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31-05-2008, 10.31.58 | #32 |
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IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Il viaggio della II Fase Abbiamo cominciato mettendo in discussione anche il meglio di ciò che era funzionale nella I Fase. Per esempio, il viaggio dell'eroe, descritto in modo tanto eloquente da Joseph Campbell, era comunque un viaggio della I Fase. E i rituali erano i rituali della I Fase. Sia il viaggio sia i rituali erano il campo di addestramento dell'uomo della I Fase, affinché il maschio si mettesse a disposizione. L'etichetta di «eroe» era l'esca: i protetti mostravano il loro apprezzamento per il protettore affinché questi richiedesse la vita. L'apprezzamento manteneva schiavo lo schiavo. Così, lo abbiamo visto, il termine stesso, eroe, deriva da servo, schiavo e protettore. Nella I Fase erano necessari rituali strutturali come preparazione ai rigidi ruoli necessari alla sopravvivenza; nella II Fase abbiamo bisogno di rituali di scelta come preparazione ai ruoli mutevoli ora necessari per la sopravvivenza. Nella I Fase per gli uomini non era funzionale essere in contatto con i sentimenti; nella II Fase per gli uomini non è funzionale non essere in contatto con i sentimenti. Nella I Fase affermavamo che avevano un'alta stima di sé gli uomini o le donne che consideravano secondari, rispetto alle aspettative del ruolo, i loro personali bisogni; nella II Fase, la stima di sé comporta il saper negoziare un equilibrio tra i bisogni altrui e i bisogni propri. Nella I Fase, Superman individuava il terremoto esterno e riusciva a evitare che distruggesse la vita della donna amata; nella II Fase Superman individua il terremoto nel suo intimo e usa le sue scoperte per comunicare con la donna (o l'uomo) che ama. Nella I Fase, il sacrificio per la sopravvivenza era nel contempo un mezzo e un fine; nella II Fase il sacrifìcio per la sopravvivenza è un mezzo per un fine diverso, il fine che Joseph Campbell definiva «seguire la propria felicità». Agli uomini tocca fare l'ultima parte di lavoro perché, come abbiamo visto, il processo per avere abbastanza successo affinchè la donna avesse il tempo di fare il suo viaggio nella II Fase era esattamente il processo che mantenevano gli uomini della I Fase. Le sue entrate facevano sì che lei si potesse permettere il lusso di analizzare ciò che non le piaceva di sé e di lui. Ma lui si sentiva in trappola: temeva, perdendo il successo che liberava lei, di perderla; ma temeva anche che, se avesse continuato a concentrarsi sul successo, lei l'avrebbe lasciato. Le implicazioni? Se i due sessi non intraprenderanno simultaneamente il viaggio per la II Fase, tendenzialmente produrremo individui della II Fase (di solito donne), ma non relazioni della II Fase. Un'altra generazione soffrirà di solitudine. La donna e l'uomo della II Fase devono pertanto scoprire chi vogliono essere, e poi negoziare la transizione con la famiglia. Un viaggio nella II Fase non può prescindere dalle capacità di sopravvivenza. Offre però a entrambi i sessi capacità di sopravvivenza e capacità di realizzazione di sé. È forse l'attuale movimento maschile l'inizio, per gli uomini, di uno sviluppo delle due serie di capacità, già da tempo iniziato dalle donne? Il movimento maschile mitopoetico sta offrendo un contributo positivo? Il movimento maschile che ha catturato l'attenzione del pubblico (il movimento mitopoetico guidato da Robert Bly) ha aiutato gli uomini ad affrontare il viaggio nella II Fase scoprendo ciò che gli uomini non si sono mai concessi di avere nella I Fase: vulnerabilità, intimità, autodeterminazione e, pertanto, potere reale. Iniziare l'esplorazione al rullo dei tamburi è utile perché aiuta gli uomini a emozionarsi. Iniziare nelle selve è utile perché gli uomini hanno bisogno di cominciare guardando dentro di sé (senza accusarsi) e nell'isolamento, lontani dalle donne, dai bambini, dai genitori, dal lavoro, da tutti coloro alle cui aspettative gli uomini si sono conformati prima di concedersi il permesso di chiedersi chi davvero volevano diventare, e come fare. I raggruppamenti di uomini sono un passaggio importante alla II Fase perché gli uomini della I Fase non hanno mai imparato a condividere i propri timori con coloro che provano gli stessi timori. Ecco perché, in queste riunioni, gli uomini hanno sviluppato dei rituali usando un Bastone Parlante - un bastone avvolto in un tralcio di vite, simile al caduceo, l'antico simbolo medico, a simboleggiare la guarigione. Perché? Parlare dei sentimenti guarisce, e un sentimento ascoltato guarisce ancora meglio. Il Bastone Parlante simboleggia l'intuizione degli uomini secondo cui, se un uomo chiede alla moglie e ai figli di ascoltare i suoi dubbi sul fatto di costituire per loro un portafogli, è come se l'IBM si aspettasse dai suoi impiegati di essere ascoltata con amorosa attenzione mentre chiede se continuare o no a produrre computer. Gli uomini stanno imparando che deporre tutte le loro uova emotive nel paniere delle donne e dei figli non aiuta né le donne né gli uomini. Molte donne temono che gli uomini, quando se ne vanno via per il week-end, si riuniscano tra loro per criticare le donne. Non c'è da preoccuparsi. Gli uomini furono educati per salvare le donne, non per criticarle. Gli sport prettamente maschili non hanno insegnato alla squadra perdente ad accusare l'altra, e neppure a tentare di farla cambiare. Per gli uomini, il miglioramento di sé e la forza non implicano accuse rivolte a uomini o donne. Il viaggio della II Fase inizia per gli uomini apprezzando il viaggio dell'eroe della I Fase - come la sua struttura, la disciplina il rituale hanno aiutato l'uomo a superare gli ostacoli, a proteggere le donne, a sostenere la sopravvivenza. Perché il riconoscimento è necessario? Forse necessario non è, ma gli esseri umani tendenzialmente iniziano il