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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
07-10-2003, 19.09.48 | #3 |
tra sogno ed estasi...
Data registrazione: 21-06-2002
Messaggi: 1,772
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vero Franco, il problema però..è un po' più complicato, io sono davvero stanca di persone che usano l'arma della falsa comprensione per scopi diversi. Troppe volte sono rimasta scottata da vicende d'amicizia poi, rivelatesi, false... e, sinceramente, non ho più voglia di stare a rodermi il cervello per capire il comportamento superficiale di essere stupidi.
Ora..detto questo, capirai che è difficile, sin dall'inizio farsi un'opinione di chi si ha di fronte, è necessario, se si vuole conoscere la persona, approfondire ed aprirsi.... Bene... forse sono io a sbagliare, ma...la voglia di conoscere, condividere va scemando con l'aumento delle scoperte che io definisco "buie", persone che, come unico scopo..hanno altro e camuffano il tutto sotto bei merletti fatti di paroline e carinerie... Preferisco tenermi vicino persone che possano condividere idee con me..piuttosto che il letto, per quello ho già una persona.... Io vorrei dire il mio pensiero semplicemente, senza troppi dilemmi...eppure..non ci riesco.. Un bacio Franco. |
08-10-2003, 18.29.58 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
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Ciao a tutti e ciao Deirdre, piacere di rileggerti
Che dire, tutti avvertiamo l'esigenza di una comunicazione autentica,. Ma mentre tu, DD, ad es., in quanto persona capace di porti nei confronti degli altri in modo spontaneo e diretto, percepisci questa esigenza in quanto tale, negli altri, cioè in chi sia irreggimentato nei copioni di vita tutti uguali e tutti fasulli, l'esigenza di comunicazione si è tanto più atrofizzata quanto più forte è stata la volontà individuale di omologare il proprio sentire a un più generale senire. In conseguenza di questo, nella maggior parte delle persone l'esigenza di comunicazione autentica va spegnendosi proporzianalmente alla scoperta del fatto che, in effetti, al di fuori dell'evidenza plateale dei fatti e delle imprese più o meno mirabolanti da compiere per avere "successo", non vi sia nulla da comunicare. La persona così detta "di successo" (icona-guida dei rapporti interpersonali di oggi) concepisce la comunicazione solo e soltanto come modo di imporre, anche tacitamente e implicitamente, il proprio personale "successo". Berlusconi, ad esempio, non ha da dire assolutamente nulla. Ad oggetto della propria comunicazione pone implicitamente sè stesso, e il suo "successo", nella presunzione arrogante che sia il suo "successo" a parlare per lui, a comunicare ciò che egli è. Non resta che cercare i propri interlocutori privilegiati in chi appaia estraneo a questa logica dominante. Io, ad es., tendo istintivamente a fidarmi di chi non faccia troppa confusione tra il proprio modo di sentire e di pensare ed il proprio modo di vivere, in concreto, la sua esistenza. Abbia, cioè, una certa coerenza di fondo con sè stesso. Parto dunque dal presupposto che chi è coerente e sincero con sè stesso difficilmente potrà essere inautentico con il suo prossimo. E, quindi, capace di una comunicazione, per quanto possibile, "reale", e non fasulla. Non soggetta cioè alle logiche mercantili che vogliono "inquadrare" ogni persona come una potenziale risorsa da sfruttare, se in qualche modo materialmente utile, o da buttare, in caso contrario. |
09-10-2003, 08.35.36 | #5 |
tra sogno ed estasi...
Data registrazione: 21-06-2002
Messaggi: 1,772
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Buongiorno Irene, è un vero piacere rileggerti. Non posso far altro che condividere quanto da te esposto, di fatto, il contesto sociale, le nuove mete che, per molti, risultano di vitale importanza, hanno espropriato al termine comunicazione, il suo vero o presunto tale, significato.
Comunicare, come anche tu sostieni, è oggi un modo per imporre il proprio sentire, il proprio essere omologati a stereotipi di massa che rendono l'uomo clone di se stesso e di conseguenza dell'appartenenza ad un dato gruppo oltre il quale, si è da ritenere "out of range" e conseguentemente, non accessibili a chi, di suo, elabora un sistema di classificazione che segue il comune pensare omologato e catalogato. Questo induce l'uomo a perdere il desiderio di confronto costruttivo, le mete, ci sono, sono quelle ed una volta raggiunte subentra un senso di staticità che conduce all'atrofizzarsi del pensiero. Di fondo, il pensiero è il motore della vita, ciò che permette all'individuo di continuare un'evoluzione interiore che si tramuta in cambiamento e, si spera, miglioramento, dell'essere stesso. Il successo cui tu fai riferimento è una sorta di palliativo che permette all'individuo di elogiare il proprio ego ma, allo stesso tempo, cristallizza il pensiero su dati schemi che, non evolvendo oltre il dogma, rimangono sterili e privi d'interesse per chi ha ancora voglia di comunicare e ricevere inputs. Ovviamente, è solo una mia opinione senza alcuna pretesa... Buona giornata |
09-10-2003, 14.29.59 | #6 |
Ospite
Data registrazione: 08-10-2003
Messaggi: 9
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Ciaooo..
