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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 06-03-2005, 23.28.55   #1
salice
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Data registrazione: 31-03-2002
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R.C. e abolizione della proprietà privata

In questi giorni tormentosi in cui la Rifondazione Comunista fa il suo congresso, leggo l’annuncio di Bertinotti per il suo appoggio all’abolizione della proprietà privata.

Riflettendo sulla “proprietà privata” mi sono ricordato di un bellissimo articolo di Paul Seabright che ho letto qualche giorno fa.
Lui, Paul Seabright, dopo aver comprato una camicia – ha indagato sulle sue “origini” e ha scoperto che il cotone (della sua camicia) è stato coltivato in India, da semi prodotti negli Stati uniti, la fibra artificiale della trama arriva dal Portogallo, e i coloranti da almeno sei paesi; la fodera del colletto proviene da Brasile e i macchinari per la tessitura, il taglio e il cucito dalla Germania; la camicia in sé è stata fabbricata in Malesia. Il progetto di produrre una camicia e consegnamela è stato pianificato da anni da ingegneri di Colonia e chimici di Birmingham.
Ma il punto, il fulcro, il cuore della avventura della sua camicia è un altro. La cosa più sbalorditiva è che nessuno, nessun persona era responsabile globalmente di fornire le camicie alla popolazione mondiale. L’intera impresa di fornire camicie (venti milioni di camicie vendute ogni giorno) a centinaia di migliaia di negozi al mondo avviene senza nessuna coordinazione globale!
In un regime comunista per un impresa cosi si doveva costituire un ministero.
Abolendo la proprietà privata aboliamo l’iniziativa privata, e senza l’iniziativa privata non avremmo non soltanto le camicie di colori più disperati ma anche i cornetto caldo con cappuccino alle sei di mattino al bar.
Dalla osservazione privilegiata di oggi, anno 2005, non capisco cosa può portare ancora persone apparentemente intelligenti a credere ancora nel comunismo.
L’unica ragione che mi viene in mente per la loro ostinazione è l’incapacità di ammettere la loro sconfitta ed il trionfo della cultura capitalistica del mercato.
Ma è possibile che sono disposti a vivere nella menzogna soltanto per non accettare una realtà a loro cosi odiosa?
salice is offline  
Vecchio 06-03-2005, 23.50.10   #2
r.rubin
può anche essere...
 
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Messaggi: 2,053
Re: R.C. e abolizione della proprietà privata

non puoi dire cosa ci riserva il futuro.
forse al tempo di cesare i romani pensavano che nessun altro impero avrebbe potuto esistere dopo il loro, il loro impero vittorioso, il trionfo della romanità, avevano vinto.
ma "vinto", si può dire stando coi piedi nel presente, e voltandosi verso il passato. non al futuro.

"persone apparentemente intelligenti".
forse tu hai la vista tanto acuta da vedere attraverso i milleni a venire?

certo, io, e moltissimi altri come me (credo quasi tutti), non sono disposto a vivere di ciò che mi passa lo stato. voglio i miei spazi. miei, dove coltivare la mia vita.
ma non posso dire.

disposti a vivere nella menzogna pur di non accettare una realtà odiosa... sia questo il loro punto di vista, sia questa la verità?
r.rubin is offline  
Vecchio 07-03-2005, 08.38.37   #3
Mr. Bean
eternità incarnata
 