processo di cambiamento riconoscendo se medesimi: non a caso i neri proclamavano l'orgoglio nero e «nero è bello»; non a caso le donne dichiararono: «Sono donna, sono forte», e gli uomini ora dicono: «Sono uomo, sono okay». Dopo un quarto di secolo di botte, come inizio non è male. Come mai il sacrificio maschile è stato più strutturato, più disciplinato e ritualizzato? Poiché un ruolo sociale è più optional di un ruolo biologico, la socializzazione maschile doveva essere particolarmente forte per trasformare un neonato incentrato su se stesso in un adulto pronto a sacrificarsi, pronto a morire perché altri continuassero a vivere. Pertanto, la socializzazione maschile della II Fase esige un confronto particolarmente forte con la tendenza degli uomini a proteggere le donne; esige un confronto con i quattro incentivi a proteggere le donne usati nella società della I Fase per far sì che per gli uomini morire si chiami «gloria». I quattro incentivi con cui gli uomini devono confrontarsi sono: 1. Il rafforzamento sociale della dipendenza degli uomini dalla bellezza e dal sesso femminili. 2. La privazione della donna bella e del sesso con lei finché l'uomo non le garantisce in cambio la sicurezza economica. 3. Status, approvazione e altre «esche» in cambio della protezione offerta alle donne, specialmente se l'uomo rischia la vita o addirittura muore per proteggerle. 4. La combinazione di rituale e religione (per esempio, la circoncisione) che desensibilizza gli uomini al dolore; e di musica e religione (per esempio, The Battle Hymn of the Republic) che stimola gli uomini a sopportare il dolore. Come prepariamo la prossima generazione a negoziare questi cambiamenti? La priorità assoluta va data alla capacità di modellare noi stessi questi cambiamenti. Ma la priorità immediatamente successiva è il lavoro con il sistema scolastico... |
31-05-2008, 10.36.56 | #33 |
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IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Risocializzazione del bambino della II Fase L'insegnante maschio Nelle scuote elementari della II Fase gli insegnanti maschi devono essere più numerosi delle insegnanti nelle zone in cui i bambini in età prescolare sono esposti più alle madri che ai padri. Gli insegnanti devono essere uomini che capiscano il valore del rischio, anche se di tanto in tanto il bambino fallisce, o si fa male, o si sente umiliato; che comprendano quanta importanza abbia per il bambino essere tenuto in braccio, e siano pronti a difendere questo valore di fronte a una comunità fin troppo desiderosa di accusare di molestie; che siano in grado di affrontare un trafficante di droga e di fargli capire come usare le capacità imprenditoriali non nel traffico della droga ma per gestire un'attività; che capiscono che prepariamo meglio i nostri figli per la vita se non li proteggiamo troppo a scuola; che comprendano che quando proteggiamo i nostri figli a scuola, pensiamo semplicemente a proteggere noi stessi da accuse formulate da un paio di genitori e che potrebbero, temiamo noi, minacciare il nostro posto di lavoro. Il viaggio dell'adolescente della II Fase A qualunque età il viaggio alla II Fase comporta rituali di opzioni. Immaginiamo un videogame della II Fase, per adolescenti, che si chiama «Il Primo Appuntamento». Talvolta la stessa scelta («Baciala») crea un risultato (passione), talvolta un altro (rifiuto). Il gioco consente a entrambi i sessi di sperimentare ruoli nuovi prima di provarli nel mondo reale. Una scuola della II Fase intercala messaggi in cui invita alla prudenza nel sesso a messaggi in cui esalta la gioia del sesso. Non porta la discussione soltanto sul sesso sicuro, sull'AIDS, sull'herpes, sulla violenza sessuale, il date rape, lo stupro, le molestie sessuali, il potere e la violenza, per dire poi al ragazzino di prendere tutte le iniziative. Nella scuola parlare di sesso è come comprare un hamburger a buon mercato: «Dove sta il piacere?» I rituali di corteggiamento potrebbero per esempio prevedere che in un week-end l'adolescente sia il servitore della sua ragazza, e il week-end successivo sia invece servito dalla sua ragazza; potrebbe prepararle da mangiare il primo sabato del mese, mentre lei potrebbe farlo il terzo sabato del mese; portarla al ristorante per una cenetta romantica, ed essere invitato da lei... Crescendo, potrebbero scegliere ruoli più tradizionali, ma almeno sarà per scelta e non per paura della disapprovazione dei pari, o perché non si è capaci di cucinare. Una scuola della II Fase non soltanto dovrebbe far praticare sport di squadra a tutti e due i sessi, ma dovrebbe, dopo il gioco, farne comprendere gli impliciti insegnamenti («Come si collega alla mia vita in generale la mia resistenza a passare la palla?») Sport alternativi come il flag football e il rotation baseball dovrebbero rientrare nei programmi scolastici. Ciò non significa che il calcio praticato da un sesso soltanto, nella sua forma violenta, non possa essere finanziato privatamente; implica soltanto che non venga finanziato dal denaro pubblico. La violenza sul maschietto potrà anche essere divertente, ma non devono essere i contribuenti a pagare quel divertimento. Gli sport nella I Fase avevano lo scopo di costruire difese contro il mondo esterno, e quindi era logico il considerare buona la propria squadra e cattive le altre. Gli sport nella II Fase hanno lo scopo di prepararci a trattare con il mondo esterno, per un'economia globale in cui tutti facciamo parte della stessa squadra. Gli sport della II Fase ci aiuteranno a beneficiare della particolare competenza di qualcuno, e non a esserne gelosi. Il sistema scolastico della II Fase aiuterà lo studente a comprendere perché gli sport individuali e gli sport di squadra conducono a viaggi esistenziali differenti. Se Jane si concentra esclusivamente sulla ginnastica, apprenderà ben poco su come negoziare con i pari. E se Dick