Fiaccole e processione inutile
leggo, a proposito degli abusi sessuali su minori verificatesi presso l’asilo infantile di Rignano: “...sono arrivati 250 cittadini di Rignano, con in testa il parroco don Enrico, hanno manifestato davanti al carcere romano di Rebibbia, per chiedere la libertà per i sei arrestati, soprattutto maestre...” Poi segue: “… Con piccole fiaccole e sui volti rabbia e commozione...”.
Nel nostro paese, da tempo non si fa altro che parlare della mancanza di valori e della carenza di rispetto nei confronti delle istituzioni, è quindi opportuno che dei cittadini sfilino in processione per “santificare” dei potenziali malfattori? Pare che ci siano contraddizioni fra le affermazioni delle psicologhe e quelle dei pediatri. Alla luce di tali incongruenze, l’evento non avrebbe dovuto avere luogo per rispetto delle vittime. Perché promuovere iniziative mirate a giustificare aprioristicamente personaggi che potrebbero rappresentare dei veri e propri pericoli per i nostri ragazzi? Perché scardinare l’ordine giuridico basato su prove? I giudici debbono prima analizzare il materiale e la documentazione acquisita agli atti, quindi studiare i singoli casi alla luce della legge valutando attentamente tutte le prove.
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Considerando i comportamenti degli accusati dei fatti di Rignano, valutando lo stato di degrado dell’attuale società, tenuto conto che il fenomeno del bullismo la fa da padrone in numerosi istituti scolastici e che tale pratica ha già creato vittime, non solo fra i giovani, il buon senso suggerirebbe quanto meno un po’ di cautela e il beneficio del dubbio da parte di tutti, e in special modo di un uomo di chiesa quale don Enrico. Il parroco infatti, con circa 250 persone vuole anticipare la festa del Corpus Domini con una folcloristica fiaccolata a favore dei sospettati. Il “corteo” tuttavia, non si concluderebbe in una Chiesa, bensì in un carcere, seminando dubbio e sconcerto nella cittadinanza
Alessandro D’Angelo
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