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20-07-2005, 19.43.20 | #23 |
Ospite abituale
Data registrazione: 31-05-2005
Messaggi: 72
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Rubin, ritengo sia doveroso scusarmi con te e coi tuoi stereotipi...
Penso che tu abbia frainteso qualcosa del mio discorso, non intendo affatto dire che tutti i violentatori e stupratori siano psicopatici. Il nostro sistema penale definisce non imputabili solo quei soggetti dichiarati non in grado di intendere e di volere al momento dei fatti, si tratta di solito di psicopatici schizofrenici. Esisstono altre categorie di disturbi mentali che non inficiano la facoltà di intendere e volere, per cui i soggetti al momento dei fatti erano in grado di intendere e volere e hanno deliberatamente scelto il crimine, solo per assecondare i propri istinti malvagi. Solitamente questi ultimi soggetti soffrono di disturbo antisociale di personalità, le cui radici affondano sicuramente nelle prime esperienze affettive del soggetto. Premesso questo, non tutti gli antisociali sono dei mostri cioè SCELGONO di essere tali e comunque sento di concordare con le tue osservazioni perché in fondo non sono così distanti... Baci |
20-07-2005, 22.42.42 | #24 |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-09-2003
Messaggi: 611
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Purtroppo una risposta a tale domanda non può essere che un esercizio retorico: a chi è posta? Alla parte razionale, a quella emotiva, o a quella di chi si mette nei panni di chi ha una responsabilità giuridica o peritale psichiatrica?
Risponderei diversamente a seconda della mia posizione nei confronti di tale soggetto. Ma prevalendo in me purtroppo l'emotività e l'affetto incondizionato per l'infanzia, sostengo che l'origine della perversione di un pedofilo non è proritaria rispetto al male che può fare al prossimo innocente. Che si recuperi, se ciò sarà possibile, ma soprattutto che sia messo in condizioni di non generare a sua volta il circolo vizioso di carnefice/vittima. |
21-07-2005, 03.22.17 | #25 |
Ospite
Data registrazione: 17-07-2005
Messaggi: 32
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Oltre che ad avere un bel benvenuto nelle carceri, si potrebbero pubblicare le loro foto sui quotidiani. Cure e recuperi dei "malati"? Se si spendessero le stesse somme di denaro anche per le vittime, sì. Se nò per me è una malattia troppo cara e come dicono le statistiche i recuperi durano quasi per la durata di un paio di settimane dalla scarcerazione degli stessi.
Purtroppo non si parla quasi mai delle vittime, non ho mai visto un'intervista con una vittima a distanza di anni dall'accaduto. |
21-07-2005, 11.31.07 | #26 | |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Citazione:
io e i miei stereotipi ti ringraziamo. comunque, prima parlavo di psicopatico nel senso di sociopatico.. come sai, l'etichetta di sociopatico sostituisce quella più vecchia di "psicopatico", che poi è rimasta ad indicare tutta la gamma delle psico-patie, psichiche-malattie. non so se possiamo cercare esclusivamente le cause della psicopatia nella prima infanzia... adesso cerco su google infine, nessuno sceglie di essere un mostro, nessuno sceglie di essere se stesso ma nasce con caratteristiche, crescendo in un ambiente non-scelto se ne sviluppano alcune e altre no.. la colpa, così, non esisterebbe.. nemmeno hitler o personaggi del genere.. il problema è di stabilire i confini della responsabilità, cos'è la responsabilità |
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21-07-2005, 11.52.10 | #27 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-06-2005
Messaggi: 455
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Citazione:
...la capacita di affrontare o prevedere(non sempre facile) le conseguenze delle proprie azioni... ..e poi ..le colpe..quanti crescono in un ambiente disagiato e non per questo diventano delinquenti? ..certo,si cerca di capire,ma non per arrivare a giustificare tutto...si,avevo sempre detto che fare il giudice mi pare uno dei mestieri piu difficili... ,klara |
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21-07-2005, 12.03.45 | #28 | |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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Citazione:
già.. però è contorta la questione.. se volete sapere qualcosa di più sulla vecchia-psicopatia, oggi sociopatia o disturbo antisociale di personalità http://www.criminologia.org/articoli...vescarelli.pdf |
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21-07-2005, 12.39.11 | #29 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 09-05-2002
Messaggi: 2,913
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Citazione:
Cos’è la pedoflia? L’etimologia della parola suggerisce in realtà un’immagine molto bella. Pedofilia significa “amore per i bambini”. Come cinofilia significa amore per i cani. Nessuno penserebbe che un cinofilo abusa sessualmente dei cani. Quindi il pedofilo dovrebbe essere qualcuno che ama i bambini? Forse una volta era così. Non bisogna dimenticare che ciò che è morale o immorale dipende dal contesto culturale. Presso gli antichi greci, ad esempio, la pedofilia era una pratica comune e moralmente accettata, anzi, consigliata. Il rapporto d’amore tra il fanciullo e il suo più anziano maestro era considerato educativo e costruttivo per il fanciullo. E il maestro lo amava teneramente. Si trattava di un atto che noi oggi considereremmo immorale ma non aveva affatto le connotazioni che la pedofilia ha assunto all’interno del nostro contesto culturale. Ma torniamo alla domanda iniziale. Che cos’è la oggi pedofilia? Perché è qui che iniziano i dubbi e i malintesi. Purtroppo sotto al termine di pedofilia si raggruppano fenomeni