si concentra soltanto sugli sport di squadra, non si preparerà a diventare una persona di iniziativa o un creativo -capacità necessarie per avviare un'attività, per diventare scrittore, artista, o un intellettuale che sa pensare con la propria testa (invece di preoccuparsi di essere politicamente a posto). Il viaggio maschio-femmina della II Fase comporta per i due sessi il far tesoro sia della tradizionale capacità maschile di correre rischi sia della tradizionale prudenza femminile. Il viaggio della famiglia della II Fase Poiché gli individui della II Fase possono vivere da soli, l'unione è una scelta e non una necessità per la sopravvivenza. La scelta è un collante più debole del bisogno di sopravvivere. Eppure, quasi tutti desiderano sia la scelta sia la stabilità. Pertanto i rituali della II Fase devono celebrare sia la scelta sia la stabilità. Per esempio, quando un figlio se ne va di casa, la famiglia potrebbe celebrare un rituale di ri-matrimonio per riconoscere la propria forma nuova, solennizzando il cambiamento come la continuità. Questi cambiamenti richiedono cambiamenti nella consapevolezza, il che implica attivismo e azione politica. Il movimento maschile diventerà politico e attivista? Movimento maschile è una definizione inappropriata. Non è né politico come il movimento per i diritti civili né attivista come il movimento femminile. Time, 8 luglio 1991 Fra una decina d'anni il Time dovrà rimangiarsi queste parole. Perché? Innanzitutto, le strutture politiche vengono formate e formano. In secondo luogo, i programmi politici sono concreti. Terzo, la sofferenza emotiva ed economica è tale da motivare il cambiamento. Primo, le strutture politiche. Il National Congress for Men and Children e la National Coalition of Free Men per anni si sono consapevolmente concentrati su questioni quali la possibilità per i padri di stare con i figli dopo il divorzio e di ottenere la custodia in compartecipazione. Spesso i media definiscono questi uomini come persone fecalizzate sui «diritti del padre», ma di questi papa si potrebbe dire che sono concentrati su figli affettuosi. Per questi uomini la sofferenza deriva dall'avere a che fare con la legge, mentre loro vogliono parlare in termini d'amore. Il movimento mitopoetico maschile sta per sviluppare una coscienza politica. La sua coscienza politica si va evolvendo in modo più inconsapevole, a partire dalle scoperte personali degli uomini. Nei loro week-end insieme, molti uomini analizzano i sentimenti, e che cosa vuol dire essere padre. Mentre scoprono di essere stati deprivati dei loro padri, cominciano anche a chiedersi se per caso non vengono anche deprivati dell'essere padri. E quando cominciano a vedere che altri uomini hanno vissuto la loro personale esperienza, allora lentamente scoprono che personale è politico. Si arriva così a padri che scoprono il loro primo diritto. Il primo diritto di un padre, che è quello di fare il padre (dividendo con la moglie la cura del bambino, mentre lei condivide i problemi finanziari) esige una rinegoziazione. La rinegoziazione esige dagli uomini che parlino. Da qui nasce la ricerca sui sentimenti. Finora gli uomini investivano tutte le loro uova emotive nel paniere della donna amata. Pertanto temevano di parlare per paura di perdere la loro unica fonte di supporto emotivo. Poiché i week-end tra uomini offrono una fonte alternativa di supporto emotivo, gli uomini trovano il coraggio di dire quello che sentono senza temere l'isolamento emotivo. Mentre alcune donne vedono una minaccia in questo nuovo atteggiamento maschile, altre lo trovano affascinante. Molte coppie scoprono che infonde vita a una relazione che stava morendo di noia. Ma davvero gli uomini vogliono un cambiamento, vogliono passare più tempo con i figli? Abbiamo visto che in quasi il 90 per cento dei casi gli uomini affermano che un coinvolgimento full time con i figli per un periodo variabile dai sei mesi a un anno sarebbe il preferito se sapessero di non danneggiare economicamente la famiglia e di essere approvati dalle mogli. Quali sarebbero le implicazioni se gli uomini si occupassero molto di più dei figli? Padri e figli si sentirebbero più amati, e amerebbero di più. Tutto ciò avrebbe implicazioni politiche: i padri protesterebbero se i giudici continuassero a pensare che un figlio appartiene innanzitutto alla madre, e poi al padre. Politicamente, i padri cercherebbero di destituire i giudici che assegnassero oltre il 60 per cento dei casi di custodia contestata all'uno o all'altro sesso. Non appena un uomo consente a se stesso di amare profondamente un figlio, pretende il diritto di amare. Comprende che quando con una donna ha procreato, la questione non è: quali sono i diritti della femmina nei confronti del feto, ma piuttosto: quali sono i diritti della femmina, del feto e del padre. Si rende conto che la donna che dice: «Il corpo è mio e me lo gestisco io», e poi decide di avere un bambino per il quale lui dovrà pagare, lo costringe a fare un lavoro che forse gli piace di meno soltanto perché rende di più (sottoponendosi così a stress e rischiando la morte prematura) e lo costringe a usare il proprio corpo per diciotto anni. Se è il suo corpo che viene usato per diciotto anni, e il suo corpo a morire prima, non dovrebbe forse poterlo gestire lui? Due decenni della vita di un uomo non valgono nove mesi della vita di una donna? Le questioni concernenti la paternità e i sentimenti stanno ormai emergendo nella struttura politica. Ma nulla influenza l'impotenza degli uomini quanto la questione dell'essere a disposizione. Ecco dunque un programma concreto per risolvere questa questione. |
31-05-2008, 10.39.22 | #34 |
