Io sono stata bambina tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta e ancora ci si divertiva con poco. Almeno in paese, c'era ancora spazio per giocare all'aperto senza bisogno di genitori guardiani. Si poteva ancora mangiare la neve, o almeno noi lo facevamo: neve e saba, una granatina coi fiocchi. Anche i ghiaccioli che scendevano dalle grondaie come stallattiti non erano niente male. Noi figli di operai, con pochi mezzi e molta fantasia, uscivamo fuori per niente attrezzati, giacca a vento, berretto e guanti di lana, riuscii ad avere persino i Moon Boots, bianchi e blu, i più semplici e meno costosi. Ma anche quelli, dopo ore nella neve, si inzuppavano. I cumuli di neve diventavano collinette da cui scapicollarsi coi nostri slittini rudimentali: teli di nylon abbastanza robusti, fregati dal garage di qualche genitore. Fino al ritorno dal lavoro di una qualche mamma che annunciava la merenda, non c'era freddo che tenesse, non importava se calze e guanti fossero zuppi, il freddo non si sentiva.
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