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24-07-2005, 12.49.48 | #1 |
L' Emigrato
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
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Americani, Matti ?
Gli americani? Sono mezzi matti
di Giuseppe Genna I prestigiosi Archives of General Psychiatry pubblicano nell'ultimo numero i risultati di una ricerca governativa USA che ha dello sconvolgente. Si tratta degli esiti di uno studio effettuato per dodici mesi su circa diecimila soggetti maggiorenni ambosessi (9.282, per la precisione). I risultati sono sconfortanti nella stessa misura in cui appaiono inquietanti. Dopo raffinate tare statistiche e approntando protocolli di controllo assai selettivi, gli studiosi si sono trovati a fronteggiare un verdetto che vale mille accuse alle politiche di condizionamento mentale attuate negli Stati Uniti. Dalla ricerca, condotta da specialisti delle più importanti università e istituzioni psichiatrice d'America, emerge che metà della popolazione USA è affetta da disturbi mentali. Sembra uno scherzo, non lo è affatto. Parla chiaro infatti l'assoluta qualità del board di ricercatori: Department of Health Care Policy, Harvard Medical School, Boston; Division of Pharmacoepidemiology and Pharmacoeconomics, Department of Psychiatry, Brigham and Women’s Hospital, Harvard Medical School; New York State Psychiatric Institute, College of Physicians and Surgeons of Columbia University, New York; University of Pittsburgh, Pittsburgh; Department of Psychiatry and Biobehavioral Sciences, University of California, Los Angeles. Le conclusioni farebbero impazzire una nazione, che però risulta essere già impazzita. Utilizzando gli strumenti dell'intervista clinica approfondita e dell'osservazione fenomenologica di eventuali disturbi mentali occorsi a parte del campione - disturbi classificati secondo gli obiettivi sta standard della World Health Organization -, i ricercatori americani sono arrivati a conclusioni destinate a fare epoca. Le cifre infatti delineano un dramma collettivo di dimensioni mai prima riscontrate nella storia della psicologia. Il 41.1% dei soggetti del campione, nel corso dell'anno in cui la ricerca si è svolta, ha subito trattamenti tesi a limitare danni psichici di importante entità; il 12.3% è andato in cura da psichiatri; il 16.0% ha ricevuto cure psicoterapiche di varia natura; il 48.3% dei sottoposti a trattamento è risultato non ottenere benefici dalle cure mentali, mentre il 12.7% ha manifestato reattività alle terapie. La ricerca del National Institute of Mental Health è la più completa intrapresa finora da un centro di studi del governo americano ed è destinata a fornire un nuovo metro di giudizio agli addetti ai lavori nei campi delle malattie mentali: "Il punto da ricordare è che i disturbi mentali sono altamente prevalenti e cronici", ha dichiarato Thomas Insel, direttore dell'istituto federale che ha condotto lo studio puntando i riflettori sul fatto che "una buona percentuale delle vittime del 'male oscuro' negli Stati Uniti sono giovani": della metà di americani vittima di disturbi mentali, il 50% ha cominciato ad manifestarne i sintomi a 14 anni e il 25% a 24 anni. "I disordini mentali sono a questo punto la più imponente malattia cronica per la gioventù in America", ha dichiarato Ronald Kesler, epidemiologo di Harvard e uno degli autori dello studio secondo cui "purtroppo all'avvento dei sintomi non fa riscontro una diagnosi precoce e men che meno una cura". I problemi piu' comuni denunciati dai soggetti dell'indagine sono la depressione (17%) e l'alcolismo (13%). Sono risultate comuni anche le fobie (13%). Oltre un quarto degli interpellati ha denunciato un malessere assimilabile a un disordine mentale nel corso dell'ultimo anno. Il rapporto del National Institute of Health incide sul dibattito, in corso negli Stati Uniti, sulla necessità di uno 'screening' di adulti e bambini per disordini mentali e anche sulla linea di demarcazione tra malattia e salute. Le risposte sono destinate ad avere un enorme impatto sui metodi di cura e, non ultimo, sul tipo di sindromi coperte dalle assicurazioni sanitarie. Secondo i ricercatori, il problema degli USA, a questo punto, risiede in una clamorosa sottovalutazione dell'ampiezza a cui è giunto il disagio psichico in tutta la nazione. Ciò comporta l'innesco di un drammatico circolo vizioso: sottovalutando l'enormità di un simile disagio, non vengono allestite unità di cura adeguate e non si promuovono programmi che permettano alla popolazione un accesso alla soglia terapeutica, in modo che il disagio, già quantitativamente esorbitante, è destinato a intensificarsi qualitativamente. Del resto, basta considerare la persona che gli americani hanno spedito alla Casa Bianca. In questo caso, evidentemente, si tratta di autentica democrazia rappresentativa. www.carmillaonline.com - Articolo pubblicato 9 Giugno 2005 |
