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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Culturali e Sociali |
14-03-2008, 15.12.03 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 23-02-2008
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Riferimento: Violenza al maschile
Citazione:
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14-03-2008, 18.17.19 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 15-01-2008
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Riferimento: Violenza al maschile
Citazione:
No, non ho mai picchiato una donna. In gioventù e in una occasione da adulto, ho "solo" picchiato degli uomini - questioni di sopravvivenza fra maschi, che molto difficilmente una femmina può comprendere -, mentre una volta sono stato pesantemente picchiato da tre individui (avevo 22 anni). Mi presero a calci in faccia, con il seguente risultato: frattura del setto nasale e grave tumefazione all'occhio sinistro (rischiai di perderlo). L'origine di tutto ciò? Una ragazza, sorella di uno dei tre fetenti. Storia vecchia come il mondo. Riguardo alla questione dello sguardo, devi sapere che fu mio padre a trasmettermelo. Mi spiego meglio. Al contrario di mia madre, che era solita picchiarmi spesso, anche con la cintura, mio padre alzò solo due volte le mani su di me e sai perché? Perché lui non aveva bisogno di essere manesco come mia madre. A lui, per calmarmi, bastava uno sguardo e poche autorevoli parole. Nonostante ciò, e contrariamente a quanto credi, io non ho mai instaurato dei rapporti "di forza" con l'altro sesso. Casomai, in certe situazioni, sono stato costretto a farmi rispettare e a comportarmi come mai vorrei comportarmi; perché, vedi, molte donne "se ne passano" spesso e volentieri con le parole e, a volte, anche con le mani. Che poi ci sia la tendenza a giudicare dei "bastardi-maschilisti-violenti" anche quegli uomini pacifici che il rispetto lo danno a prescindere, ma che al tempo stesso lo pretendono, è per me storia vecchia. Riguardo alla questione delle donne che si innamorano dei "figli di buona donna" e mandano a quel paese coloro che "figli di buona donna" non sono, ti dico soltanto che "non c'è niente di nuovo sotto il sole"... |
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17-03-2008, 13.46.50 | #14 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Violenza al maschile e al femminile
Citazione:
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03-05-2008, 11.00.36 | #15 |
Ospite abituale
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Riferimento: Violenza al maschile e al femminile
Ecco, questo credo proprio sia un caso (uno dei tanti) di misandria maschile.
http://www.ansa.it/opencms/export/si...0688457.h tml PICCHIATO DA BALORDI: E' GRAVISSIMO, CACCIA AGLI AGGRESSORI VERONA - Resta in condizioni disperate Nicola Tommasoli, il giovane di 29 anni picchiato selvaggiamente l'altra notte da cinque balordi nel centro di Verona ai quali avrebbe semplicemente rifiutato di offrire una sigaretta. Mentre lui lotta contro la morte nel reparto di terapia intensiva della neurochirurgia dell'ospedale veronese di Borgo Trento, i carabinieri danno la caccia ai suoi aggressori ascoltando testimoni e visionando i filmati delle telecamere installate nel centro della città nella speranza di identificarli. Gli investigatori si augurano che la brutalità e il clamore della vicenda possano spingere altri possibili testimoni a collaborare alle indagini per risalire agli aggressori, cinque ragazzi italiani quasi sicuramente veronesi visto che secondo quanto si è appreso parlavano in dialetto. I due ragazzi veronesi che l'altra sera erano insieme a Tommasoli sono stati sentiti subito dai carabinieri, ma sono ancora sotto choc e angosciati per la sorte del loro amico. Per il giovane ridotto in fin di vita, i medici infatti nutrono poche speranze. ----------------------------------- E' impressionante l'odio che certi uomini provano verso gli altri uomini. |
07-05-2008, 01.30.10 | #16 |
Ospite abituale
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Riferimento: Violenza al maschile e al femminile
Alcuni autori ritengono che la prova più evidente delle differenze tra i sessi in materia di gelosia sia la violenza che suscita. Nel 1982 Martin Daly e Margo Wilson della McMaster University, dopo aver passato in rassegna una serie di studi sui moventi di omicidio, hanno concluso che gli uomini uccidono per gelosia molto più delle donne. Tuttavia gli uomini sono più inclini a tutte le forme di crimine violento, per cui i confronti basati sul semplice numero dei delitti ispirati dalla gelosia possono essere fuorvianti. Se si riesaminano i dati correggendoli per tener conto delle differenze nel tasso complessivo di omicidi, appare un quadro diverso. Pochi anni fa, Christine R. Harris, ha esaminato i moventi di omicidio in 20 campioni interculturali di popolazione (per un totale di 5225 omicidi) e non ha rilevato differenze tra i sessi. In precedenza, Richard B. Felson della State University of New York aveva esaminato 2060 omicidi in 33 contee urbane degli Stati Uniti, rilevando che le donne erano due volte più portate degli uomini a uccidere per gelosia.
