Alla morte dei genitori è stata affidata al fratello maggiore, che dopo un paio di anni si è ammalato....ed è passato a miglior vita anche lui; i parenti che restano sono la cognata e il nipote,quest'ultimo di circa 25 anni. Il nostro gioiello al momento percepisce una pensione di invalidità di circa 900 euro, più la pensione del padre (che faceva un lavoro remunerativo) di circa 1000 euro. Il padre le ha lasciato una grande casa, in centro città, che di sicuro vale una mezza fortuna: e forse anche l'altra mezza. Laura (facciamo finta che si chiami così) viene affidata alla tutela legale del nipote che non ci pensa un secondo, con la collaborazione della cognata, a metterla in comunità presso un'associazione che quantomeno offre strutture amorevoli e competenti, oltre a darle la possibilità di frequentare un centro diurno dove svolge varie attività di mantenimento cognitivo, relazionale e oso dire affettivo. Una comunità però, per quanto sia degna di questo nome, non è come la famiglia e Laura, intelligente com'è, sa fare benissimo il confronto fra le cose. Nipote e cognata si intascano tutto, dal primo all'ultimo centesimo; il nipote vive nella casa della povera Laura la quale, per stare in comunità e centro diurno, abbisogna complessivamente di soli 500 euro al mese: ne avanzano 1400. E la casa, ovviamente. Laura i suoi parenti non li vede MAI, se non qualche ora a Natale,e a Pasqua, dal momento che i due vengono spinti dall'inganno di chi lavora in comunità e comunica loro che in quei due giorni la struttura chiude il pomeriggio: altrimenti non se la porterebbero via neanche quelle due ore. I suoi tutori si godono i suoi soldi, le sue proprietà, mentre laura non ha un paio di mutande decenti, indossa vestiti vecchi dieci anni, quando la madre glieli comprava: veste come una barbona, non fa delle analisi mediche da moooolto tempo; di lei se ne infischiano. L'assistente sociale è stata contattata ma dice di non poter fare nulla, perchè il caro nipote una volta l'hanno le porta un plicco di scontrini fiscali che dichiara come spese effettuate a favore di Laura: se ti compri un paio di scarpe, non c'è scritto sullo scontrino di che numero le hai comprate, se erano da donna o da uomo, e questo naturlmente vale per vestiti, accessori e quant'altro. Di questo fatto viene informato il direttore dell'associazione e la psicologa coordinatrice.....il risultato è una bella lettera di richiamo per chi si è troppo interessato della cosa: si dimostra un atteggiamento troppo negativo e polemico nei confronti di questi poveri tutori che fanno del loro meglio; e poi dico, non vorremmo mica far nascere scandali? Tutto rimarrà così. Questa è una piccola storia come ce ne sono tante altre, un milione, senza esagerare. So che è inutile scandalizzarsi e che ognuno di noi ha atteggiamenti, sentimenti e comportamenti spesso "disumani" di cui non ci si rende conto. Però faccio così fatica a non rimanere impressionata da certi egoismi ....ma forse sbaglio. Questo non lo so, e poi di sbagli ne faccio tutti i giorni, ci includerò pure questo...non so che pensare. |