L' Emigrato
Data registrazione: 26-05-2004
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Tornata In Italia
Egregio Signore,
da molti mesi ricevo e leggo le sue comunicazioni elettroniche che non ricordo come e perchè hanno avuto inizio. Per qualche tempo ho anche pensato di provare a cercare dei contatti di livello nella mia città, per iniziare una collaborazione, ma ho atteso di capire meglio le sue teorie e le sue intenzioni.
Ora credo di aver capito che la sua non è la strada giusta per me e la prego anche di non inviarmi più i suoi messaggi e di derubricarmi dalla sua mailing list.
Le spiego anche perchè, ma, naturalmente, se la cosa non le interessa, può evitare di perdere tempo.
Pur non avendo il suo grado di competenza, la mia biografia mi rende "Europea" da sempre.
Sono di famiglia italiana emigrata in Francia nel 1954, anno della mia nascita. I miei hanno comperato una latteria nella zona di Clermont Ferrand e portato là i casari italiani per produrre formaggi che i dazi rendevano invendibili ai numerosi clienti francesi. Siamo rientrati in Italia nel 1960 lasciando la conduzione a uno zio, tuttora residente in Francia, per sollevare i nonni dalla gestione della parte italiana dell'azienda che diventava sempre più complessa. Nel 1961 mio padre è stato assunto a Bruxelles all'allora MEC, settore agricoltura, prodotti lattiero-caseari dove ha lavorato fino al 1986. Ho vissuto "in casa" le speranze europee, il Gatt, l'allargamento, viaggiando sempre tra Francia/Italia/Belgio.
Anche la famiglia di mio marito, di origini napoletane, è europea. Una sorella abita in Svizzera con marito svizzero, una a Cambridge con marito inglese, un fratello è fisico nucleare e viaggia nel mondo.
I miei contatti con l'estero sono frequenti e mirati a capirne la realtà. Vengo a Parigi ogni anno da un'amica tedesca che vive 6 mesi a Tokyo e sei mesi nella Ville Lumière dove insegna alla Sorbonne.
Ebbene, la mia impressione è che lei, caro signore, abbia una visione dell'Italia tipica da emigrante. Mi spiego: analizza con lucidità i nostri difetti, avendo i necessari termini di paragone, e compila una diagnosi competente e appassionata, ma crede ancora che esistano rimedi e cure per guarirci dalle nostre malattie, perchè non vive qui e ama il suo Paese d'origine con il rimpianto del deraciné.
Io, che vivo, lavoro, cresco i figli, mi ammalo, viaggio e mangio in Italia e mi confronto quotidianamente con la mentalità italiana, non ho più nessuna speranza che le cose possano raddrizzarsi.
Andremo di male in peggio e infetteremo il resto dell'Europa con i nostri morbi. Siamo inetti politicamente e meriteremmo di essere occupati e governati di nuovo da un Paese straniero decente (anche la Lituania sarebbe meglio del nostro berlusconismo ladro, individualista ed evasore, del nostro legismo cialtrone e ignorante, del nostro centrismo subdolo, cattolico e nostalgico, del nostro fascismo strisciante e pericoloso).
Non sappiamo gestire nulla: rifiuti, risorse, aziende, banche, TFR, scuole, ospedali, strade, trasporti. Siamo come quegli adolescenti dotati e immaturi che sprecano tempo e risorse, invece che provvedere alla loro formazione futura.
Non abbiamo una classe dirigente che diriga (la CONFINDUSTRIA o la CONFCOMMERCIO le sembrano serie?).
Nessuno comanda e nessuno obbedisce a nessuno.
Ognuno coltiva il proprio minuscolo orticello, rubando un palmo di terra o una carota al vicino.
Nessuno vuole fare sacrifici.
Tutti protestano e sboffonchiano, poi si siedono sul divano e guardano la TV (se sono poveracci) o vanno a farsi un giro in barca o in fuoristrada in centro a Milano, possibilmente parcheggiando sui marciapiedi per andare al bar.