Per approfondire: DESTENO D. e altri, Sex differences in jealousy: Evolutionary mechanism or artifact of measurement?, in "Journal of Personality and Social Psychology", 83, pp. 1103-1116, 2002. HARRIS C. R., Sexual and romantic jeaulousy in heterosexual and homosexual adults, in "Psychological Science", 13, pp 7-12, 2002. BUSS D., The Dangerous Passion: Why Jealousy Is As Necessary As Love And Sex, The Free Press, New York, 2000. Christine R. Harris, No, non è la gelosia, mente & cervello,* n. 8, anno II, pag. 62-69, marzo-aprile 2004. (*Articolo pubblicato sul numero di gennaio-febbraio 2004 di "American Scientist".) |
07-05-2008, 08.00.18 | #17 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Violenza al maschile e al femminile
Citazione:
Secondo me le cose cambiano e radicalmente se quello sguardo è la risposta ad una opinione differente oppure ad uno schiaffo. E' sicuramente intimidatorio e violento se è finalizzato a reprimere espressioni non gradite ma lecite e corrette, mentre diventa risposta adeguata alla situazione se nasce in seguito ad un attacco fisico, anzi sembrerebbe un segno di autocontrollo rispondere ad uno schiaffo con uno sguardo, non trovi? Agli uomini risulta più naturale esprimere fisicamente le proprie emozioni rispetto a noi che preferiamo le parole, quindi di fronte ad un attacco fisico fanno il doppio della fatica a trattenersi dal rispondere con lo stesso metodo. Per questo motivo forse i loro sguardi, in quelle situazioni, sono così terrificanti. Vorrei aggiungere che, come in altre discussioni, il tema iniziale: "perchè si parla poco della violenza delle donne" rischia di diventare "è più violento l'uomo o la donna?" che è proprio la domanda da cui nasce la confusione che genera il dubbio iniziale e non porta da nessuna parte. Esistono tanti modi di essere violenti e torturare il prossimo, il modo più consono agli uomini è più visibile, diretto, analizzato e condannato, quello delle donne indubbiamente più subdolo perchè spesso psicologico, verbale e camuffato da vittimismo. Al punto che ogni volta che una donna usa la violenza fisica sembra "giustificabile" perchè esasperata, disperata, senza vie d'uscita. Ma perchè siamo così comprensivi solo con le donne? Ed è giusto esserlo? |
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07-05-2008, 09.59.58 | #18 |
Moderatore
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Anagarika
Le solite questioni che ormai ho capito portano in nessun luogo.