la tua preoccupazione è condivisibile..il desiderio di comunicare..la paura di comunicarealle personesbagliate.. tutto puo' esser ragione di tedio invece che di sollievo.. e allora comunicare diventa un'opportunità in più per non capirsi e per essere insoddisfatti paradossalmente.. Forse, bisogna cercare di dare il tempo a chi ci sta di fronte di capire.. aspettarsi subito la massima attenzione e la comprensione nonchè la lealtà è cosa sbagliata...bisogna saper costruire un rapporto di confidenza..e la confidenza è fatta di tempi...proprio quelli che a volte nn vogliamo concedere a noi stessi e agli altri |
09-10-2003, 22.19.59 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
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cara deirdre
noi ci aspettiamo dagli altri attenzione, capacità d'ascolto, sincerità, onestà ed altro. Ma noi stessi siamo veramente capaci di essere quello che vogliamo dagli altri?! Posso assicurarti che è molto difficile. Specialmente la capacità d'ascolto che non equivale a sentire quel che l'altro dice. Parlo per esperienza: quando mi resi conto che ero io la parte in discussione e non gli altri, il mondo intorno a me cambiò. Persone chiuse nel loro guscio cominciarono ad aprire piccoli spiragli. E mi resi conto del mondo straordinario che c'era intorno a me. Ciascuno è se stesso e mostra il mondo che ha creato o in cui si è rinchiuso. Anche quello che noi riteniamo negativo può offrirci la possibilità di specchiarci. Di vedere noi stessi, le parti che non ci piacciono e che cerchiamo di non vedere. Ed è solo quando non hai bisogno di nessuno che puoi comunicare con tutti. Puoi accarezzare un leone se sai che è un leone e non un agnello. Puoi prendere sulle spalle un serpente boa se sai che è un serpente e non uno scialle. Se riesci a vedere chi ti sta davanti puoi dare e ricevere sempre qualcosa. Non ti arrendere, ogni giorno noi dobbiamo costruire il mondo in cui viviamo. Ciao Mary |
09-10-2003, 23.03.33 | #8 |
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Ciao gemellina,
sai che molte volte questa sensazione è data da una nostra necessità interiore di ricevere un "certo tipo di comunicazione" che ci aiuti in una vita pesante? Non tutti, anzi pochi, ne necessitano. Così gli altri comunicano superficialmente oppure in maniera interessata perchè a loro va bene così. Se si hanno queste necessità bisogna imparare a staccarle e trattarle separatamente rispetto al dialogo normale. Cercare qualcuno che le sappia soddisfare, e poi comunicare in pacifica superficialità con gli altri. Un baciotto. |
10-10-2003, 08.18.11 | #9 |
Ospite abituale
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Messaggi: 176
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Comunque la si giri due monologhi non fanno un dialogo. La comunicazione oggi viaggia solo a senso unico, quindi è autopromozione, non ci si referenzia, ci si autoproclama. Quello che a mio avviso viene a mancare è il riconoscimento dell'altro come interlocutore, o meglio, l'altro non è un "tu" al quale rivolgersi, ma un identità mutevole, che assume fattezze di volta in volta diverse, a seconda del ruolo che stiamo recitando. Sinceramente non vedo questa bramosia di comunicazione nei comportamenti della modernità, vedo una sorta di viltà, di chi troppo spesso non si vuole giocare la faccia.
un saluto caro a tutti alessandro |
11-10-2003, 11.24.21 | #10 |
Ospite abituale
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caro Alessandro
quel che dici è vero. Ma non dimentichiamo che la società non è altro che una moltitudine di noi stessi. Passeggiando per una strada piena di negozzi molti si specchiano nelle vetrine e molti altri non lo fanno. Ma tutte le vetrine, anche un'auto bella lucida può diventare uno specchio, persino una pozzanghera può riflettere la nostra immagine. A volte ci specchiamo per pavoneggiarci e gonfiare il nostro ego, altre per vedere se c'è qualcosa che non va. Anche noi siamo specchi per gli altri, dovremmo cercare di mantenerlo sempre pulito. La società siamo noi, e se questo mondo non ci piace cominciamo a cambiarlo. Non aspettiamo che siano gli altri a farlo, iniziamo noi. Quando ascolti qualcuno non pensare a quello che vuoi tu ma a cosa sta cercando l'altro. Dice parole vuote?! e se lo fa, perché lo sta facendo? Sta parlando solo di se stesso?! vuol dire che è solo, prigioniero del suo ego. Non è capace di ascoltarti?! e di cosa ti preoccupi?!!!!! stai già imparando tu tante cose su di lui o lei e su te stesso! cosa ti importa essere ascoltato?! se hai molto bisogno di essere ascoltato vuol dire che tu sei nella stessa situazione di chi ti sta parlando. La differenza, ora, è che tu sei in vantaggio se cominci a renderti conto del problema, e inizi ad affrontarlo. Non dicendo a Tizio che stia a sentirti per una buona volta, ma semplicemente rendendoti conto che anche tu hai un problema e che non sarà soltanto l'ascolto dell'altro a risolverlo. Non è facile, lo so. Ma è possibile. Un abbraccio Mary |