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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 23-02-2004, 00.58.14   #1
Attilio
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Data registrazione: 07-08-2002
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Quello che l'inutile informazione...

Questo è un’esempio di quello che l’inutile informazione di oggi non vorebbe trasmettere ma, per fortuna, suo malgrado trasmette.

Ho visto un’immagine, una tra le tante della guerra in corso.

Un uomo esce dalle macerie, portando in spalla il cadavere di una giovane donna. Non aveva negli occhi il dolore di chi porta fuori un parente, ma di chi capisce di avere in spalla un corpo che un tempo accoglieva una vita simile alla sua. Una vita che poteva essere la sua. Un corpo che poteva avere una vita diversa da quella che è stata, una serie di emozioni ed interrelazioni strappate a questo mondo.

Una delle tante immagine che ci fanno dire “per fortuna che abito in mezzo a gente civile...”.
Che coraggio chiamare gente civile quel popolo che la guerra la provoca, la pubblicizza con un’informazione mirata e la appoggia nel modo più subdolo e codardo: tramite il commercio “pulito”, ma ben mirato anche quello.

Ho riconosciuto quella persona sconosciuta come uomo, uno che potrei benissimo essere anche io. Ed è questo che mi libera dall’incanto dell’illusione: l’illusione che la guerra, la morte e la violenza sono lontane dalla mia vita.
Tutti i giorni chiudo gli occhi e fingo di non sentire i soffi di violenza che muovono i miei capelli, tantissimi di noi ogni giorno perseverano in questa follia.
Solo questi flash mi riportano alla realtà del mondo intero, staccandomi da quella limitata del mio paesello illuso.

E così vedo in quell’uomo anche una donna africana che ha perso il marito nell’ultimo attacco al suo villaggio, e non voglio pensare a cos’altro ha dovuto subire.
E vedo tante altre cose. Tante violenze che, illudendomi, classifico come brutte fantasie.

Mi devo però rendere conto che sono fantasie finchè stanno fuori dal cerchio della mia vita.
Ma quanto lo devo restringere questo cerchio per non arrivare a toccare con mano la morte e la violenza? E’ questo il sistema giusto per vivere? Non è che alla fine morirò soffocato da questa troppo limitata e falsa visione che ci stanno dando?
Attilio is offline  
Vecchio 23-02-2004, 22.05.56   #2
dana
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Re: Quello che l'inutile informazione...

Citazione:
Messaggio originale inviato da Attilio
Ma quanto lo devo restringere questo cerchio per non arrivare a toccare con mano la morte e la violenza? E’ questo il sistema giusto per vivere?

Questo cerchio lo dobbiamo restringere sempre di più, perchè la guerra e la violenza sono sempre più vicine a noi.

Una volta le guerre sembravano lontane, ora sono sempre più vicine. Abbiamo anche noi una buona dose di responsabilità: molte delle armi, delle mine, delle bombe provengono dalla mia città. C'è chi le produce, chi le trasporta, chi le vende.

Per chi suona la campana? Suona anche per noi.


ciao.
dana is offline  
Vecchio 23-02-2004, 23.25.51   #3
lelle 79 ;o)
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Re: Quello che l'inutile informazione...

Citazione:
Messaggio originale inviato da Attilio

Ma quanto lo devo restringere questo cerchio per non arrivare a toccare con mano la morte e la violenza? E’ questo il sistema giusto per vivere? Non è che alla fine morirò soffocato da questa troppo limitata e falsa visione che ci stanno dando?

Io quello che tu chiami cerchio lo interpreto come sensibilità d'animo e credo che non vada ne ristretto ne allargato, ma lasciato intatto, puro.
Il restringimento di questo cerchio è una cecità mentale da cui è difficile guarire.
(credo che però Dana l'abbia interpretato differentemente)
Mi viene in mente la scena di Matrix (il primo), quando vengono proposte le due pillole, quella della conoscenza assoluta e quella di Matrix (dell'ignoranza assoluta); scegliere la seconda è più facile e produce effetti che comunque non vengono percepiti, come si suol dire: "occhio non vede... chissenefrega!!"
D'altra parte credo che la sofferenza che queste immagini (o fatti realmente vissuti) ci provocano debbano esser indirizzate al risolvimento di questi problemi, perchè d'altra parte la sofferenza non ha mai risolto nulla, l'azione sì.

Ciao a tutti!
...e sopratutto...
Ciao Attiliooooo!
lelle 79 ;o) is offline  
Vecchio 27-02-2004, 01.23.21   #4
Attilio
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Mi piace la tua visione Lelle, molto positiva.
Ideologicamente parlando sono del tuo stesso parere nel senso del cerchio.

Però mi trovo ogni giorno a stringerlo, perchè?
Voglia di tranquillità... menefreghismo...
Attilio is offline  
Vecchio 27-02-2004, 08.14.47   #5
Giuliano
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Re: Re: Quello che l'inutile informazione...

Citazione:
Messaggio originale inviato da dana
Questo cerchio lo dobbiamo restringere sempre di più, perchè la guerra e la violenza sono sempre più vicine a noi.

