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12-01-2006, 17.41.52 | #1 |
Moderatore
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La Cina alla guerra delle parole proibite
Incollo qui un documento del 12 gennaio 2006, preso da Repubblica.it.
La Cina alla guerra delle parole proibite I GIOVANI cinesi che la usavano per preparare i compiti in classe, gli esami e le tesi di laurea, hanno perso la loro finestra sul mondo. Il governo ha oscurato definitivamente Wikipedia, bloccando l'accesso alla più celebre enciclopedia universale su Internet. Tra i 225 milioni di vocaboli che contiene ci sono troppe definizioni scomode: Tienanmen 1989 e democrazia, Tibet e repressione. Il regime cinese ha paura delle parole, su Wikipedia la parola non si può controllare. A cinque anni dalla sua creazione, tradotto in cento lingue, il dizionario enciclopedico consultato in ogni istante da milioni di persone su tutto il pianeta è un prodotto della libertà. Nasce come un testo "aperto", le sue definizioni vengono assemblate, corrette, aggiornate continuamente dal contributo spontaneo e gratuito della collettività dei lettori. Non è un sito politico, non vuole fare opinione, non è nulla di più che un giacimento di vocaboli e di spiegazioni, accessibili con un clic sulla tastiera del computer. Ma per Pechino proprio questo era diventato una minaccia. Ora ad ogni ricerca di un termine su Wikipedia, fosse anche il più banale, per chi sta in Cina il sito non risponde più: schermo vuoto, "non disponibile per ragioni tecniche". Il blackout di Wikipedia è l'ultimo e il più clamoroso diktat che la censura di Pechino infligge a Internet. Per sorvegliare l'informazione che circola in rete il governo cinese impiega un esercito di 30.000 tecnici a tempo pieno, assistiti da raffinati programmi di software che "filtrano" le parole, cancellano, censurano, bloccano messaggi o mettono fuori uso interi siti. Il Center for Internet and Society dell'università di Harvard lo ha definito "il più sofisticato sforzo in atto nel mondo" per controllare il cyberspazio. Un dissidente cinese che si è dedicato allo studio di questa macchina della censura, Xiao Qiang, è riuscito a "estrarre" il programma di software usato da Pechino: contiene 1.041 parole sospette. Nella lista nera solo il 15% sono termini che hanno a che vedere con la pornografia, la pedofilia. Il resto riguarda invece le libertà politiche e religiose, i diritti umani. Tra le 1.041 parole pericolose ci sono "democrazia", "libertà" e tutti i suoi composti e derivati (Free-China, Free-Net), "corruzione", "manifestazione", "sciopero", "Tibet indipendente", "Falun Gong". C'è anche "figli di dirigenti del partito", forse per individuare tentativi di ricerca online sui patrimoni familiari, le aziende che possiedono, i consigli d'amministrazione di cui sono membri. Le 1.041 parole sospette non vengono necessariamente censurate. Sono i campanelli d'allarme che fanno scattare i filtri della sorveglianza: la Grande Muraglia di Fuoco, come l'hanno definita i navigatori online cinesi. Se uno clicca troppe volte "Tibet libero" vede misteriosamente interrotta la connessione. Oppure si trova istradato per forza verso il sito ufficiale del governo che esalta "la pacifica liberazione del Tibet" da parte dell'esercito cinese nel 1950. L'offensiva contro Wikipedia ottiene questo risultato. Alla voce "Tienanmen 1989" l'enciclopedia online in tutto il resto del mondo inizia con la spiegazione: "La protesta di Piazza Tienanmen a Pechino nella primavera del 1989, seguita dal massacro del 4 giugno...". Ma questo testo non è più accessibile dalla Cina. Provo a effettuare una ricerca analoga usando il sito ufficiale del governo, http://service. china. org. Digito "Tienanmen 1989". Risposta: risultati zero, documenti zero, schermo bianco. Se ancora esistesse Wikipedia per i cinesi, alla voce Tibet potrebbero leggere la storia delle rivolte, la fuga in esilio del Dalai Lama, le condanne dell'Onu per l'uso della tortura contro i monaci buddisti. Ma Wikipedia è scomparsa dietro la Grande Muraglia di Fuoco. Internet mi dirige invece verso il China Tibet Information Center http://en. tibet. cn che vanta le bellezze turistiche della regione. Alla voce Taiwan su Wikipedia potrei sapere che nell'isola c'è una democrazia