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IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Le dieci «celle di vetro» dell'uomo a disposizione Proprio come le donne identificarono i «soffitti di vetro» che a parer loro ostacolavano le pari opportunità, si potrebbe pensare che dieci «celle di vetro» creino l'ineguaglianza dell'essere a disposizione propria degli uomini. Invece di porre sul tappeto queste questioni con l'aiuto di una Equal Employment Opportunity Commission (EEOC), gli uomini devono creare una Equal Life Opportunity Commission (ELOC). Le questioni maschili sono questioni di vita e di morte. Il programma concreto dell'ELOC? Per cominciare, l'eliminazione di queste dieci celie di vetro: Suicidio. Se un uomo tende a suicidarsi dieci volte più spesso dopo la morte della moglie, allora l'ELOC ha il compito di sviluppare speciali programmi di supporto quando a un uomo muore la moglie. A un livello più profondo, se i ragazzi si suicidano in una percentuale 25.000 superiore non appena diventano chiari i loro ruoli sessuali, forse dovremmo cambiare il ruolo maschile prima che diventi evidente. Prigionieri. Se l'ELOC porrà fine allo stupro di uomini e ragazzi in prigione, diminuirà il numero di uomini che stuprano uscendo di prigione. Se il contatto con i figli addolcisce le madri in prigione, non potrebbe accadere lo stesso per i padri? Senzatetto. L'ELOC scoprirebbe perché circa l'85 per cento dei senzatetto è costituito da uomini, e svilupperebbe programmi di intervento per evitare che uomini disperati si trasformino in senzatetto. Professioni mortali. La socializzazione alle professioni mortali inizia in tenera età. L'ELOC potrebbe fornire sovvenzioni per preparare dei mentori a risocializzare i ragazzi affinché non paghino per le ragazze, in attesa di svolgere mestieri pericolosi che rendono di più in un secondo tempo. Malattia. II mandato dell'ELOC comprenderebbe la ricerca e l'educazione alla diagnosi precoce, per evitare che gli uomini muoiano prima per le quindici principali malattie e cause di infortuni. Omicidi e ostaggi. Un Equal Life Amendment implica considerazioni di politica estera. Come dovrebbero reagire gli Stati Uniti di fronte a un Saddam Hussein che libera soltanto donne e bambini? O al denaro del contribuente che finanzia l'assassinio di leader stranieri? Avremmo consentito al nostro governo di fare ripetuti tentativi per uccidere Castro, se Castro fosse stato donna? Esecuzioni capitali. Condanniamo le donne alla pena di morte, ma in ultima analisi giustiziamo soltanto gli uomini. Se giustiziassimo le donne soltanto, non si leverebbero forse le proteste? Leva. Un Equal Life Amendment riconoscerebbe che la leva soltanto per gli uomini è una leva di schiavi. Un Office of Equal Male Life potrebbe intentare cause a nome degli uomini richiamati che si sono poi trasformati in uomini psicologicamente handicappati. Eserciterebbe pressione sul governo per porre fine all'affossamento della questione dispersi e prigionieri di guerra, tutti membri del sesso «da buttare». In combattimento. L'ELOC farebbe in modo che entrambi i sessi abbiano l'obbligo di combattere in prima linea; in caso contrario, si ridurrebbero i vantaggi di chi non combatte. Morte prematura. Il mandato dell'ELOC includerebbe anche la scoperta dei fattori estranei alle malattie che portano l'uomo a morte prematura: la pressione a dar prova di sé, la solitudine, i rischi di rifiuto, la mancanza di supporto. Alla nascita i maschi hanno una speranza di vita inferiore del 10 per cento. Se gli uomini creassero l'equivalente dell'Equal Rights Amendment per confrontarsi simbolicamente con il loro essere a disposizione, lo si potrebbe chiamare Equal Life Amendment. In realtà, non sarebbe nient'altro che un Equal Rights and Responsibilities Amendment, poiché se uomini e donne avessero pari diritti e responsabilità,(Se siamo favorevoli alla clausola della pari protezione del Quattordicesimo Emendamento, allora l'equivalente costituzionale dell'Equal Rights Amendment esiste già: l'ineguaglianza dei diritti protegge in modo impari i sessi ed è pertanto incostituzionale. Sebbene TERRA abbia un valore simbolico, se deve simboleggiare una vera parità deve diventare un Equal Rights and Responsibilities Amendment) le speranze di vita sarebbero pari. L'Equal Rights and Responsibilities Amendment Un Equal Rights and Responsibilities Amendment (ERRA) metterebbe fuori legge la leva obbligatoria per soli uomini; farebbe sì che non soltanto agli uomini che prestano servizio nell'esercito, ma anche alle donne fosse richiesto di andare a combattere (se necessario); consentirebbe la comunanza dei beni soltanto se accompagnata da comunanza delle responsabilità; darebbe incentivi alla scuola perché educhi le femmine a essere parimenti responsabili nel prendere le iniziative sessuali e nel rischiare eventuali rifiuti, invece di insegnare soltanto ai maschi a farlo in modo sbagliato; alle discussioni sulle molestie sessuali nell'ambiente di lavoro sostituirebbe discussioni su come i due sessi dovrebbero affrontare i contatti. L'ERRA consentirebbe programmi di azione affermativa per il reclutamento e l'addestramento del sesso poco rappresentato in una data professione, ma non per l'assunzione dei membri meno qualificati di quel sesso; priverebbe i distretti dei fondi AFDC se i giudici affidassero i figli alla madre in più del 60 per cento dei casi di custodia contestata; toglierebbe alle università i fondi pubblici se fossero notevolmente più numerosi i corsi di studi per donne che i corsi di studi per maschi; priverebbe le stazioni televisive della licenza federale se l'FCC rilevasse un notevole maltrattamento degli uomini, o un'attenzione decisamente maggiore per le questioni femminili, trascurando i problemi maschili. L'ERRA significherebbe una nuova era, un'era di diritti condivisi e di responsabilità condivise, il che significa prospettive condivise invece che sessi in opposizione. Ma esistono gli uomini (e idealmente le donne) motivati a far sì che ciò accada? |
31-05-2008, 10.41.35 | #35 |