Ognuno ha i propri vissuti e le proprie opinioni. Non sono d'accordo con te ma, pur scusandomi per la non soddisfacente risposta, la discussione al momento non mi interessa e non mi va di argomentare in merito. |
31-05-2008, 10.13.37 | #19 |
Ospite abituale
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Riferimento: Violenza al maschile e al femminile
IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Sono più gli uomini a uccidere le donne, o più le donne a uccidere gli uomini? I Sei Paraocchi II dipartimento della Giustizia ci informa che gli uomini uccidono il doppio delle donne, rispetto al numero di uomini ucciso dalle donne. Ma diamo un'occhiata un po' più da vicino. Sicuramente è più probabile che degli uomini uccidano un certo numero di donne. Quasi sempre questi omicidi seguono un modello, e a un certo punto l'uomo viene catturato. Pertanto le statistiche del dipartimento della Giustizia riflettono questa realtà. Altri delitti commessi dagli uomini costituiscono una chiara prova: l'uomo involontariamente spara alla moglie o a un'amica, e poi si punta la rivoltella alla testa. La prova è sul pavimento. Peraltro, sei paraocchi ci impediscono di vedere i metodi di omicidio femminili. Innanzitutto, è più facile che una donna avveleni un uomo, invece di sparargli, e l'avvelenamento viene spesso registrato come infarto o incidente. Così Bianche Taylor More (il caso Arsenico e vecchi merletti) per un quarto di secolo poté continuare a uccidere prima di essere scoperta. E dei delitti all'Excedrin di Stella Nickell furono ritenuti responsabili dei vandali. Anche l'omicidio su commissione è meno identificabile perché e premeditato, e spesso affidato a un professionista. Quando viene scoperto, il dipartimento della Giustizia lo registra come «delitto con molteplici colpevoli» - non viene mai registrato come uccisione di un uomo da parte di una donna. Ciò crea un secondo paraocchi. Gli uomini che uccidono le donne di solito appartengono a classi socioeconomiche inferiori, mentre le donne che uccidono il marito o l'amante sono in genere di livello sociale più elevato. Ecco dunque il terzo paraocchi: il fattore denaro. Per esempio, Jean Harris (che uccise l'autore di La dieta Scarsdale) era stata preside di una scuola privata; Elizabeth Broderick era stata un'insegnante/elementare e, sposandosi, era entrata a far parte dell'alta società; Pamela Smart faceva la maestra nel New Hampshire. Con il denaro si possono assumere i migliori avvocati e si ottengono più assoluzioni e diminuisce così il numero di donne assassine che rientrano nelle statistiche del dipartimento della Giustizia. Probabilmente i paraocchi più importanti sono il «fattore Cavalleria» e il «fattore Donna Innocente» che, tanto per cominciare, evitano a molte donne di essere seriamente sospettate. Per giunta, la difesa basata sulle attenuanti talvolta porta al ritiro delle accuse. Per esempio, quando una donna assolda un minore o un uomo, amante o professionista che sia. Quando si combinano i Sei Paraocchi - l'avvelenamento mascherato, gli omicidi su commissione camuffati da incidenti e registrati come omicidi con molteplici colpevoli, il fattore denaro, il «fattore Cavalleria», il «fattore Donna Innocente» e la difesa basata sulle attenuanti - possiamo facilmente renderci conto che, consciamente e inconsciamente, siamo stati ciechi rifiutando di vedere delle donne che uccidono degli uomini. Dai Sei Paraocchi deriva una distorsione delle statistiche. Ma una distorsione della percezione deriva dalla tendenza dei media a dare risalto alla notizia quando sono gli uomini a uccidere le donne (l'assassino dell'università di Montreal, gli strangolatori di Hillside e di Boston). In breve, è impossibile sapere in quale misura i sessi si ammazzano tra loro. L'unica cosa che sappiamo per certo è che entrambi i sessi uccidono più uomini che donne. Verso una soluzione Nessuno s'impegna a proprio svantaggio Le leggi che rendono un sesso più potente dell'altro