Una volta le guerre sembravano lontane, ora sono sempre più vicine. Abbiamo anche noi una buona dose di responsabilità: molte delle armi, delle mine, delle bombe provengono dalla mia città. C'è chi le produce, chi le trasporta, chi le vende.

Per chi suona la campana? Suona anche per noi.


ciao.

vorrei essere un poco provocatorio , senno' magari finiamo per dirci le solite "sante " cose , rassicurarci , e non voler gettare lo sguardo nella parte oscura del mondo e di noi stessi

ma la guerra e la violenza non hanno mai forse fatto parte della vita di noi uomini , di tutte le nostre civilta' ?
sempre piu' vicine a noi ?ma sappiamo che quasi tutte le generazioni passate hanno vissuto almeno una di guerre , nella loro vita

piuttosto quelle di cui parliamo sono davvero delle guerre?
non si tratta di cose tra soldati , eserciti che si combattono ad armi piu' o meno pari,ma supereserciti che ne schiacciano un'altro per poi diventare il tutto guerriglia e terrorismo

pensate alla differenza tra le guerre del novecento e quelle antiche , andate a vedere quanti erano le vittime civili allora , e quanti erano anche i morti in generale , guardate le statistiche e chiedetevi se in fondo in qualche modo non fossero "piu' civili' allora

Saluti
Giuliano is offline  
Vecchio 27-02-2004, 21.11.56   #6
dana
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Concordo con te, vorrei solo aggiungere che in Italia dalla fine della II guerra mondiale ad oggi guerre non ce ne sono state, però ultimamente molte famiglie hanno subito lutti a causa della guerra: mi riferisco ai militari italiani in missione di pace nei vari paesi. Quelli che non sono tornati avevano mogli, figli, fidanzate, genitori: a queste persone la guerra ha sconvolto la vita.
Anche i conflitti nella ex Jugoslavia erano vicino a noi (in senso geografico), quindi vicino a noi o qui da noi ci sono persone che la guerra l'hanno vissuta sulla propria pelle.

E' questo che intendevo dicendo che il cerchio va ristretto, nel senso che la guerra è più vicina a noi ora, rispetto a 20/30/40/50 anni fa.

E' vero che in passato in guerra morivano prevalentemente i soldati, mentre la guerra di oggi è bombardamento sulle città, terrorismo e guerriglia, quindi provoca magari più morti e feriti tra i civili che tra i militari.

Forse le guerre erano più "civili" nei tempi passati.

ciao
dana is offline  
Vecchio 29-02-2004, 10.34.35   #7
lelle 79 ;o)
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Le guerre le raccontano i vincitori.

"...se hai qualche dannata guerra da fare non farla nel mio nome che non hai mai domandato la mia autorizzazione
se ti difenderai non farlo nel mio nome
che non hai mai domandato la mia opinione..."


"Il mio nemico" Daniele Silvestri 2002.


"L'unico miracolo politico riuscito in questo secolo
e avere fatto in modo che gli schiavi si parlassero
si assomigliassero
perché così faceva comodo per il mercato unico e libero.

Però così succede che gli schiavi si conoscono, si riconoscono
magari poi riconoscendosi
succede che gli schiavi si organizzano
e se si contano allora vincono.

Catene di catene, su catene di milioni di catene
come fili di un lunghissimo telefono
come reticolo pieno di traffico
e nessunissimo bisogno di semaforo.

Sulla mia schiena è stato tatuato un numero.
La mia catena è come un filo del telefono.
La mia condanna è che se mi fermo mi uccidono.
La mia fortuna è che sto camminando in circolo."


"Kunta Kinte" Daniele Silvestri 2004.


...e siccome le guerre le raccontano i vincitori...

siamo abituati a chiamare eroi, piloti che da 5000 metri sganciano bombe su popolazioni indifese;
siamo abituati a chiamare terroristi persone che si sacrificano in prima persona per il proprio ideale, facendosi esplodere su persone indifese.
Forse la dignità che in passato avevano le guerre era quella di guardare in faccia il nemico, la fregatura è che se i soldati si guardano in faccia e si parlano capiscono chi sono realmente, questo è successo durante la seconda guerra mondiale, due battaglioni, uno inglese e uno tedesco si sono ritrovati per due giorni nella stessa piana.
Hanno cominciato a parlare, comunicare e conoscersi, hanno fatto addirittura una partita a calcio.
Quando poi fù dato l'ordine di attaccare in molti presero coscienza della reale situazione e disertarono.
Appena riesco, cercherò testi che argomentino meglio l'evento in questione.

In tanti anni di "Evoluzione", ancora non si è capito che il modo migliore di vincere una guerra è quello di non combatterla.
lelle 79 ;o) is offline  
Vecchio 29-02-2004, 15.22.59   #8
dana
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"In tanti anni di "Evoluzione", ancora non si è capito che il modo migliore di vincere una guerra è quello di non combatterla."



Tutti possono fare la guerra, pochi riescono a fare la pace.
Il bello dell'uomo è che può scegliere.

Abbiamo molte guerre da combattere: fame, malattie, povertà.
Vorremmo poterle combattere in pace.

ciao.
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Vecchio 29-02-2004, 17.43.05   #9
Giuliano
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Re: Le guerre le raccontano i vincitori.