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IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Che cosa ci vuole, esattamente, per fare un movimento? I principali movimenti hanno due stimoli essenziali: 1) il rifiuto emotivo e 2) il disagio economico. Quando sono molte le persone che provano rifiuto emotivo e disagio economico nello stesso momento nella storia, una rivoluzione è alle porte. Per esempio, quando ai neri fu detto di «sedersi in fondo all'autobus», sperimentarono il rifiuto emotivo; quando affrontarono anche la discriminazione sul lavoro, sperimentarono il disagio economico. Quando ciò toccò molte persone, si crearono possibilità politiche. Allora trovammo le basi per il movimento per i diritti civili. Analogamente quando milioni di donne simultaneamente sperimentarono il divorzio (rifiuto emotivo) e la discriminazione sul lavoro (disagio economico), trovammo le basi politiche, emotive ed economiche su cui costruire il movimento femminile. Come le donne, anche gli uomini sperimentano il rifiuto emotivo se divorziano; ma, a differenza delle donne, accade più spesso che gli uomini vengano privati, contro la propria volontà, dei figli, e quindi debbano affrontare una dose doppia di rifiuto emotivo. Molti uomini non si sentono amati e non si sentono necessari a nessuno dopo il divorzio, ed è per questo motivo che si suicidano più spesso delle donne dopo il divorzio. Quando, e questa è la ciliegina, gli uomini devono pagare per ciò di cui sono privati (figli e moglie), sperimentano anche il disagio economico. Oggi accade spesso che i padri vengano tassati per i figli senza essere parimenti presenti nella vita dei figli. Sperimentano la loro speciale versione di «tassazione senza partecipazione». È l'esperienza simultanea di tutto ciò da parte di milioni di padri che crea la base politica per il movimento maschile; è il rifiuto emotivo che crea la base emotiva; è il disagio economico che crea la base economica. Ecco perché la prossima fase del movimento maschile sarà sia politica sia attivista. Se ignoriamo questi attivisti, o li consideriamo pazzi, pieni di rancore o amareggiati, perdiamo l'esperienza esistenziale di milioni di altri padri, che sono troppo impauriti per parlare o tallente occupati a produrre denaro per mantenere la loro «ex» e i figli da non avere il tempo di parlare. Se costringiamo questi attivisti a sgolarsi per ottenere la parità, il talento di molti di questi uomini sarà sprecato, i loro figli danneggiati e le generazioni a venire avranno un'altra versione distorta dell'amore. Se, invece, prestiamo orecchio alle loro ragioni, potremo ridurre al minimo la guerra di genere e portare al massimo l'amore di genere. Se vi sembra allarmante, non vi preoccupate: non accadrà dall'oggi al domani. Non stiamo parlando di un cambiamento prioritario ma di un cambiamento evolutivo. Il movimento maschile come cambiamento evolutivo Il movimento maschile sarà il più duraturo dei movimenti perché non propone semplicemente di integrare i neri o gli ispanici nel sistema già esistente, ma propone un cambiamento evolutivo nel sistema stesso: la fine della «donna protetta» e dell'«uomo protettore». Questa divisione è radicata nella nostra biologia; esiste tra gli animali. Il movimento maschile sarà il più propositivo dei movimenti perché è difficile confrontarsi con i sentimenti che abbiamo imparato a reprimere, e confrontarsi con le donne che abbiamo imparato a proteggere. Ed è particolarmente difficile rischiare di alienarci la nostra unica fonte di amore. Quale sarà, giorno per giorno, la massima sfida del movimento maschile? Indurre gli uomini a chiedere aiuto per sé. Gli uomini sono sempre stati capaci di chiedere aiuto a nome di altri, per una congregazione, per le mogli, i figli, o per una causa, ma non per se stessi. Perché no? Per migliaia di anni lamentarsi è stato funzionale per le donne: attirava un protettore; lamentarsi non era funzionale per gli uomini: non attraeva nessuno. Le donne evitavano accuratamente gli uomini che si lamentavano e sceglievano quelli che rispondevano alle loro richieste di aiuto. Quindi, la richiesta di aiuto per sé sarà la più grande sfida e il catalizzatore di qualsiasi cambiamento evolutivo. Una parte del movimento femminile ha già avviato questo cambiamento evolutivo, quella parte che afferma: «Io, donna, devo assumermi la responsabilità per ciò che accade nella mia vita», e dice: «Non uccidere tuo marito se ti maltratta, vattene lontano»; quella parte che incoraggia le donne: «Paga il conto al ristorante, come lo paga lui», e: «Non 'accasarti', dipendi da te stessa»; quella parte che investe le donne di tanto potere da essere in grado di considerare un uomo innamorato un buon «candidato» anche se si aspetta che sia lei a mantenerlo economicamente mentre lui si prende cura di lei. Questa parte del movimento femminile è la Divisione Femminismo Adulto. Un'altra parte del movimento femminile rafforza gli antichi modelli: è la parte che vuole diritti al combattimento ma non obblighi al combattimento; che parla del «soffitto dì vetro» ma non della «cella dì vetro»; che vuole la protezione governativa per la donna vittima di maltrattamenti, ma nega perfino l'esistenza degli uomini maltrattati; la parte che tralascia di incoraggiare le donne a sentirsi benissimo, sia sposando uno meno ricco e mantenendolo affinché faccia il papà, sia sposandosi «bene», con un marito che la mantiene affinché faccia la mamma. Questa parte rafforza dunque l'eredità genetica delle donne: trova un eroe, sposalo e dipendi da lui; oppure: divorzia da lui e fai fare al governo il surrogato del marito. Spinge le donne a scoprire una varietà di modi di essere vittime per trovare una varietà di modi per essere salvate. Questa parte del movimento femminile è la Divisione Femminismo Adolescente. Per le donne, lamentarsi e chiedere di essere salvate era parte integrante del ruolo della I Fase, che prevedeva la protezione dei figli. Per gli uomini, chiedere