si ritorcono come un boomerang contro entrambi i sessi - nessuno s'impegna a proprio svantaggio. E quando un sesso non s'impegna, entrambi i sessi perdono l'amore. Come sta accadendo in Australia, per esempio, dove nella definizione di violenza domestica ora è incluso anche l'uomo che alza la voce con la moglie - «la norma del decibel domestico». Ma se è la donna ad alzare la voce con il marito, ciò rientra nelle comprensibili difese contro il predominio maschile. Questo doppio metro di valutazione fa sì che in Australia gli uomini abbiano una gran paura del matrimonio. E le femministe australiane stanno cercando di ottenere che le leggi del matrimonio siano applicabili anche ai conviventi. Leggi simili finiscono per separare i sessi. Come ridurre violenza e delitti in futuro? Se una donna uccide il marito perché si sente indifesa e impotente, forse anche l'uomo che picchia la moglie si sente impotente. Per entrambi i sessi, la violenza nasce non dal potere ma dall'impotenza. La violenza è una temporanea esibizione di potere che emerge di solito da sentimenti di impotenza e di sconfitta. La soluzione contro la violenza non consiste perciò nel creare divisioni artificiali tra la violenza fisica e la violenza emotiva, ma nell'educare i due sessi ad ascoltare in modi nuovi - modi che per lo più i nostri genitori non si sono mai potuti permettere il lusso di apprendere. Così i due sessi potranno scegliere partner abbastanza sicuri da ascoltare prima di attaccare, e abbastanza sicuri da andarsene se gli attacchi - verbali o fisici - si ripetono. Nulla garantisce la sicurezza dell'esistenza, ma la soluzione consiste nell'evitare le zone pericolose di una città, invece che scegliere quelle pericolose e uccidere le persone che ci fanno temere per la nostra vita. La soluzione arriva esigendo la comunicazione nelle scuole, nel non trovare giustificazioni all'omicidio nel matrimonio. In breve, le soluzioni alla violenza cominciano con la riflessione e non con l'uccisione, con i due sessi che sanno come proteggersi, e non con un sesso soltanto che può permettersi di usare il governo come protettore. |
31-05-2008, 11.24.58 | #20 |
Ospite abituale
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Riferimento: Violenza al maschile e al femminile
IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Che cosa facciamo per porre fine a questa violenza contro gli uomini? La considerazione sessista secondo cui la violenza di chiunque contro le sole donne è specifica, mentre è generica la violenza di una donna contro soli uomini, crea una richiesta politica di leggi ancor più protettive per le donne. Per esempio, allorché pubblicizzammo gli studi condotti sulle donne sottoposte a maltrattamenti ma ignorammo una decina di studi che dimostravano l'esistenza di un numero altrettanto notevole di uomini sottoposti a maltrattamenti, ci sentimmo perfettamente giustificati nel definire la «sindrome della donna sottoposta a maltrattamenti», ma non ci venne neppure in mente di pensare a una «sindrome dell'uomo sottoposto a maltrattamenti». Ben presto la sindrome della donna sottoposta a maltrattamenti si trasformò in un'ulteriore difesa potenzialmente a disposizione di una donna che aveva ucciso, ma non a disposizione di un uomo che aveva ucciso. Insomma, se i media simulano la violenza contro le donne, possiamo parlare di violazione dei diritti civili, mentre la violenza nella vita reale, nel calcio piuttosto che nella lotta libera, diventa educazione. Sebbene gli uomini rischino più delle donne di essere vittime di tutti i crimini più violenti (escluso lo stupro), il Senato degli Stati Uniti sta appoggiando un Violence Against Women Act, secondo cui la violenza contro le donne è un crimine dettato dall'odio e una violazione dei diritti civili delle donne, ma che non definisce tale la violenza contro gli uomini. In breve, decreta per legge l'ineguaglianza sessuale. Questa legge sarebbe costituzionale solamente se le donne molto più degli