Ma cosa vuole cambiare? Qui non si migliora più, non si vuole migliorare a nessun livello.
Non siamo un Paese democratico, siamo un branco di inetti, ignoranti e stupidi che vogliono tutto e il contrario di tutto.
L'economia è alla bancarotta, quella dello Stato, come quella delle famiglie e delle aziende. Il denaro si sta concentrando nelle mani di pochi che ne fanno uso abominevole. Ha seguito la faccenda Ricucci? E la faccenda Dell'Utri? E la faccenda Previti?
Cosa crede di fare contro la mafia, anzi le maffie?
In un Paese in cui l'evasione fiscale è consigliata dal Premier, la lotta all'evasione si fa con gli studi di settore da cui risultiamo tutti "INCONGRUI e INCOERENTI" perchè i parametri sono folli, non c'è speranza alcuna di risanamento.
Le differenze sociali aumentano, quelle tra nord e sud anche, quelle tra vecchi e giovani sono ormai pazzesche.
nell'ultimo anno sono aumentate del 21% persino le frodi alimentari.
La decrescita è inarrestabile e nè lei, nè nessuno può fare più niente.
Non siamo più intelligenti di altri, come abbiamo sempre creduto e come lei ancora crede. O se lo siamo non serve a niente, anzi siamo ancora più colpevoli.
Io ho rinunciato a sperare. Lavoro, vivo, aiuto i miei tre figli a capire, ma non serve a nulla. L'Italia va sempre peggio e vuole andare peggio. L'Italia malata grave si sta suicidando.
Chiudo con un raccontino di infima importanza, ma che dà il polso dello sbando totale in cui viviamo qui, nel benestante nord padano.
Il mio terzogenito ha frequentato la quarta ginnasio in un liceo classico di grande tradizione, quello di Oscar Luigi Scalfaro, e che ha una roboante intitolazione sabauda (siamo nel Piemonte del compianto Cavour, in mezzo alle risaie che ci hanno nutriti per secoli e che adesso verranno spazzate via dal più economico riso cinese).
Il ragazzo, studioso e intelligente, ha terminato l'anno scolastico con la media dell'otto. Lei dirà: bravissimo! Bravissimo un corno. Un suo compagno, che non ha fatto nulla nei due anni di ginnasio, se non lanciare grosse palle di carta (pagine dei libri di latino e greco) ai compagni e anche agli insegnanti, è stato promosso con quattro debiti (sarebbero le ex-materie a settembre che adesso non si danno più, per non offendere i poveri fanciulli e le loro famiglie) e sei, ripeto sei, in condotta. Scandaloso? No, normale.
E lei crede che con un classe di insegnanti vili e menefreghisti di questa fatta, si possa formare una classe dirigente? Non stiamo parlando di una scuola professionale di periferia degradata, ma di una classe di liceo classico composta da 21 ragazzi italiani di ottime (!!)famiglie borghesi, tutti vestiti griffati, come quelli che hanno allagato il Parini a Milano e sono rimasti impuniti.
Un ultima osservazione: io sono donna, atea, politicamente orientata a sinistra. Il mio credo è sempre stato: libertée, égalitée, fraternitée. E questo rimarrà per sempre, anche dovesse esplodermi un terrorista islamico sotto casa.
Le sembra che nella Francia che abolisce SCHENGEN, appoggia i contadini e rifiuta la costituzione europea, nella Chiesa di Ratzinger che attacca le donne e loro libertà, nella Gran Bretagna della sterlina, della regina, dell'imperialista Blair, vada tutto bene e la democrazia avanzi?
No, caro signore, la paura avanza in tutt'Europa e con la paura di perdere i suoi privilegi, l'Europa tutta si incarognisce e imita i difetti italiani. Il morbo si diffonde inarrestabile e non è colpa della Cina, dell'India, dell'Islam e della globalizzazione.E' colpa nostra.
Scusi la lungaggine, la franchezza e la disperazione.
Paola Barsuglia
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