aiuto è utile soltanto nella II Fase. Lamentarsi e chiedere aiuto, dunque, non sono cambiamenti evolutivi per le donne; lamentarsi e chiedere aiuto sono cambiamenti evolutivi per gli uomini. Gli uomini impareranno a chiedere aiuto quando aiuteremo gli uomini a capire che l'incapacità di chiedere aiuto è una debolezza. Gli uomini devono trovare una forza nuova: la forza di combattere l'unica guerra mondiale in cui la carne da cannone è costituita dai sentimenti, di essere tanto forti da esprimere questi sentimenti e tanto coraggiosi da rischiare la perdita di un amore superficiale per creare un amore profondo. Se un movimento maschile davvero vuole creare un cambiamento evolutivo, allora deve andare oltre la facilità di parola e la durezza d'orecchio. Dobbiamo aiutare i due sessi a sintonizzarsi sul Canale della Scoperta, e non sulla «Battaglia dei Sessi»; a capire che è difficile rimuovere la nostra socializzazione e che talvolta il modo migliore per mostrare la nostra attenzione non consiste nel risolvere un problema altrui ma nel riconoscerlo e condividerlo. La sfida della II Fase La sfida di L'uomo: sesso debole? consiste perciò nell'occuparsi tanto degli uomini da passare il prossimo quarto di secolo ad aiutare gli uomini a diventare uomini della II Fase, proprio come nell'ultimo quarto di secolo ci siamo preoccupati di aiutare le donne a diventare donne della II Fase; nel muoverci verso l'eguaglianza degli obblighi nelle professioni mortali e in combattimento, non fermandoci alla «liberazione» delle donne; nello smettere di aspettarci che gli uomini guadagnino più di una donna prima di essere «buoni candidati», per poi definire «potere» tale aspettativa, o «patriarcato», o «predominio» o «sessismo», invece che «pressione» e «obbligo»; nello sviluppare programmi di supporto affermativo per gli uomini, fino a che uomini e donne non avranno la stessa speranza di vita; nell'offrire agli uomini possibilità e incentivi speciali per esprimere i loro sentimenti e le loro idee, finché gli uomini non si suicideranno più con maggior frequenza delle donne; nel sottoporre a monitoraggio il sessismo dei media che parlano dei problemi relazionali soprattutto dal punto di vista femminile nei libri, nelle riviste, nei giornali; nel preoccuparci degli uomini maltrattati quanto delle mogli maltrattate; nel riconoscere i meriti del padre che lavora quanto della madre che lavora; nel dare ai padri gli stessi diritti che sui figli hanno le madri; nell'andare al di là della donna vista come oggetto sessuale e dell'uomo come oggetto di successo, per arrivare ai due sessi come oggetto d'amore. |
31-05-2008, 12.46.01 | #36 |
Ospite abituale
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La sensazione che ho provato leggendo questi stralci è stata di enorme disagio, non perché le cose ivi riportate non appaiano sensate e del tutto condivisibili, ma per la loro parzialità, e per i toni un pò troppo profetici per i miei gusti.
Il medesimo testo scritto da una femminista avrebbe provocato in me il medesimo disagio. Non nascondo che anche io, come Scorpion, fui vittima un tempo del "potere maschile", ma non ho avuto la capacità di scriver elibri e diventare trascinatrice di folle. Ho preferito entrare in terapia e curarmi. Forse è per questo che oggi mi sento molto lontana da certi toni e non me la sento di sacrificare la mia integrità per vendicare chicchessìa. Tuttavia Farrel ha ragione quando dice basta all'uomo superman e benvenuto all'uomo "mediale" capace di essere in contatto con i propri sentimenti e i propri bisogni. Ovviamente il discorso vale anche per le donne, e che la cosa faccia bene alla salute e tanto anche, posso testimoniarlo per esperienza. Un saluto a tutti. |
31-05-2008, 14.40.58 | #37 | |
farabutta
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Riferimento: Femminismo
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Caro misterxy Ora possiamo criticare il movimento femminista quanto ci pare a posteriori, ma hanno grandissimi meriti, e la situazione pre-femminismo era veramente assurda. Credo che Warren Farrell esprima una critica non tanto al potere delle donne, ma delle lobby femministe che è ben altra cosa. Non contesta il potere finanziario e politico degli uomini, dice solo che l'uomo medio lontano da certi poteri, paga il prezzo della lobby femminista e del comportamento scorretto di pochi uomini. Questo può essere emblematico per gli Stati Uniti, non è esattamente così in Italia.La soluzione a questo pseudo-mediatico ribaltamento dei ruoli(Gonfiato moltissimo) lo dovete cercare come Kore suggerisce all'interno di Voi. Caro Scorpion come fai ad essere schiavo di una donna?Come possiamo Noi esterne a te a renderti schiavo, chi di Noi?Come possiamo essere responsabili di una cosa del genere? Io ti posso solo dire che non siamo tutte uguali, ci saranno quelle più ciniche che la vita ha segnato, ma non siamo tutte così, e non importa quale sia il tuo aspetto o conto in banca. Anzi se una donna si innamora di te hai la certezza che è per te e basta. |
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31-05-2008, 16.18.08 | #38 | |
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Riferimento: Femminismo