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Io parto dal presupposto che ci sono pro e contro in ogni situazione. Ci siamo incarnati in questa valle di lacrime, completamente nudi e privi di una qualsivoglia proprietà privata. Abbiamo dovuto imparare tutto da tutti. Quando moriremo che cosa ci porteremo dietro delle nostre ricchezze materiali? Più si possiede e più si ha paura di perderlo. Alla fine viene da chiedere chi sia realmente a possedere e chi sia posseduto. Cioè, se debbo assumere guardie del corpo, poliziotti, carabinieri e quant'altro per proteggere ciò che possiedo, perché ho PAURA di perderlo, forse c'è qualcosa che non va. Da questo punto di vista il comunismo non è un male. Anzi! Condividere ciò che si ha è semplicemente fantastico, purché sia una nostra scelta. Tutto, se diviene una costrizione, è veramente BRUTTO.
Mr. Bean is offline  
Vecchio 07-03-2005, 10.09.56   #4
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
si contano sulla punta delle dita di una mano di una gallina, quelli costretti ad assoldare un esercito a difesa delle proprie ricchezze.
noi, più o meno plebei, osserviamo stupefatti ciò, qualora ci accada di vederelo, e saremmo cristianamente lieti di tendere una mano per sollevare quel digraziato da tanto pesante oro.
ma lui non rinuncierebbe al suo oro, e a nemmeno a ciò che porta con sè, perchè se lo è meritato. il comunismo è come il cristianesimo, toglie ai ricchi per dare ai poveri, o forse era Robin Hood quello, ma il concetto resta: non vivevano forse, nella foresta di sherwood, comunisticamente?

comunismo, communitas, comunità.
tutti in un Uno solo.
nessuno è uno solo.
se qualcuno lo è, il comunismo dà pharphet.
non si può scegliere se essere o non essere comunisti, in un comunistico stato.
siamo più liberi ora, pur con tutte le catenine d'oro. possiamo sempre venderle per comprare una barca e girare per gli oceani.
r.rubin is offline  
Vecchio 07-03-2005, 13.22.23   #5
Weyl
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Messaggi: 728
Proprietà privata e comunismo

Sono piuttosto sorpreso da queste affermazioni di Bertinotti.
Secondo Marx, se non ricordo male, l'abolizione della proprietà privata rappresenta solo uno dei mezzi, dolorosi ma necessari, destinati all'affermazione del comunismo.
A rivoluzione compiuta la proprietà privata sarebbe stata ricostituita, sebbene in forme e modi del tutto diversi da quelli costituitisi nelle economie fondate sul capitale privato.
L'abolizione della proprietà non è, infatti, abolizione del possesso: possedere significa "poter disporre", ed ha un senso più ampio che non l'appropriarsi, o l'avere proprietà di qualcosa.
Noi tutti possiamo disporre dell'aria che respiriamo o delle parole del linguaggio che parliamo, pur senza averne la proprietà esclusiva.
L'abolizione della proprietà rappresenta un momento dialettico dentro un processo rivoluzionario. Rivoluzione significa "drastico avvicendamento di potere".
Ora, per essere posta in atto, si presuppone di poter identificare un gruppo sociale ben delimitato e identificabile, il quale eserciti questo potere su tutta la società.
A metà ottocento, in Germania ed Inghilterra non era difficile circoscrivere una classe dominante.
Al giorno d'oggi domina un sistema economico intero, impersonale e acritico: se il tuo nemico non ha un nome, contro chi la fai la rivoluzione?
Mi sembra fuori dal tempo.
Non mi pare una questione più realistica di quella che si pongono i monarchici: se il re d'Italia debba essere Emanuele Filiberto oppure Amedeo d'Aosta.
Weyl is offline  
Vecchio 07-03-2005, 19.03.37   #6
fallible
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PROPRIETA'

Probabilmente Bertininotti ipotizzava che, in un futuro non certo prossimo, non abbiate paura per le vostre tasche (che poi non ci rimetterebbero ) avverà quello che un bellissimo articolo di Paul Seabright
racconta ma senza che questo avvenga con lo sfruttamento e il profitto di pochi
fallible is offline  
Vecchio 07-03-2005, 19.16.23   #7
r.rubin
può anche essere...
 
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Messaggi: 2,053
voooolareee, sempre più in alto!

Citazione:
L'abolizione della proprietà non è, infatti, abolizione del possesso: possedere significa "poter disporre", ed ha un senso più ampio che non l'appropriarsi, o l'avere proprietà di qualcosa.
Noi tutti possiamo disporre dell'aria che respiriamo o delle parole del linguaggio che parliamo, pur senza averne la proprietà esclusiva.


in parole povere, la proprietà privata requisita, una volta terminata la rivoluzione, diventerebbe "possesso" di tutto il popolo comunista.
tutte le ricchezze, diventerebbero come l'aria.
(è ovunque, ma nessuno la vede!
..certo, ti accorgi della sua presenza perchè sopravvivi...)

