Cultura della Morte-Cultura della Vita...ma perchè non ci lasciano decidere??
CITTA’ DEL VATICANO - «Staccare il tubo era una condanna a morte e ora possiamo dire che la sentenza è stata eseguita»: così il cardinale Renato Martino, presidente del Consiglio giustizia e pace, commenta la morte di Terri Schiavo. Il cardinale - spesso presentato come critico dell’amministrazione Bush - loda il presidente americano per quanto «ha detto e fatto», ma aggiunge: dovrebbe «fare di più», promuovere cioè una modifica dell’ordinamento che «impedisca il ripetersi di altre analoghe condanne a morte». Eminenza, stavolta il presidente Bush ha «difeso la vita», come lei ama esprimersi...
«Va infatti apprezzata la decisione di interrompere la vacanza per firmare la legge, come va apprezzata la rapidità con cui il Congresso l’aveva approvata. Ma non è bastato e ancora una volta la cultura della morte è prevalsa su quella della vita».
A chi rivolge la sua critica?
«A un ordinamento che lascia ai giudici, in un caso medico, l’ultima parola in materia di vita e di morte. E questo avviene in un Paese in cui le leggi tanto si occupano della sofferenza degli animali macellati! E’ possibile che in un tale Paese non vi debba essere un mezzo per salvare la vita di una persona ospedalizzata?».
Che fare dunque?
«La conclusione straziante della vicenda impone un sussulto di umanità e questo sussulto deve portare l’opinione pubblica a esigere che i politici agiscano. Dopo il fallimento del salvataggio, tocca ai parlamentari e allo stesso presidente proporre nuove regole che permettano di salvare la vita di tante persone che si trovano nella stessa condizione, e si sa che sono migliaia negli Stati Uniti».
Ha trovato qualcosa di buono nella vicenda?
«L’impegno di quanti hanno lottato per evitare che si consumasse quello che oggettivamente si configurava come un omicidio, realizzato per una delle vie più disumane e crudeli, come quella per fame e per sete».
A chi si riferisce?
«A quanti hanno sentito l’urgenza morale di non assistere inerti a un delitto, per non diventarne complici. Da coloro che hanno piantonato l’ospedale a chi ha manifestato la propria contrarietà in tutto il mondo e in ogni modo. Forse la morte di Terri non sarà inutile se aiuterà la coscienza dell’umanità a rimettere in onore la vita: si potrà dire di lei - con le parole del Vangelo - che solo il seme che muore porta frutto».
Lei ha qualche idea dell’entità di questa presa di coscienza?
«Credo sia vasta. A seguito di qualche parola che avevo detto in materia, mi sono arrivati messaggi da ogni parte, per email e fax, che incoraggiavano a fare qualcosa. Quando ormai Terri era morente, ho ricevuto una lettera che diceva: "Portiamola in Italia, ché qui le leggi obbligano a nutrire i malati"».
Mi pongo un o più semplici quesiti:
- ma può mai essere chiamata VITA quell'esistenza ??
- chi ha il diritto/dovere di deidere la mia vita, la mia morte ??
- chi sa realmente cosa stiano passando i genitori e il marito di quella donna ?? e così chi sa cosa stiano passando tutte quelle persone che hanno a che fare con malati terminali che dalla vita non hanno più nulla da desiderare se non la morte ?
- chi può dire cosa sia giusto e cosa no in questi casi ??
- come si può mettere fine in una determinata situazione ??
Io dico la mia, che per esperienza personale tutt'ora in atto, posso solo dire che in questi casi e per queste persone l'uica vera salvezza, l'unico vero sollievo è proprio la morte. Non pposso sentire e leggere di coloro che hanno fede in qualche cosa che io non ho e pretendono di dire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato fare in certi casi. Io dico semplicemente che vivere sotto dosi massicce di Morfina per non senitire dolore non è vita da cristiani. Che vivere con l'anisa di morire per arresto cardiaco, crisi polmonare etc. non è vita è una non vita...ora voi che ne pensate ? Ma sopratutto se vi trovaste in queste situazioni cosa preferireste...vivere soffrendo fino alla fine dei Vs. gorni..o Morire dolcemente smettendo cosiì una volta per tutte di soffrire come bestie ??
Saluti
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