uomini fossero soggette alla violenza. Ma siccome sono gli uomini i più soggetti alla violenza, non soltanto un Violence Against Women Act è incostituzionale, ma addirittura potrebbe essere costituzionale un Violence Against Men Act. Il Violence Against Women Act prevede 300 milioni di dollari per la protezione delle donne contro le violenze, ma neppure un dollaro per proteggere gli uomini; 75 milioni di dollari per ricoveri femminili e nulla per ricoveri maschili. Ecco che cosa dicono i titoli dei paragrafi: Strade sicure per le donne, Case sicure per le donne (il corsivo è mio)... Per legge, tutti i decreti devono essere strutturati e modificati in base a prove testimoniali, alla presenza del comitato competente. Le prove testimoniali dovrebbero tener conto di tutti gli aspetti di un problema. Ma in questo caso è stata raccolta soltanto la testimonianza delle donne - quindici donne e nessun uomo - di fronte al Committee on the Judiciary. Non è stato sentito nessuno degli uomini che avevano chiesto di testimoniare. Che cosa possiamo fare per porre fine alla violenza contro i due sessi? Possiamo cominciare col ridurre l'aspettativa nei confronti degli uomini visti come killer e protettori - a partire dalle guardie del corpo personali per arrivare alle guardie del corpo del paese. E possiamo smetterla di eleggere legislatori che pensano di dover proteggere le donne e dimenticare gli uomini. Il processo comincia rammentando che i legislatori non possono sentire quello che non diciamo. 10 Se ci occupassimo dei maschi quanto delle balene, allora... Nei precedenti capitoli abbiamo visto come, storicamente, la sopravvivenza dipendeva da una donna che sceglieva un uomo che sarebbe morto per proteggerla. Abbiamo anche visto come la scelta di killer che ci proteggano diventi ora una minaccia per la sopravvivenza. Ma quali sono le risposte più importanti, interiori e viscerali che dobbiamo affrontare se vogliamo smettere di dividere i sessi in sesso a disposizione contro sesso protetto? Come la nostra tendenza a farlo influenza già la nostra ecologia e ci prepara a due misure legali - una delle quali consiste nel processare il «sesso esecutore» e l'altra nel proteggere il «sesso vittima»? Il miglior confronto comincia da se stessi, e quindi io comincerò confrontandomi con me stesso. Alcuni anni fa, mentre passeggiavo in un bosco con un'amica, d'improvviso un uomo si parò davanti a noi. Un attimo dopo la mia amica aveva fatto un balzo indietro, mentre io avevo fatto un balzo in avanti. Che il nostro atteggiamento fosse determinato dalla differenza di taglia o dalla differenza di socializzazione non faceva molta differenza. Come la maggior parte degli uomini, inconsciamente nel mio rapporto con una donna porto una tacita intesa: «Il corpo è mio, ma non lo gestisco io». E almeno fosse accaduto soltanto nel bosco! Invece, quando mi è capitato di essere con una donna in casa mia e dì aver udito un rumore sospetto, mi ci è voluto un bel po' di tempo prima che non mi sentissi più in colpa nel pregarla di accompagnarmi per andare insieme a dare un'occhiata. (La prima volta che una donna si offrì spontaneamente di venire con me, il mio rispetto per lei crebbe enormemente.) La maggior parte degli uomini non sono soltanto guardie del corpo non pagate, ma addirittura pagano per fare la guardia del corpo a una donna: quando pagano la serata fuori, pagano per il week-end fuori città, e quindi pagano per un'uscita, davvero pagano per farle da guardia del corpo. È una delle tante forme maschili di nutricamento. Chiamandola «potere», l'abbiamo resa invisibile. Non sono forse tante le donne che oggi proteggono se stesse e anche i figli? Sì e ancora sì. Spesso le donne proteggono se stesse e rischiano la vita per proteggere i figli, ma molto raramente una donna rischia la vita per proteggere un uomo adulto. Tutti abbiamo letto la storia di qualche madre che ha fatto cose straordinarie per salvare il suo bambino, ma mai per salvare un adulto. |