parlamentare, libere elezioni e l'alternanza dei partiti al governo, un privilegio negato sul continente a un miliardo e trecento milioni di cittadini. Finisco invece su www. chinataiwan. org che definisce l'isola come "la provincia della Cina" che "fu occupata dalla Settima Flotta degli Stati Uniti". Nel romanzo "1984" di George Orwell il protagonista Winston è impiegato al Ministero della Verità. Ogni giorno il suo lavoro consiste nel ritagliare dai giornali le notizie politicamente sgradite, che inserisce in piccole capsule nella posta pneumatica verso la distruzione. A fianco a lui un'impiegata ha il compito di cancellare i nomi delle persone che sono state "vaporizzate". La Cina ha realizzato l'incubo di Orwell, "vaporizzando" il Dalai Lama, migliaia di nomi di dissidenti, milioni di vittime della Rivoluzione Culturale, dei gulag, di Piazza Tienanmen. Poche settimane fa è stato "vaporizzato" il più celebre blog tenuto da un giornalista cinese sotto lo pseudonimo di An Ti. Aveva dato per primo la notizia dello sciopero della redazione di Notizie di Pechino, in rivolta per il licenziamento politico di alcuni giornalisti. Ora il suo blog è stato oscurato e da Internet è scomparso anche tutto ciò che vi era stato pubblicato prima. Come sostiene l'organizzazione Human Rights, "in Cina perfino Internet non ha memoria". Oltre alle tecnologie avanzate la censura cinese usa anche metodi più tradizionali. Una volta al mese la direttrice dell'Ufficio di Informazione, signora Wang Hui, convoca nella sua sala riunioni i dirigenti dei maggiori siti Internet a cui espone le direttive del governo, precisando quali notizie si possono dare e quali no. Alla riunione partecipano anche i rappresentanti dei siti stranieri che operano in Cina, come Yahoo, che prendono nota delle direttive. Yahoo l'estate scorsa ha rivelato alla polizia cinese il contenuto di una email inviata da un suo abbonato, il giornalista Shi Tao. Per quella email in cui Shi Tao citava proprio i metodi della censura, lui è in carcere. E' stata la Microsoft invece a chiudere il blog di An Ti per compiacere al governo di Pechino, nonostante che quel blog dipendesse tecnicamente da San Francisco. Yahoo e Microsoft si giustificano con la necessità di rispettare le leggi locali. Nessuno vuole farsi escludere da un mercato cinese che ha già più di cento milioni di navigatori online e si appresta a superare le dimensioni degli Stati Uniti. Credevamo che Internet potesse esportare le nostre libertà a Pechino e Shanghai. A giudicare dal caso della Microsoft che ha applicato la giurisdizione cinese in America, sembra quasi che possa succedere il contrario. |
12-01-2006, 21.56.23 | #5 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Re: La Cina alla guerra delle parole proibite
Citazione:
bean, è proprio come dice van, infatti la cina censura tutti i siti cinesi (google compreso), e di cinesi che sanno l'inglese ce ne sono gran pochi... quindi il gioco è fatto! questo penso sia un fatto gravissimo... |
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12-01-2006, 22.10.39 | #6 | |
Ospite abituale
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Messaggi: 2,959
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Re: Re: La Cina alla guerra delle parole proibite
Citazione:
Tzu-Kung chiese del governo. Il maestro disse: “Cibo sufficiente, armi sufficienti e la fiducia del popolo”. Tzu-Kung disse: “Supponiamo di non avere scelta e di dovere fare a meno di una di queste cose, quali lasceresti da parte?” Il Maestro disse: “le armi”. Tzu-Kung disse: “Supponiamo di dover fare a meno di una delle altre due, quale lasceresti da parte?”. Il Maestro rispose: “Il cibo. Perché da secoli la morte è stata il destino di tutti gli uomini, ma un popolo che non ha più fiducia nei suoi governanti è veramente perduto”. Ovviamente ai nostri occhi e con la nostra, appena abbozzata, capacità democratica, impedire la libera circolazione delle idee ci sembra una delle cose peggiori del mondo ed io sono d’accordo. Ma anche da noi l’informazione non è così libera come sembra, solo che noi la fiducia in chi ci governa l’abbiamo perduta irrimediabilmente. |
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12-01-2006, 23.33.40 | #7 | |
Utente bannato
Data registrazione: 28-07-2005