24-07-2005, 12.55.36 | #3 |
L' Emigrato
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
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TEMPI CALAMITOSI - ODIO PER GLI AMERICANI
Relazioni internazionali e terrorismo
Per inquadrare meglio le differenze di vedute geopolitiche fra USA e UE vediamo alcuni fattori forse poco considerati dai media: - la politica USA, perseguita in momenti diversi con diversa chiarezza e risonanza, é la politica di un impero che si presenta con la parola falsa “Democrazia”. Un impero che individua pragmaticamente le regioni del mondo ove conviene intervenire, per interessi economici, e poi cerca le motivazioni di facciata per giustificarne gli interventi (ad es. Instaurare la democrazia in Xlandia). - La politica europea non mi sembra abbia obiettivi imperiali di controllo di aree o Paesi per motivi economici. Quando li avesse, essi non sono estesi a tutta la U.E.. - La politica europea non é motivata o alimentata da possenti lobbies delle armi o del petrolio, come sembra essere frequente negli USA. Ove tali lobbies finanziano le campagne dei presidenti, per averne poi un ritorno. - Le politiche in U.E sono in generale abbastanza trasparenti da essere captate e condivise da un gran numero di cittadini. Mentre gli scopi reali, le motivazioni delle politiche imperiali americane credo siano abbastanza ignorate dai cittadini USA, perché troppo ammantate di motivazioni democratiche. Ove invece i reali motivi imperiali sono conosciuti dai presidenti, consiglieri e lobbies finaziatrici. Notiamo che la CIA non fa rapporto delle sue attività sobillatrici in altri Paesi al congresso, ma solo al presidente. - Le capacità dei cittadini europei di capire realtà e culture di Paesi di altri continenti sono anche una conseguenza dell’apertura delle culture europee. Ove invece la cultura limitata degli Americani e i loro orizzonti ristretti (sono molto efficienti in settori particolari, ma spesso incapaci di capire altri settori e culture) non permettono loro di porsi interrogativi o capire situazioni che non conoscono quando sono a contatto con altri Paesi, o vi inviano la CIA a sobbillare. Del resto basta guardare il numero dei fallimenti degli interventi della CIA. Questo spiega perché gli Americani hanno avuto e avranno molti insuccessi (e suscitato molti odii) in America latina e altrove. - Le intrusioni degli USA nei Paesi sottosviluppati, con l’ arroganza di chi vuole imporre colla forza un certo approccio economico, destano enormi odii nei Paesi arabi (e forse anche altrove). - Per i motivi su elencati gli Americani non potranno mai capire, io credo, quale sia il metodo migliore per combattere il terrorismo. Che é : cercare le sue cause, eliminarle. A me sembra che l’ unico metodo sicuro sia un intervento degli europei. Altri metodi non mi sembrano possibili. Gli europei chiedano agli Americani (che non potranno capirlo da soli), come unica soluzione “che tagli la testa al toro” (l’ odio diffuso nei Paesi arabi) il seguente atteggiamento: a) smettere di imporre ad altri Paesi una politica imperiale e adottare un atteggiamento paritario, sostituendo l’arroganza della creduta superiorità con il rispetto delle altrui politiche e culture. Senza immischiarsi nella politica interna di altri Paesi. Questo atteggiamento permetterebbe di contenere (e a lungo termine di far sparire) il numero di candidati terroristi per odio agli Yankees (si dice cosi ?). Gli Yankees non hanno capito che per gli arabi, ogni tentativo di portare loro la democrazia viene invece visto come l’ intrusione di culture occidentali che sono offensive verso le culture arabe. b) gli USA dichiarino ufficialmente di rinunciare alla politica di intervento di BUSH e di voler evitare intrusioni colla forza in altri Paesi, ma di preferire d’ ora in poi la discussione, eventualmente in ambito ONU. L’ Emigrato Antonio Greco angrema@wanadoo.fr Il piccolo contributo che chiedo da Parigi é di recapitare questo testo al MINISTERO DEGLI ESTERI o all' AMBASCIATA ITALIANA PIU VICINA, oppure al tuo giornale. Si tratta di una piccola azione antiterror. Non é scontato che i nostri politici, che non conoscono gli Americani, possano pensarvi. |