diversissimi. Consideriamo pedofilo •il padre che abusa dei figli (o la madre, il fratello, lo zio… ) •l’adulto che pratica turismo sessuale nei paesi dove l’infanzia è meno protetta •l’acquirente di materiale pornografico prodotto utilizzando minori •lo sfruttatore che utilizza i minori per produrre tale materiale •il perverso che rapisce i bambini •il perverso che fruisce della prostituzione minorile •lo sfruttatore che organizza i giri di prostituzione minorile •il giovane diciannovenne innamorato della compagna di scuola diciassettenne. Anche se, tranne l’ultimo caso per cui anche la legge ammette una deroga, tutti i precedenti sono indubbiamente orribili, dobbiamo per forza ammettere che sono diversissimi tra loro. E’ diverso il profilo psicologico dell’adulto, è diverso il danno che tali atti provocano nel minore. Non più grave o meno grave: diverso. Anche sotto la parola “minore” raggruppiamo esseri umani con caratteristiche diversissime. Esseri umani di sesso maschile o femminile la cui età oscilla tra zero e diciotto anni. Credo che non ci sia bisogno di dimostrare che un evento traumatico influisce in modo diverso sulla psiche di un bimbo di pochi anni che su quella di un ragazzo alle soglie della maggiore età. Non più grave o meno grave: diverso. Ribadisco, per evitare malintesi, che non sto cercando giustificazioni ma solamente differenze. Solo per dire che quando parliamo di pedofilia parliamo di troppe cose raggruppate sotto ad un solo nome. Fino a che facciamo questo non possiamo capire. Studiare profondamente la pedofilia in tutti i suoi aspetti è un’operazione che va al di là delle mie attuali competenze. Personalmente ho una discreta conoscenza di ciò che accade in un contesto di maltrattamento famigliare, che ci sia o non ci sia abuso sessuale. Molto meno delle altre situazioni che ho elencato. L’abuso famigliare Vi ho portati fuori da un ginepraio per introdurvi in un altro perché anche sotto al termine “abuso famigliare” vengono catalogate situazioni molto dissimili tra loro. ci limiteremo a prendere in considerazione i casi in cui un essere umano maggiorenne compie un atto con contenuti sessuali con un membro della sua famiglia che non ha ancora compiuto la maggiore età. Questo, purtroppo, semplifica le cose in modo impercettibile. E’ opinione diffusa che fatti di questo tipo possano avvenire solamente in famiglie disturbate. Io sono d’accordo ma questo ci porterà ad un altro bel problema: cos’è una famiglia disturbata? Nell’immaginario comune, credo, si forma l’idea di una famiglia socialmente disadattata. Dove, ad esempio, una madre fragile si è legata ad un uomo che non è il padre dei suoi figli, che è disoccupato o alcolizzato o tossicodipendente e agisce abusi sui bambini. Può essere un caso. Eppure le statistiche dimostrano che spesso gli abusi famigliari avvengono in famiglie assolutamente “per bene”. Anzi, la maggior parte degli abusi famigliari avvengono in famiglie perfettamente inserite nel contesto sociale. Quindi non è il fatto di vivere in situazioni di povertà estrema o di disadattamento sociale a creare i presupposti perché l’abuso possa avvenire. Ho parlato di atti con contenuti sessuali e non di atti sessuali. L’abuso e la molestia sessuale non sono necessariamente rapporti “completi”. Esistono mille modi e mille sfumature di abuso. A mio parere può essere un abuso anche il “semplice” costringere la figlia adolescente a non chiudere la porta del bagno. Non c’è bisogno di arrivare a situazioni estreme. Vedete quindi quanto le cose si complicano. Vorrei poi ricordare, anche se non intendo approfondire l’argomento in questa sede, tutti i casi di maltrattamento che non hanno un risvolto sessuale ma che non sono per questo meno traumatici e dolorosi. Molto spesso gli abusi famigliari hanno un andamento progressivo. Nel senso che non sono come uno stupro. Non succede che l’abusante, improvvisamente e violentemente, usa il corpo del minore e poi basta. L’abuso famigliare è “coordinato e continuativo”. Nel senso che, perché avvenga, è necessaria la complicità o quantomeno l’omertà di tutta la famiglia e che di solito non si limita ad un episodio isolato ma viene reiterato più e più volte. Fino a che qualcuno non interviene per impedirlo o fino a che il minore non trova, se lo trova, il sistema e il coraggio di sottrarsi alla situazione. Spesso iniziano con piccoli giochi, apparentemente innocenti, che forse il minore sente un po’ invasivi ma da cui non si sottrae perché (e questa è la cosa più importante e che non dobbiamo mai dimenticare) un bambino ama i membri della sua famiglia. ... ora mi devo fermare, forse continuerò dopo... |
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21-07-2005, 13.19.42 | #30 |
può anche essere...
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Messaggi: 2,053
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1.1. La pedofilia nella Grecia classica
La pedofilia ebbe la massima diffusione tra il vi e il iv secolo a.C. a Sparta e Atene. Essa consisteva in una relazione sessuale tra adulti maschi e adolescenti, spesso all'interno di un'esperienza spirituale e pedagogica attraverso la quale l'amante adulto trasmetteva le virtù del cittadino. Il coinvolgimento di molti maestri del tempo, tra cui Socrate e Platone, così come la poesia di Alceo e Anacreonte rendono possibile un'ingente quantità di documenti sulla pederastia - intesa come relazione sessuale di un adulto e un minore in età compresa tra i dodici e i diciotto anni -, considerata lecita e riconosciuta come forma pedagogico-educativa; a differenza della concezione della pedofilia, intesa invece come relazione sessuale con minore di dodici anni, illegale e socialmente riprovevole fonte:http://dex1.tsd.unifi.it/altrodir/de...v.htm?cap3.htm |