Messaggi: 448
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Re: Re: Re: La Cina alla guerra delle parole proibite
Citazione:
Molte volte la fiducia è indotta attraverso la disinformazione, la censura e l'imbroglio. Confucio era un imbroglione o forse pensava ad una fiducia tutto sommato ben riposta L'informazione di epicurus spaventa, ma spaventa ancora di più una campagna serpeggiante e ormai dilagante anti-cinese. Le risorse per mantenere in piedi il nostro modello di sviluppo sono sempre meno. E la Cina, che comincia a consumarle con i suoi miliardi di abitanti, è il nemico N° 1. La guerra contro la Cina è cominciata. Spero di sbagliarmi. |
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12-01-2006, 23.39.58 | #8 | |
Nuovo iscritto
Data registrazione: 03-04-2002
Messaggi: 1,287
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Re: Re: Re: Re: La Cina alla guerra delle parole proibite
Citazione:
io invece spero che la guerra contro chiunque non inizi, almeno nei prox 100 anni riporto un pensiero di un mio amico: "speriamo che la Cina entri, nel più breve tempo possibile, nel mercato europeo così, forse, riusciremo a riprenderci dalla povertà certa. |
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13-01-2006, 00.26.10 | #9 | |
Utente bannato
Data registrazione: 28-07-2005
Messaggi: 448
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Re: Re: Re: Re: Re: La Cina alla guerra delle parole proibite
Citazione:
Ehi Tammy, avrai smesso di fumare, ma ora è bene che ti metta gli occhiali Speravo di sbagliarmi, non che iniziasse una guerra! Ti pare? Molti come il tuo amico credono che il nostro modello di sviluppo di tipo capitalistico abbia in sè, proprio per le sue caratterisitiche di rispondere alla convenienza massima per sè, le capacità e l'elasticità per affrontare problematiche come l'inquinamento e il consumo esponenziale delle risorse e che quindi anche la Cina potrà prendere parte alla tavola del benessere, senza togliere niente a nessuno. Anzi, promuovendo altro benessere per tutti. Altri invece sanno o pensano che non sia possibile. Che le risorse sono limitate su questa terra e che chi ha il potere economico, dell'informazione e militare, dovrà sempre più combattere e con ogni mezzo per ottenerne e per mantenere una torta sempre più piccola con gli standard a cui non vuole rinunciare più. Una torta sempre più piccola e i cui confini saranno sempre più blindati, difesi strenuamente ed attaccati da chi, dall'altra parte, non ha nulla da perdere. Proviamo solo a pensare che la Cina sta cominciando a consumare carta con la nostra noncuranza ad una velocità supersonica. Basteranno pochi anni così senza chiedersi come e perchè e il mondo...puf! Bello che asfissiato. Oh, la carta si potrà fare con il mais, con la soia e con quel piffero che volete...ma ci sarà il tempo per capirlo da parte di tutti e praticarlo? E questo è solo uno stupido esempio. Il nostro è un modello di sviluppo che vale solo per pochi. Non ce n'è per tutti. E nessuno è più disposto a rinunciare ai propri privilegi. Temo quindi che l'inevitabile (per questa logica) guerra contro la Cina sia già iniziata. Ora con le armi mediatiche per creare malcontento ed inimicizia. Per preparare il terreno ad eventuali attacchi ben più imponenti e devastanti. Il governo cinese sta controllando il suo popolo come dice epicurus, ma del resto anche l'attuale detentore del potere del "pensiero unico" mondiale, sta controllando il suo. Ribadisco. Spero davvero di sbagliarmi. Oddio! Che botta di pessimismo. Non è da me |
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13-01-2006, 01.32.18 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 11-01-2005
Messaggi: 168
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: La Cina alla guerra delle parole proibite
Citazione:
... nella mente degli esponenti del "pensiero unico" è iniziata da un pezzo ... ma la Cina non è l'Iraq (e già l'Iraq non è ... un pranzo di gala!) ... dunque l'ottimismo non della ragione ma della paura. Riuscirà la Terra ad essere compatibile col benessere di 1miliardo di Indiani ed 1,3 o più miliardi di cinesi? Penso di no, ......... dunque qualcosa dovrà cambiare o succedere (cosa? ... il finale sarà emozionante!). |
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