ma più seriamente, ragioniamo:
il regime redistribuisce la proprietà privata requisita.
a me, come abitazione, capita Villa Certosa in "possesso".
...se il possesso è come l'aria, questo significa che nessuno ha il diritto di privarmene, ossia, nessuno ha il diritto di togliermi Villa Certosa datami in possesso.
..oppure, il possesso è come l'aria, ossia, il regime ha il diritto di togliermi quella salmastra di mare, ma a patto che me la sostituisca con quella inquinata di città... tanto l'aria è sempre aria..

mah... a me sembra che Bertinotti dia aria alla bocca.
ma le sue parole, non resteranno sospese nell'aria.
si tradurranno in una grande ricchezza di consensi!
r.rubin is offline  
Vecchio 07-03-2005, 23.46.50   #8
salice
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Non so cosa ci porterà il futuro, non sono un profeta, guardo solo alla realtà odierna e la realtà ha portato alla sconfitta della società comunista, economicamente, socialmente e culturalmente.
Ho una domanda alle persone che vedono nella abolizione della proprietà privata una tappa importante nella realizzazione del sogno comunista – cosa gli impedisce di costruire dei villaggi quartieri o città tipo Kibbutz in cui potranno realizzare il loro ideali, senza costringere gli altri, nel’ loro modo di vivere.
Non c’è nessuna legge logica che dice che il sogno comunista è realizzabile per tutti o per nessuno. Dieci, cento o mille persone possono unirsi, portare tutti gli introiti in cassa comune, dividere i compiti nella comunità a votazione e vivere felici e contenti leggendo il libretto rosso di Mao o imparando a memoria i discorsi di Castro?
Perché il comunismo non si comincia cosi? Senza restrizioni.
salice is offline  
Vecchio 08-03-2005, 11.56.38   #9
fallible
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evoluzione

Secondo il mio modesto parere è proprio sull'idea di una rivoluzione comunista, diciamo nazionale, che la teoria Marxista ha avuto i suoi limiti, le forze capitalistiche economicamente più forti hanno avuto facile gioco nel boicottare questa nuova visione dell' economia, per il tornaconto di pochi, nell'ideologia marxista si parla di contraddizioni delle suddette forze tali che porteranno ad un sovvertimento di certe concezioni economiche e che un vero rivoluzionario non deve pretendere l'avvento di questo ma deve lavorare perchè questo avvenga; che poi in gruppo ristretto questo sia giè attuabile è ovvio: in ogni famiglia non credo ci sia la proprietà privata fra i vari componenti della stessa
fallible is offline  
Vecchio 08-03-2005, 14.29.30   #10
pirrone
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Il problema, che molti non vogliono vedere, è che il tentativo comunista si è inserito su un fallimento capitalista, che il comunismo ha tentato, senza riuscirci, di correggere. Il capitalismo promette libera concorrenza e libero mercato, la famosa manina invisibile di Smith che riporta l'equilibrio. Il problema è che presto i capitalisti hanno superato la fase mercantilistica ed hanno scoperto che con il monopolio o l'oligopolio si può evitare di sottostare alle regole fin troppo democratiche della concorrenza, trasformando il monopolista in un nuovo aristocratico che esercita il potere per diritto di nascita: vedi gli Agnelli e gli eredi Berlusconi. Quello che oggi è veramente incomprensibile è che quelli che attualmente si definiscono liberali, si oppongono con tutte le loro forze all'istituzione, al rafforzamento ed alla internazionalizzazione di misure antitrust, quali quelle inventate nel più capitalistico dei paesi, gli USA, che permetterebbero di difendere concretamente il mercato ed il riequilibrio della "manina", cioé il principio stesso cui loro dicono di ispirarsi. E' storia ed è innegabile che il capitalismo deregolamentato e lasciato a se stesso ad operare produce l'aristocratico monopolio e l'oligopolio, cioé una malattia mortale del capitalismo stesso: allora come si fa a predicare deregulation e laissez-faire? Che razza di liberali sono quelli che in Italia difendono l'oligopolio televisivo di RAI e Mediaset?
pirrone is offline  

 



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