Citazione:
Messaggio originale inviato da lelle 79 ;o)
"...se hai qualche dannata guerra da fare non farla nel mio nome che non hai mai domandato la mia autorizzazione
se ti difenderai non farlo nel mio nome
che non hai mai domandato la mia opinione..."


"Il mio nemico" Daniele Silvestri 2002.


"L'unico miracolo politico riuscito in questo secolo
e avere fatto in modo che gli schiavi si parlassero
si assomigliassero
perché così faceva comodo per il mercato unico e libero.

Però così succede che gli schiavi si conoscono, si riconoscono
magari poi riconoscendosi
succede che gli schiavi si organizzano
e se si contano allora vincono.

Catene di catene, su catene di milioni di catene
come fili di un lunghissimo telefono
come reticolo pieno di traffico
e nessunissimo bisogno di semaforo.

Sulla mia schiena è stato tatuato un numero.
La mia catena è come un filo del telefono.
La mia condanna è che se mi fermo mi uccidono.
La mia fortuna è che sto camminando in circolo."


"Kunta Kinte" Daniele Silvestri 2004.


...e siccome le guerre le raccontano i vincitori...

siamo abituati a chiamare eroi, piloti che da 5000 metri sganciano bombe su popolazioni indifese;
siamo abituati a chiamare terroristi persone che si sacrificano in prima persona per il proprio ideale, facendosi esplodere su persone indifese.
Forse la dignità che in passato avevano le guerre era quella di guardare in faccia il nemico, la fregatura è che se i soldati si guardano in faccia e si parlano capiscono chi sono realmente, questo è successo durante la seconda guerra mondiale, due battaglioni, uno inglese e uno tedesco si sono ritrovati per due giorni nella stessa piana.
Hanno cominciato a parlare, comunicare e conoscersi, hanno fatto addirittura una partita a calcio.
Quando poi fù dato l'ordine di attaccare in molti presero coscienza della reale situazione e disertarono.
Appena riesco, cercherò testi che argomentino meglio l'evento in questione.

In tanti anni di "Evoluzione", ancora non si è capito che il modo migliore di vincere una guerra è quello di non combatterla.

dovremo rinunciare a molte cose se non vogliamo combattere la guerre (o meglio farle combattere dai nostri mercenari in missioni che abbiamo la faccia tosta di chiamare "di pace")
senno' saranno solo slogan buoni per le canzonette
Giuliano is offline  
Vecchio 29-02-2004, 18.15.41   #10
Giuliano
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"La guerra, come tanti altri, è un fenomeno periodizzabile in tre stadi: lo stadio arcaico, quello medievale e quello moderno. Nel primo periodo la guerra è condotta per necessità e per riequilibrare le risorse; è considerata come un avvenimento accidentale e non è sistematizzata in nessuna filosofia. Essendo la vita dura, la guerra non è intesa come un diversivo rispetto ad una vita piatta ed essendo la vita comune tutti gli uomini è intesa come simbolo stesso di virilità. Nel periodo medievale la guerra determina la formazione di una vera e propria classe sociale ( bellatores oltre che oratores e laborantes) ed è rappresentata dalla cavalleria pesante. In questo periodo la festa è molto simile alla guerra poiché le battaglie sono piene di regole e la guerra coinvolge solo chi è intenzionato a farla ed è cortese, moderata e non fanatica. Il guerriero assume notevole importanza perché il periodo è molto turbolento e molte volte l’uso della forza vince sulla ragione. Nel periodo moderno, che inizia circa con la rivoluzione francese, nasce il concetto della nazione in armi e ciò provoca il coinvolgimento nella guerra del popolo, dell’economia e della scienza. Questo tipo di guerra totalizzante mobilita l’intera nazione e spersonalizza il nemico in quanto questo diventa un bersaglio a cui sparare e ciò rende più facile ai soldati combattere. "

caratteristiche della guerra moderna sono soprattutto lo spietato coinvolgimento delle popolazioni civili , l'asservimento della guerra stessa alla tecnologia che amplifica all'ennesima potenza il potenziale distruttivo delle armi e quindi il numero delle vittime

Massimo Fini a cui si rifa' il pezzo sopra , porta ad es. di battaglia non moderna quella di Anghiari , dove alla fine dello scontro tra due eserciti di soldati professionisti , si contarono pochissime vittime,checche' ne dica qualche cronista dell'epoca,cronista che comunque ci fa sapere:

"Dice dunque Neri Capponi che di 26 capi di squadre de' nimici 22 ne furono prigionieri, 400 huomini d'arme, 1540 borghesi da taglia che insomma furono tutti 300 cavalieri, ma che, aiutati dai medesimi vincitori, secondo la stolta disciplina di quei tempi, gli huomini d'arme, e le persone di qualità a fuggirsi. Con gran fatica da commissari fiorentini furono condotti ad Anghiari sei capitani di conto prigionieri"

era quindi consuetudine di quei "terribili" tempi il far fuggire i nemici in particolare quelli valorosi

Saluti
Giuliano is offline  

 



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