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Introduzione. Per un quarto di secolo mi sono occupato di problemi femminili e maschili, e posso affermare che mai, neppure per un istante, avevo avvertito negli uomini una così forte sensazione di essere imbavagliati, e il desiderio e la volontà di strappare il bavaglio. Ho visto uomini alla ricerca di modi per esplorare l’unico spazio che non sono mai stati disposti a esplorare: lo spazio interiore. Il prossimo quarto di secolo fornirà l’occasione a migliaia di uomini e di donne di diventare dei pionieri in questa esplorazione. Le scoperte che faranno saranno d’aiuto agli uomini per evitare l’isolamento, e di conseguenza il ricorso alle droghe, il divorzio, la depressione, il suicidio e la morte prematura, che dell’isolamento sono spesso la triste conseguenza. L’angoscia maschile non riguarda solo gli uomini. Il suicidio di un uomo tocca la moglie, i figli, i parenti, i colleghi, gli amici. Così come la sua morte prematura, l’alcolismo, l’inclinazione per le donne giovani e belle… E le conseguenze si ripercuotono sugli utili di una società e sulla produttività nazionale. Allorché gli uomini sono vittime, tutti noi siamo vittime. Il mito del potere maschile non è un ritorno all’uomo degli Anni Cinquanta; è piuttosto un salto verso l’uomo - e la donna - degli Anni Cinquanta del Duemila. È una ricerca sui motivi per cui i ruoli maschile-femminile, per milioni d’anni funzionali alla specie, sono diventati disfunzionali a un certo punto dell’evoluzione. Come parlare a favore degli uomini? Per tre anni sono stato nel consiglio d’amministrazione della National Organization for Women di New York. Quando spiegavo agli uomini i punti di vista delle donne, mi è capitato spesso di notare in sala qualche donna che «dava di gomito» all’uomo che le sedeva vicino, come per dire: «Vedi, persino un esperto sa quanto sei sciocco». Piano piano diventai bravissimo: dicevo ciò che le donne volevano ascoltare. E le ovazioni che seguivano erano per me un vero piacere. Il fatto che il mio pubblico fosse costituito per il 90 per cento da donne e per il 10 per cento da uomini (per lo più trascinati dalle donne) non faceva che rafforzare la mia tesi: le donne erano creature illuminate mentre gli uomini erano fermi a Neanderthal; che le donne erano, dopo tutto, Donne Intelligenti legate a Scelte Stupide. Ero segretamente innamorato di questa visione delle cose: mi consentiva infatti di considerarmi uno degli Uomini Sensibili della Nuova Era in America. Una sorta di Nuova Punta di Diamante. Le femministe che venivano a domandarmi: «Come possiamo donarti?» oppure: «Che cosa, nel tuo background, ti ha resto tanto sicuro?» non facevano che rendermi sempre più orgoglioso. E dopo ogni conferenza, l’invito a tenerne altre tre o quattro mi dava anche una certa tranquillità finanziaria. Passavano gli anni e, mentre la maggior parte delle donne che erano le mie più tenaci sostenitrici divorziava, dovetti concludere che il problema erano i mariti. Ma osservai anche qualcosa che le mie amiche femministe avevano in comune: una collera montante nei confronti degli uomini, un’inquietudine negli occhi che non rifletteva certo una più profonda pace. E così (in uno di quei rari momenti di sicurezza interiore) mi domandai se il mio eventuale impatto di qualunque natura e portata fosse positivo; mi chiesi se la ragione per cui il mio pubblico era costituito soprattutto da donne fosse il fatto che avevo a lungo ascoltato le donne e non gli uomini. Riesaminai alcuni dei nastri registrati in occasione delle centinaia di raduni di donne e uomini che avevo organizzato. Mi ascoltai. Quando erano le donne a criticare gli uomini, la consideravo «introspezione», «assertivita», «liberazione delle donne», «indipendenza», ovvero «elevata stima di sé». Se, invece, erano gli uomini a criticare le donne, liquidavo il tutto come «sessismo», «sciovinismo maschile», «mettersi sulla difensiva», «razionalizzazione», «colpo dì coda». E, nonostante cercassi di non infierire, gli uomini coglievano l’essenza del concetto. Ben presto smisero di esprimere le loro sensazioni e le loro opinioni. E io cominciai a criticarli proprio per questo! Decisi di sperimentare dei modi per indurre gli uomini a esprimersi. Notai che spesso erano particolarmente aperti al primo appuntamento, quando le donne ricorrevano a quello che definii «training alla meraviglia»: con gli occhi (se non con le labbra) dicevano: «Affascinante, veramente affascinante!» Gli uomini si sentivano sicuri e si aprivano. Pertanto, quando erano gli uomini a parlare nei miei gruppi maschili, feci ricorso al «training alla meraviglia». Funzionò. Ascoltai cose che mai avevo udito prima cose che mi costrinsero a rivedere la mia vita e i miei interessi. A quel punto, quando le donne domandavano: «Perché gli uomini hanno tanta paura di impegnarsi?» oppure le femministe asserivano: «II potere l’hanno gli uomini», le mie risposte tenevano conto dei punti di vista di entrambi i sessi. Con la rapidità di un fulmine le ovazioni cessarono. Dopo le conferenze non arrivarono più inviti a parlare. La mia tranquillità finanziaria cominciò a vacillare. Non sarei sincero se negassi che fui tentato di riprendere il ruolo di portavoce delle donne. Mi piaceva molto scrivere, parlare e condurre show televisivi. E sembrava che tutto ciò fosse ormai perduto. Ben presto scoprii che ci voleva molta più sicurezza interiore per parlare a nome degli uomini che per parlare a nome delle donne. O meglio, per parlare a nome di entrambi i sessi invece che soltanto a nome delle donne. Per fortuna c’è sempre l’altra faccia della medaglia. Anche se erano cessate le ovazioni delle donne, molte mi scrivevano che quei nuovi orizzonti le aiutavano a sentirsi molto più ben disposte verso i mariti, i padri, i figli o gli uomini con cui lavoravano. E furono soprattutto le donne ad affermare che quei nuovi punti di vista, messi per iscritto, le avrebbero molto aiutate. Come non gettare il bambino del femminismo con l’acqua sporca Sarebbe molto triste se questo libro venisse usato per attaccare le legittime rivendicazioni del movimento femminile, per le quali ho lottato dedicando a esse dieci anni della mia vita. La sfida consiste nell’andare oltre il femminismo e nel conservarne i contributi, che sono molti. Senza il femminismo, in pochissimi posti di lavoro sarebbero stati adottati il part time, l’orario flessibile e migliori misure di sicurezza. Senza la presenza delle donne nella polizia non si sarebbe scoperto che nel 95 per cento dei casi i conflitti non si risolvono con la forza fisica; senza