Spunto per riflessione natalizia
Da "superclan" di G. Chiesa M. Villari (Feltrinelli)
I ricchi, arricchendosi, non sono diventati più generosi e nemmeno più saggi. L’aiuto dei paesi ricchi ai paesi poveri è diminuito, non è aumentato. È passato dallo 0,35% del loro Pil (all’inizio degli anni novanta) allo 0,22% dell’anno 2000. Il Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, alla vigilia di Johannesburg, denunciava due drammatici punti irrisolti: l’assenza di una strategia politica internazionale per affrontare, tutti insieme, la sfida della povertà sul pianeta; e l’evidenza delle minacce derivanti simultaneamente dai ritmi di produzione e di consumo, insostenibili dall’ambiente naturale.
La situazione odierna è peggiore rispetto a quella prevista a Rio de Janeiro: i trend negativi che erano stati individuati sono oggi in gran parte più gravi e nessuna delle tendenze attuali induce a una qualche forma di ottimismo. Ad aggravare il quadro non è soltanto il tempo perduto. Il fatto saliente è che la crisi economica ormai investe, una dopo l’altra, tutte le economie ricche, cioè l’economia mondiale nel suo complesso. L’ottimismo è finito. La ripresa è immersa nelle nebbie di un futuro incerto e nessuno sa dire nemmeno se sia ancora prevedibile. Il grande esercito degli esegeti del capitalismo senza regole e freni, naturalmente, continua a preconizzare il ritorno della mano invisibile del mercato, ma l’unica freccia nelle loro capaci faretre è il poverissimo argomento che non c’è nient’altro, nessuna ipotesi, nessuna teoria, nessun sistema alternativo: non c’è che da sperare nella Provvidenza. Evidentemente, anche la mano invisibile di Adam Smith è stata impedita dalla mancanza di regole e di freni.
Questo dovrebbe essere il tempo del risveglio. Ma è come se l’umanità ricca, inclusa quella che non è precisamente ricca ma si trova a vivere nelle società ricche (cioè quasi tutti quelli che stanno leggendo queste righe), faccia una gran fatica a risvegliarsi da un bel sogno. Questa è una delle illusioni che impedisce a molti di trarre le necessarie conclusioni. Molti altri (l’immensa maggioranza della gente di tutti i paesi) non possono neppure porsi il problema perché, privati delle necessarie fonti d’informazione, non sono consapevoli che è il mondo intero ad andare in rovina, che è il nostro futuro comune a essere minacciato".
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