Ospite
Data registrazione: 08-12-2004
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Salve a tutte,
ecco entrare nella vostra discussione un simpatico maschietto in merito alla discussione. Forse dirò cose che sono già state dette, ma mi sono fermato a una lettura approssimata del topic perciò mi scuso in anticipo per le ripetizioni.
Dunque comincerei da una cosa semplice: cosa significa teatro? Teatro viene dal greco "teatron", osservazione, perciò per prima cosa è un'indagine, un confronto e un mettersi a nudo per vedersi veramente. Così era anche nel teatro dei tre grandi tragediografi, in particolare Sofocle, le cui rappresentazioni - malgrado fossero avulse anche da un vero e proprio messaggio politico - mostravano dei personaggi in preda ai loro problemi nei confronti di sè stessi, della società che li circonda, dei rapporti affettivi. Nascono così figure come Elettra, Oreste, Edipo, Aiace (non nel senso che le hanno inventate loro ma come valenza teatrale) che fanno un'indagine sistematica del problema. Ed è così un po' tutta la produzione teatrale: un'osservazione da parte dello spettatore di un percorso di vita del personaggio che ha il suo culmine nel momento in cui viene rappresentato sul palcoscenico. Mi spiego meglio: non è importante cosa avesse fatto Amleto da pargolo, quanto il momento clou in cui il ragazzo viene messo in discussione, in cui ha luogo una carica emotiva senza precedenti. Il teatro - oltre che un vero e proprio messaggio politico/etico dell'autore - ha proprio una funzione catartica, di creare "pathos", di trasmettere una partecipazione emotiva che educa il nostro stimolo e la nostra sensibilità, il cui scopo può essere raggiunto anche con l'arte, con la filosofia, la musica e la poesia.
Per questo motivo non si può considerare teatro quegli spettacolini ignobili quali Aggiungi un posto a tavola, Sognando Beckam per citarne alcuni, perchè non sono molto diversi dai reality-show o simili. La televisione che trasmette quest'ultimi ha distrutto interamente quest'indagine, creando un utilitarismo di "ascolto" trasmettendo quello che l'uomo medio vuole vedere: il sesso, le avventurine dei tele-film, la ballerine super scoperte (che danno poi un modello della femminilità che non corrisponde affatto, basti vedere voi). E' inutile che lottiamo contro di queste, vivendo in una democrazia la maggioranza ha il sopravvento e se la maggioranza favorisce queste cose allora l'Italia favorirà queste cose. Ovviamente tutto ciò ha un ascendente negativo sulle masse, soprattutto i giovani come me, che non hanno più quella spinta a sacrificarsi per risaltare, bensì vogliono il "tutto e subito", andando in trasmissioni come il grande fratello in cui fanno vedere quello che la gente vuole vedere, ottenendo quindi un grande successo. Perchè è inutile nasconderlo dietro a un dito, se piaci alle masse allora sei Dio, se non piaci potrai anche essere dotato di un talento supremo ma resterai sempre nessuno.
Perciò - citando anche la Patrizia Pellegrino dalla fonte di Vale - quello che fa lei non è teatro, perchè fa vedere invece ciò che la gente vuole vedere, ovvero quegli spettacolini che ho citato prima. Se recitasse Pinter, Pirandello, Goldoni, Strindberg e chi più ne ha più ne metta vedrete che verrebbe sicuramente dimenticata.
Gli attori di teatro, quelli veri, mostrano le problematiche senza tempo dell'uomo partendo dal suo Io stesso, ma se le mascherano non vengono capiti dalla gente meno sensibile che si annoia e se non lo mascherano vengono attaccati o semplicemente ignorati. Per questo il teatro è e rimarrà sempre elitario, riservato a pochi eletti, che non lo fanno per sfondare ma per capirsi appieno e - soprattutto - confrontarsi. Notare che lo scontro tra protagonista e antagonista è un confronto di opinioni diverse e tutto ciò si riflette anche sull'attore, il quale lavoro non è mettersi un costume e imitare qualcuno, ma stimolare al confronto sia lui che tutti quelli che lo osservano. Ricordiamoci che la drammaturgia (da "drama" ovvero fatto, azione) è il prodotto molto spesso di un individuo che espone la sua idea, la esemplifica con un particolare momento creativo che può trarre spunto dalla quotidianità o altro e lascia che gli altri la considerino e ne usufruiscano o semplicemente la rispettano in quanto tale.
Il mio percorso come attore mi ha aperto gli occhi: mi ha splendidamente formato come una creatura partecipe del mondo che ci circonda, che si impegna nel duro lavoro (sia teatro che psicologia in futuro e nello studio al liceo ora), che tende a un'ideale e non si ferma a ciò che vede, ma va oltre... Ma soprattutto mi sono fatto un'idea chiara e precisa di cosa sono, dei miei limiti e di come dovrei vivere, e vorrei condividere, rendere partecipe di tutto ciò, gli altri, ovviamente gradualmente e solo quando debitamente formato, che non è il mettersi in mostra.
La gavetta non è morta, Ernesta, vi è una minoranza come me che non ha perso lo spirito e la voglia di fare, ma il fatto che sia una minoranza non implica che essa necessariamente non esista, anzi bisognerebbe dargli più peso di quanto molti non danno.
Per quanto riguarda quello che dici tu, Ernesta, che l'arte non ha prezzo sono senza dubbio d'accordo, basti che quella proposta sia veramente arte. Guardiamo ad esempio Gigi Proietti (tu che sei di Roma sai di cosa sto parlando) al teatro Brancaccio, quanto si fa pagare per la serata d'onore? Tantissimi euro, ma per far vedere cose che vuole vedere la gente... le scuregge, le volgarità sparate a raffica, la canzonetta con le donne vestite da micio dietro. Io sono disposto a spendere anche 3000 euro per un singolo spettacolo - io vado sempre al teatro dell'Opera, pagandomi i biglietti con i soldi di cui dispongo, l'ultima volta ho assistito all'Olandese Volante e ancora prima al Fidelio - basta che sia teatro come tale.
Non vorrei perciò che gli sconti da "taverna" corrispondano veramente a quello che il teatro non è, cioè alla moda del teatro, o a una visione tanto per "io sono una persona colta perciò vado a teatro"... bisognerebbe andarci con umiltà, per confrontarsi. Tuttavia per il teatro vero - proprio perchè l'arte non ha prezzo - bisognerebbe anche rendere partecipe quella minoranza interessata o che non conosce ma che non se lo può permettere.
Ci sono ancora tante cose che vorrei dire, ma per ora vorrei sapere cosa ne pensate, per vedere se quello che sto dicendo sia solo uno sproloquio senza significato.
E mi scuso per la forma, ho dovuto scrivere velocemente
P.S: Edera e Vale, voi di dove siete?
Ultima modifica di DarkDreamer : 10-12-2004 alle ore 15.24.14.
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