le dottoresse, pochi ospedali avrebbero ridotto a novantaquattro ore la settimana la presenza dei medici… II movimento femminista ha consentito il riesame di migliaia di assunzioni; il femminismo ha introdotto nel posto di lavoro non soltanto le donne ma anche l’energia femminile. Quando vedo delle ragazze che giocano a baseball, provo una grande felicità perché so che giocando apprendono molto sul lavoro di squadra, ma provo anche tristezza al pensiero di ciò che, invece, le ragazze con cui sono cresciuto hanno perduto. Senza il movimento femminista, quelle ragazze sarebbero sedute ai bordi del campo a guardare; milioni di ragazze vedrebbero una sola dimensione delle loro madri, e perciò anche di se stesse. Spesso mi chiedono che cosa mi abbia tanto avvicinato al movimento femminista ai suoi albori. E molti hanno pensato che mia madre o la mia ex moglie fossero state attive femministe, ma non è così. In effetti mia madre non era una «femminista aderente al movimento», ma ricordo perfettamente quando, un giorno, tornai a casa e con orgoglio le annunciai di essere stato eletto capoclasse, aggiungendo: «La nostra classe si riunisce tutti i venerdì… Mi chiedevo se sarà possibile avere una camicia ben stirata il venerdì, quando devo presiedere la riunione». Rispose: «Certamente», e in men che non si dica tirò fuori l’asse da stiro e mi mostrò come si fa a stirare una camicia. All’epoca la risposta di mia madre mi parve perfettamente coerente con quanto spesso ripeteva: «Sono tua madre, e non la tua schiava». Ma con il passare degli anni valutai quelle esperienze come preparatorie al mio sentirmi in sintonia con il femminismo nella sua iniziale forma egualitaria, e come manifestazione d’amore di mia madre la quale non faceva per me ma mi insegnava a farlo. Com’era facile prevedere, sono cresciuto ritenendo che il mio modo di esprimere l’amore dovesse consistere nell’appoggiare quella parte del movimento femminista che stimola le donne a farcela da sole, e nel negare il mio sostegno a quella parte che accusa e si presenta come vittima. Il mito del potere maschile non va a caccia di popolarità. A differenza della maggior parte dei libri che tendono al miglioramento di sé, non è rassicurante per le donne; è un libro che ama le donne in modo diverso. Perché dobbiamo studiare gli uomini? La storia non è forse un ampio studio degli uomini? |
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31-05-2008, 16.19.23 | #39 |
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Riferimento: Femminismo
IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Comunemente così si giustificano gli studi sulle donne, prescindendo dagli studi sugli uomini. «La storia è un complesso di studi sull’uomo… gli studi sulle donne sono semplicemente un tentativo di dare alle donne qualcosa di equivalente a quanto gli uomini hanno già.» È vero? No. Gli studi sulle donne mettono in discussione il ruolo femminile; niente mette in discussione il ruolo maschile. I libri di storia vendono ai ragazzi il tradizionale ruolo maschile dell’eroe, di colui che agisce. Ogni libro di storia si compone di 500 pagine dì pubblicità per il ruolo di realizzatore. Ogni lezione dice al ragazzo: «Se realizzerai delle opere, otterrai amore e rispetto; se fallirai, sarai una nullità». Per un ragazzo, la storia costituisce uno stimolo a fare. Il femminismo libera le donne dalla pressione di essere confinate solamente al tradizionale ruolo femminile. Per un ragazzo la storia non è quindi l’equivalente degli studi sulle donne: è piuttosto il contrario. Gli studi sulle donne non si limitano certo a mettere in discussione il ruolo femminile; spiegano loro che possono accampare dei diritti su quello che era il tradizionale ruolo maschile. Niente spiega agli uomini che possono accampare diritti su quello che era il tradizionale ruolo femminile il diritto di restarsene a casa full time o part time con i bambini, mentre la moglie si preoccupa di provvedere al suo mantenimento. Così come, dal punto di vista di una ragazza, i libri di storia sono fitti di personaggi maschili, dal punto di vista di un ragazzo la scuola è invasa dalle donne. Sono le donne a insegnargli come essere un ragazzo conformandosi a quanto le donne gli dicono di fare dopo che è stato educato a conformarsi a quanto la madre gli dice di fare. Da una parte i libri di storia gli mostrano che il suo ruolo è quello di un eroe pronto ad affrontare rischi di ogni genere, e dall’altra la sua insegnante gli dice di non correre rischi, evitare le risse, non rispondere senza riflettere, non usare termini volgari, non parlare di sesso, non sporcarsi i vestiti. Proprio come gli studi sulle donne hanno aiutato queste ultime a diventare consapevoli del loro diritto ad avere insegnanti femmine nelle scuole tecniche, gli studi sugli uomini aiuteranno gli uomini a scoprire il loro diritto ad avere insegnanti maschi alle elementari. |
31-05-2008, 20.49.09 | #40 | |
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Riferimento: Femminismo
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Che essi siano degli schiavi, spesso inconsapevoli, e' un dato di fatto. La loro (ed anche mia) schiavitu' nasce dal sesso, o meglio dal potere sessuale femminile, quindi dalla subordinazione maschile, negata dagli stessi uomini e al tempo stesso dalle donne. Insomma, una menzogna continua da ambo le parti. Resta il fatto che io questa impotenza maschile di cui parla Farrell, la vedo ogni giorno, pur vivendo a Viterbo e non a New York... Scrivi che l'aspetto e il conto in banca non sono importanti; be', dissento, perche' per esperienza personale so che non e' affatto cosi'. L'aspetto e' importante, come lo e' il conto in banca e la sicurezza in se stessi (se sei un uomo), ossia tutte qualita' che io, al pari di tanti altri invisibili, non ho. Di conseguenza sono condannato. |
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